Ai nastri di partenza l'operazione Poste-Tim: arriva anche il via libera, senza condizioni, dell'Antitrust per il gruppo guidato da Matteo Del Fante a salire al 24,8% del gruppo delle tlc diventandone il primo azionista, un passaggio necessario per l'apertura del cantiere governance in Tim e l'ingresso dell'amministratore delegato, o di un suo rappresentante, nel consiglio d'amministrazione di Tim.
E poi per l'integrazione a livello operativo e le sinergie. È stata Poste a comunicare che nella seduta del 3 settembre 2025, l'Agcm ha deliberato di approvare senza condizioni l'operazione e, dunque, "di non procedere all'avvio dell'istruttoria, in quanto essa non ostacola in misura significativa la concorrenza effettiva nei mercati interessati e non comporta la costituzione o il rafforzamento di una posizione dominante".
Pochi giorni fa l'Agcom invece, per i profili relativi alle comunicazioni, aveva fatto sapere di non avere nessun rilievo, decidendo non avviare nemmeno un'istruttoria: l'acquisizione da parte di Poste Italiane del 15% di Tim, secondo l'Agcom "non risulta, sulla base delle informazioni raccolte nell'ambito del procedimento, rilevante nel determinare l'instaurarsi di effetti distorsivi o comunque lesivi del pluralismo", anche se l'authority eserciterà "un'attenta azione di monitoraggio, al fine di evitare che possano determinarsi eventuali alterazioni delle condizioni concorrenziali del mercato e del livello di pluralismo", ha spiegato il presidente Giacomo Lasorella.
Per Poste come maggiore azionista ora si apre il nodo della redditività di una Tim tutta italiana, dopo il fallimento dei progetti d'integrazione a livello europeo che si sono seguiti negli anni: il gruppo ha chiuso il primo semestre 2025 con una perdita netto ancora negativa per 132 milioni, sia pure in miglioramento dai 646 di un anno prima. La tlc italiana ha visto giusto un'ondata progressiva di acquisti fino a chiudere in rialzo del 4,89%, che mette alle spalle il tonfo dell'8,7% segnato a fine agosto quando Iliad aveva ufficializzato la fine dei colloqui con Tim, smentendo coi fatti le ipotesi che erano circolate di un consolidamento pan-europeo nonostante l'ingresso di Poste.
Già a metà luglio era trapelato che Poste avrebbe ricevuto il via libera dell'Antitrust all'aumento della sua partecipazione nel capitale di Tim che la porta ad essere il primo azionista. Operatori del settore, fra cui la stessa Iliad, avevano presentato note che evidenziano potenziali distorsioni derivanti dalla concentrazione. Il nodo starebbe non nel campo delle tlc ma in quello dei servizi alternativi: Tim potrebbe sfruttare la rete di Poste di 13.000 uffici, una delle potenziali sinergie da mettere in campo sulle quali i manager non hanno ancora alzato completamente il velo ma Pietro Labriola, l'ad di Tim, durante l'ultima conference call sui risultati finanziari, ha immaginato di poterlo fare con i dati del terzo trimestre. "Vediamo opportunità nei settori Rete (ad esempio, il 'rimpatrio' di Poste), Consumer (sfruttando la piattaforma esistente per vendere nuovi prodotti e potenzialmente ottimizzare le due reti estese e i contact center) e Enterprise (con un focus su soluzioni Cloud e nuove opportunità ICT)" commentano gli analisti e ricordano non ultimo la volontà espressa da Poste di supportare il consolidamento del settore tlc.
Rodolfo Ricci