"Il paesaggio si è messo in movimento" scrisse Victor Hugo dopo uno dei primi viaggi in treno della Storia, capovolgendo la prospettiva cinetica dello sguardo dal finestrino. Come se quest’ultimo divenisse un precursore del riquadro televisivo oltre il quale sfuggiva un vertiginoso programma unico, fatto di striature colorate. Oggi quello stesso paesaggio si è ulteriormente velocizzato, e promette di seguitare in crescendo a rappresentare una realtà ormai inafferrabile, neuronica come i circuiti computerizzati…Salvo le recenti svolte a U del trasporto su rotaia in Italia.
«Quando c’era lui i treni arrivavano in orario!» Be’, adesso al governo c’è una destra la cui componente principale non nasconde certe nostalgie… Eppure i treni accumulano ritardi spaventosi, soprattutto in estate, quando si richiederebbe maggiore efficienza, visto l’aumento dei viaggiatori. Scrive lo storico friulano Maurizio Boccichet: «Ovviamente nell’800 c’erano più treni merci che di servizio per i passeggeri, mentre oggi la situazione è del tutto opposta. L’infrastruttura serve più per spostare le persone che le merci e i treni sono molti di più di un secolo fa. Questo provoca problemi e la retorica del ritardo non è che l’effetto di una complessità che di tanto in tanto si inceppa». Retorica? Viene in mente l’insuperabile ironia di Giulio Andreotti: «Ci sono due tipi di matto. Quello che si crede Napoleone. E quello che crede di poter risanare le ferrovie italiane».