Venerdì 30 maggio 2025, ore 16:12

Padre Enzo Bianchi

80 anni di cammino tra gioie e qualche dolore

Un traguardo importante quello di Enzo Bianchi, padre Enzo: una lunga vita, piena, tante gioie e qualche dolore. Nato a Castel Boglione (AT) anno di grazie1943, dopo gli studi alla Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Torino, alla fine del 1965 si è recato a Bose, una frazione abbandonata del Comune di Magnano sulla Serra di Ivrea, con l’intenzione di dare inizio a una comunità monastica, a compimento della svolta del Concilio Vaticano II. Raggiunto nel 1968 dai primi fratelli e sorelle, il primo nucleo ha scritto la regola della comunità la quale conta oggi più di 80 membri tra fratelli e sorelle di cinque diverse nazionalità ed è presente, oltre che a Bose, anche a Ostuni (BR), Assisi (PG) e Civitella San Paolo (RM). La vita dei monaci è impostata sulla preghiera e sul lavoro, che consiste prevalentemente nella cura dell’orto e del frutteto, nei laboratori di falegnameria, ceramica, di una tipografia e ovviamente sulla ricerca biblica e la predicazione nelle chiese locali. Agli inizi fu difficile per Enzo Bianchi l’abbandono sia della carriera universitaria che dell’attività politica, l’estrema povertà della casa – senza riscaldamento né acqua potabile né elettricità –, l’ostilità dell’allora vescovo di Biella, la benevola paternità dell’arcivescovo di Torino, padre Pellegrino, l’incontro a Istanbul con il patriarca ecumenico Athenagoras I, le soste in monasteri come Tamié, Taizé e in cenobi ed eremi del Monte Athos, la lettura dei rari scritti di sorella Maria di Campello, la frequentazione del suo eremo e l’amicizia con Marie-Claire e le altre sorelle, la vicinanza saltuaria di pochi amici segnano le giornate scandite dalla preghiera e dal lavoro. Finché, tra l’estate e l’autunno del 1968, avviene un’altra svolta, inattesa nelle sue modalità: due persone si affacciano ai casolari di Bose chiedendo a Enzo di condividere la sua scelta di vita. Ma uno di loro è un pastore riformato svizzero e l’altra una giovane donna di Ivrea. Che fare? Avviare una vita comune nel celibato con fratelli cattolici e protestanti, con uomini e donne insieme? Non possiamo sapere cosa sia passato nella mente e nel cuore di quei tre giovani nemmeno venticinquenni. Sappiamo però che quando poco dopo un altro giovane di Novara bussa alla loro porta per sostare qualche giorno in ritiro, la decisione è già presa: con l’audacia e l’incoscienza dell’età, forse, ma sicuramente con la fiducia riposta nel Vangelo e nel soffio dello Spirito che papa Giovanni e il Concilio avevano saputo far circolare con libertà nella Chiesa, aveva inizio la vicenda di Bose, una comunità monastica ed ecumenica di fratelli e sorelle. Nel 1983 con alcuni fratelli e sorelle, ha fondato la casa editrice Edizioni Qiqajon che pubblica testi di spiritualità biblica, patristica, liturgica e monastica. Nel 2000 l’Università degli Studi di Torino gli ha conferito la laurea honoris causa in “Scienze Politiche” e nel 2016 anche l’Università degli studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo gli ha conferito la Laurea Honoris Causa. Ha fatto parte della delegazione nominata e inviata da papa Giovanni Paolo II a Mosca nell’agosto 2004 per offrire in dono al patriarca Aleksij II l’icona della Madre di Dio di Kazan. Ha partecipato come “esperto” nominato da papa Benedetto XVI ai Sinodi dei vescovi sulla Parola di Dio (ottobre 2008) e sulla Nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana (ottobre 2012). Papa Francesco l'ha nominato "uditore" (con possibilità di intervento) al Sinodo dei vescovi sui Giovani, la Fede e il Discernimento Vocazionale (ottobre 2018). Della Comunità di Bose Bianchi è stato priore della comunità dalla fondazione fino al 25 gennaio 2017, poi negli ultimi anni, la crisi, il travaglio della Comunità, il contrasto con padre Luciano Manicardi suo primo successore, l’intervento del Vaticano con Padre Cencini e la lunga querelle conclusasi con l’allontanamento da Bose, la piccola esperienza torinese e poi grazie all’aiuto dei molti amici, tra i quali l’ex sindaco di Torino Valentino Castellani, l’acquisto di un cascinale ad Albiano di Ivrea, dove ad 80 anni Bianchi ha ripreso il suo cammino.

Luca Rolandi

( 3 marzo 2023 )

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