Sabato 12 luglio 2025, ore 3:53

Attualità

Previdenza complementare per molti ma non per tutti

La previdenza complementare è sempre più diffusa ma meno di quanto dovrebbe, considerato che le pensioni future (soprattutto dei nati dagli anni '80 in poi) saranno molto più basse di quelle delle precedenti generazioni. Non solo. La diffusione, pur in crescita, è fortemente disomogenea: donne, lavoratori del Sud, addetti delle piccole imprese sono meno coinvolti. A scattare la fotografia è il rapporto Covip sul settore. I numeri, in assoluto, sono sostanziosi: a fine del 2024, le attività complessivamente detenute dalle casse di previdenza ammontano, a valori di mercato, a 124,7 miliardi di euro. Rispetto all'anno precedente c'è un aumento di 10 miliardi, determinato soprattutto dall'andamento positivo dei mercati finanziari e in particolare di quelli azionari. Le risorse accumulate presso le forme complementari sono pari a 243,4 miliardi, con un progresso, rispetto all'anno precedente, dell'8,5%. 
La quota più rilevante delle attività è costituita da titoli di debito, pari a 47,5 miliardi di euro, corrispondenti al 38,1% del totale. Gli investimenti in titoli di capitale sono pari a 24,3 miliardi di euro, il 19,5% del totale. Gli investimenti immobiliari si attestano nel complesso a 19,7 miliardi di euro, pari al 15,8% del totale. Gli investimenti nell'economia italiana (titoli di Stato, titoli emessi da soggetti residenti in Italia e immobili) ammontano a 46,5 miliardi di euro, pari al 37,3% delle attività totali. 
Gli iscritti sono ormai oltre 10 milioni. E qui arrivano le note dolenti, perché la diffusione è totalmente disomogenea. Settentrionale, con un'età media di 47 anni, in maggioranza di genere maschile: è questo l'identikit dell'associato alle forme di previdenza integrativa, secondo la relazione della Covip. Le donne iscritte sono il 38,4% del totale. Rispetto alle forze di lavoro che investono nei fondi, la partecipazione femminile è di circa 7 punti percentuali inferiore a quella degli uomini. La maggior parte degli iscritti, il 57,2%, risiede nelle regioni settentrionali, dove il tasso di partecipazione supera la media nazionale. L'età media degli associati, 47 anni, non mostra differenze sostanziali tra i generi. La percentuale degli iscritti under35 anni è, tuttavia, in ascesa: 19,9% del totale, 2,3 punti percentuali in più, al confronto col 2019. La partecipazione rispetto alle forze di lavoro sale all'aumentare dell'età. L'elemento positivo, però, è che è nella fascia più giovane, tra i 15 e i 34 anni, il tasso di partecipazione cresce di più che nelle altre, attestandosi alla fine del 2024 al 29,9%. Ci sono, dunque, segnali di progresso. Ma vanno rafforzati, perché i futuri pensionati non potranno fare a meno dell'elemento integrativo. 
Ilaria Storti

( 11 luglio 2025 )

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