R.I.P. Stella Rimington, classe 1935, novant’anni tutt’altro che di routine. La sua longevità si misura sul filo di prestigiosi incarichi al Servizio di Sua Maestà, culminati con la nomina a direttrice del MI5, il controspionaggio dell’intelligence britannica. Febbraio 1992. La – prima – guerra fredda era finita e l’Unione Sovietica in macerie. Ma già si profilavano gli incubi del terzo millennio, di un mondo preda del disordine globale. Per i servizi segreti britannici era finalmente spuntata una buona stella? Il gioco di parole veniva spontaneo di fronte all’ingresso della Rimington a Thames House, sede del MI5, proprio di fronte a Vauxhall Bridge, fortilizio piramidale dei cugini-rivali del MI6, lo spionaggio estero. L’augurio era che sapesse riscattare gli organismi di sicurezza del suo Paese dalla pessima fama accumulata nel dopoguerra. Un ex agente dei servizi italiani aveva dichiarato in un’intervista televisiva: «Gli inglesi sono infestati di talpe sovietiche.» Adesso s’imponeva una ridefinizione di ruoli per i servizi segreti. A non essere del tutto in regola era proprio quella Gran Bretagna in cui fu stilata la Magna Charta, il primo documento costituzionale della Storia. Dietro il plumbeo sipario dell’ Official Secrets Act, si nascondevano abusi della libertà personale e inammissibili sistemi per condurre quelle che restavano comunque operazioni del Governo, condotte… al Servizio di Sua Maestà. Non a caso, quando il “cacciatore di spie” Peter Wright venne assunto nel MI5, si sentì dire dal funzionario John Cuckney che: «Il servizio segreto non può avere la normale condizione giuridica di un dipartimento di Whitehall perché il suo lavoro implica, non di rado, violazioni del diritto di proprietà o della legge in genere.» Il tutto riassunto nella massima che bisognava agire all’insegna di un undicesimo comandamento coniato ad hoc: “Tu non ti farai pescare”. Sotto il tallone di ferro della signora Tatcher, si era scoperto che l’MI5 aveva schedato il personale della BBC. Il tutto ad onta del fatto che come pecora nera dell’intelligence britannica veniva additato il MI6. Era lì che lavoravano Philby, Blunt e George Blake, che rivelò ai russi l’esistenza del famoso tunnel di Berlino, distruggendo un’importante operazione occidentale della guerra fredda. Invece l’MI5 è responsabile per la sicurezza interna ed il controspionaggio sul territorio britannico. Se necessario, opera arresti tramite lo Special Branch di Scotland Yard. Non sono compiti da poco con una guerra da molti dimenticata che tuttavia la Gran Bretagna combatte con ininterrotto accanimento nei suoi stessi confini: quella contro l’IRA irlandese. L’MI5 è in prima linea contro la temibile organizzazione terroristica. Non sempre con efficacia, come hanno dimostrato le bombe del giorno di Natale. Fondato nel 1909, questo organismo si chiamava inizialmente Home Department del Secret Service Bureau, e fu diretto fino al 1940 dal generale Sir Vernon Kell. Negli anni fra le due guerre, si distinse nelle campagne contro i comunisti e gli irlandesi, all’epoca della guerra d’indipendenza che portò alla formazione dell’EIRE, la libera repubblica d’Irlanda. Molto blanda invece l’attività contro i tedeschi dell’Abwehr. Per questo all’inizio della seconda guerra mondiale, Hitler disponeva di preziose informazioni tattiche e strategiche sulla potenza britannica. In realtà, la comunità dei servizi segreti inglesi era nata su anacronistiche basi cavalleresche e classiste. Il reclutamento avveniva per via di conoscenze personali ed amicizie di famiglia. Non contava tanto l’affidabilità e l’intelligenza del candidato, quanto la sua appartenenza sociale e il pedigree universitario: Oxford o Cambridge. Una difficile eredità, dunque, quella di Stella Rimington. E, per l’occasione, un deciso cambiamento di metodo per i servizi segreti britannici. Era la prima volta che non solo si rendeva noto il nome del Direttore del MI5, ma se ne ammette la stessa esistenza. Il predecessore della donna, Sir Patrick Walker, era sconosciuto al di fuori della cerchia dei pochissimi autentici informati. Il Security Service Act dell’89 proibiva di rivelare i nominativi del personale impiegato nel settore dell’intelligence. Di Stella Rimington è apparsa una foto confusa sull’autorevole quotidiano The Guardian. Il suo curriculum riferisce che proviene dalla sezione F del MI5, responsabile della vigilanza contro la sovversione interna e il terrorismo. La Rimington guidò il MI5 fino al 1996, dopodiché pubblicò la sua autobiografia, “Open Secret”, e una serie di spy-stories di gran rispetto, nelle quali aveva il vantaggio di poter riversare le sue esperienze dirette. Se la storia dello spionaggio è fatta da uomini o al massimo “belle fatali” come Mata Hari, Stella Rimington è un’immagine ideale di Miss Moneypenny, la segretaria dei film di James Bond, che così incarnata aveva fatto carriera , diventando top manager.