Giustizia sociale, solidarietà, libertà, prossimità, dignità della persona. In un’epoca che ha archiviato le grandi ideologie ma non gli ideologismi, vale la pena ricordare alcuni principi. Lo fanno i delegati sindacali invitati a raccontare la propria storia all’assemblea per i 75 anni della fondazione della Cisl. Lo fa il professore di Storia economica e del lavoro, Aldo Carera. Principi. Non ideologie da imporre ma ideali a cui tendere, con le battaglie sindacali quotidiane e con la consapevolezza che ispira il riformismo, ossia che i diritti non sono ma acquisti definitivamente, mai al sicuro.
Sono principi enunciati e incarnati dalle storie sindacali dei delegati cislini intervenuti all’assemblea. C’è il delegato dei pensionati che rivendica di conoscere per nome le solitudini e i disagi degli anziani e ricorda che il mestiere del sindacato è non lasciare indietro nessuno. C’è la delegata delle costruzioni che fa i nomi degli anonimi delle morti bianche, perché la battaglia nei cantieri per la sicurezza non si ferma e non deve finire in un trafiletto in cronaca. C’è Il delegato della sanità che cita l’analogia tra la professione di cura e il lavoro di cura del sindacalista e dice che solidarietà “è prima di tutto un’azione”. C’è la delegata della scuola che rivendica l’ideale cislino dell’integrazione europea, un obiettivo che può convivere con il senso di patria ma è nemico dei nazionalismi. Sono i principi e le idee iscritti nell’articolo 2 dello statuto Cisl che, ricorda il professor Carera, non si limitava a disegnare regole e forme organizzative per dare vita a una nuova sigla sindacale, “ma esprimeva una cultura sindacale nuova”, nuovi elementi etici per “un sindacato muovo. “Si riconosceva il conflitto - spiega il professore - ma lo si riportava alla solidarietà”. Lo si riportava a una nuova prospettiva che “definiva una concezione dell’ordine sociale”. Il cuore dell’articolo 2 è la promozione della persona umana, come principio ordinatore: prima la persona poi la società, poi lo Stato. “In questa definizione - evidenzia Carera - rientra l’uomo lavoratore con la sua dignità e i suoi bisogni intellettuali, materiali e morali”. I diritti nello statuto cislino “vengono affermati e non rivendicati”; non vengono chiesti ad altri: “È l’organizzazione che si costituisce intorno a essi”.
Altro elemento fondativo del nuovo sindacato, ancora più significativo in piena guerra fredda, di blocchi contrapposti e allineamenti rigidi, è l’autonomia. La Cisl nasce come sindacato libero e autonomo che pone una sola condizione ai lavoratori: l’adesione libera e volontaria. Questa è l’affermazione di fondo dell’articolo 2. La Cisl, chiosa il professore, è un sindacato “a cui vale la pena associarsi”.
“C’è poi una dimensione di etica pubblica - aggiunge Carera -, un richiamo alla politica a essere responsabile, non del proprio potere ma degli interessi generali, del perseguire la felicità del maggior numero di persone. Qui nasce anche il concetto cislino della partecipazione. Qui nasce l’idea che Il bene comune è possibile”.
Quanto alla dimensione economica. Lo statuto cislino riconosce che l’economia del dopoguerra, così come quella di oggi, non era equa e non era solidale. “Ma - afferma Carera - non veniva ricusata. Si affermava di poter riformare il capitalismo dall’interno”. Il capitalismo si poteva riformare dall’interno. E si può riformare dall’interno. Un obiettivo che era ambizioso negli anni Cinquanta, in piena guerra fredda, e lo è anche oggi, in un’epoca orfana delle grandi ideologie, ma zeppa di piccole ideologie e massimalismi, che hanno preso la forma dei populismi. Un’epoca in cui il riformismo è più che mai necessario e attuale. C’è ancora lavoro da fare, c’è ancora uno spazio da rivendicare. Per i prossimi 75 anni di lotta.
Ilaria Storti