Venerdì 2 maggio 2025, ore 21:50

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Cosa c’entra il genio pittorico del Caravaggio con il XX secolo e la cultura artistica italiana del ‘900? La domanda viene spontanea dinanzi al titolo della avvincente mostra (“Caravaggio e il Novecento”) che occupa le sale di Villa Bardini a Firenze fino al prossimo 20 Luglio.

Parrebbe a prima vista non c’entri nulla, e invece c’entra moltissimo, se si pensa che il grande pittore venne riscoperto nel secolo scorso dalla mente indagatrice di Roberto Longhi, uno dei maggiori storici dell’arte del XX secolo, che in decenni di studi individuò opere inedite del Caravaggio rilanciando lo stile realista e naturale del maestro lombardo trapiantato nella Roma della riforma cattolica, dalla vita tormentata e tumultuosa, accompagnata da una altrettanto partecipe religiosità.

Dopo lungo oblìo nel 1951 il Longhi allestiva una memorabile mostra del Caravaggio a Milano presentandolo come anticipatore dello sguardo naturalista moderno, attento alla narrazione del mondo reale quale scenario della verità evangelica.

Longhi aveva dedicato già nel 1911 la sua tesi di laurea al Caravaggio, ed aveva contribuito alla studio acquistando una versione del giovanile “Ragazzo morso da un ramarro” da lui stesso scoperta e poi donata allo stato italiano con tutta la sua straordinaria collezione. Accanto a Longhi, preziosa fu la collaborazione di sua moglie, la scrittrice Anna Banti, studiosa e autrice del romanzo-biografia su Artemisia Gentileschi, donna libera, indipendente e inquieta, anch’essa protagonista della pittura nella Roma barocca.

Sullo sfondo di questo recupero filologico c’è il clima culturale italiano del secondo dopoguerra, l’ attenzione per il realismo e il neo-realismo, che si specchiò nel “naturalismo” caravaggesco, così che la storia dell’arte veniva inserita e divulgata nell’attualità sociale grazie al ruolo di Longhi e della Banti, sul piano divulgativo tra riviste illustrate, radio, tv e conferenze. Lo stesso Caravaggio, sottolineava Longhi, cercò di essere il più possibile “naturale” e “comprensibile”, umano più che umanistico, “in una parola popolare”.

La mostra Caravaggio e il Novecento. Roberto Longhi, Anna Banti”, tratteggia il ritratto di una stagione effervescente, in cui passato dialoga con il presente, e mostra le continuità di spirito e di stile che, secondo Longhi, legava Caravaggio ai grandi innovatori della pittura francese, come Courbet, Manet e Cezanne.

A dialogare visivamente con il “Ragazzo morso da un ramarro” perciò i visitatori troveranno a Vialla Bardini non solo opere coeve come quelle dello spagnolo De Ribera, insigne affine al Caravaggio, ma anche una sequenza di dipinti di Morandi, così prediletto da Longhi, come anche di Carrà, De Pisis, fino a Guttuso e Mafai, rispecchiando il gusto e la inclinazione critica di un protagonista della critica d’arte moderns italiana.

Corredata di documenti, filmati e foto d’epoca, testimone delle relazioni e affinità spirituali della coppia Longhi-Banti con scrittori e poeti di primo piano (Ungaretti, Bassani, Pratolini, Gadda, e altri), a Villa Bardini viene messa in scena “una grande mostra d’arte e di più”, come scrivono gli organizzatori, che valorizza l’esperienza di un eccezionale cenacolo di artisti e intellettuali che hanno determinato la fisionomia culturale del ‘900 in Italia e non solo.

Duccio Trombadori

( 2 maggio 2025 )

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