Martedì 27 maggio 2025, ore 20:09

Mostre

Tra arte e natura

di ELIANA SORMANI

Ci sono luoghi in cui la natura sembra vivere in piena simbiosi con l’uomo, in cui la bellezza e la ricchezza di piante e fiori sono capaci di creare un’armonia generatrice di pace e serenità in chi ne entra a contatto, ispirando in particolare artisti e poeti a riprodurne la bellezza nelle loro opere.

Sono oasi in cui il tempo sembra essersi fermato e il mondo aver ritrovato il proprio equilibrio naturale, ma sono luoghi che richiedono, proprio per il loro valore, una continua cura e un impegno da parte di chi li conserva e li custodisce, le cui storie sono spesso storie di vere passioni. Si potrebbe partire proprio da questa riflessione per raccontare la storia del Castello di Miradolo di San Secondo di Pinerolo, situato a 40 chilometri da Torino all’imbocco della Val Chisone e della Val Pelice, circondato da un parco di oltre 6 ettari che ancora oggi porta i segni del gusto di chi lo progettò nel Settecento e di chi poi ne proseguì la creazione nell’Otto cento espandendone ulteriormente la superficie. Il Castello con il suo parco divenne una dimora nobiliare a partire dagli anni Venti del Ottocento con Maria Elisabetta Ferrero della Marmora, detta “Babet”, sposa del marchese Maurizio Massel di Caresana, donna intraprendente e dalla spiccata personalità. Con lei fu non solo ampliato l’edificio nobile, ma anche trasformato il giardino all’italiana in un parco romantico e paesaggistico, grazie ai progetti commissionati al celebre architetto paesaggista ottocentesco Xavier Kurten. Il castello con il suo parco fu successivamente ristrutturato in stile neogotico nel 1866 dopo il matrimonio tra la marchesa Teresa Massel, nipote di Maria Elisabetta, con Luigi dei conti Cacherano di Bricherasio, per volere di quest’ultimo. La figlia della nobile coppia, Sofia, fu l’ul tima erede della famiglia a possedere la storica dimora, poichè alla sua morte, avvenuta nel 1950, il Castello venne donato ad una congregazione religiosa, che lo trasformò in una casa per esercizi spirituali e ospitalità per anziani. L’edificio con il suo parco a partire dagli anni Novanta venne abbandonato e lasciato in una situazione di degrado fino al 2007 quando, acquistato da un gruppo di privati, fu concesso in comodato gratuito alla Fondazione Cosso, nata nel 2008 per volontà di Maria Luisa Cosso Eynard e della figlia Paola, che, salvandolo dall’oblio, se ne prese cura trasformandolo in una delle più interessanti risorse storiche ed artistiche del territorio piemontese, grazie anche alla promozione di attività artistiche, musicali, naturalistiche, didattiche e sociali, organizzate al suo interno, capaci di offrire proposte culturali ampie e di alto livello, basate sulla ricerca e sulla sperimentazione, rivolte a famiglie, scuole, portatori di fragilità e a visitatori di tutte le età.

A duecento anni di distanza dal primo progetto di cura e rinnovamento del parco del Castello, finanziato nel 1824 da Maria Elisabetta Ferrero della Marmora, oggi, dopo 16 anni di lavori continui, in parte sovvenzionati in proprio dalla Fondazione Cosso e in parte con l’ausi lio di fondi pubblici, tra cui i fondi del PNRR, si può dire che anche gli ultimi lavori di consolidamento e conservazione del parco si siano conclusi e finalmente il giardino con la sua ricca vegetazione è ritornato agli antichi splendori con la speranza di garantire un futuro duraturo ed una memoria storica del sito e del paesaggio che lo circonda.

E’ proprio con l’intenzione di mostrare il raggiungimento di questi obiettivi che il Castello di Miradolo e il suo parco si aprono questa primavera al pubblico con l’inaugu razione di una grande mostra “Di erbe e di fiori. Erbari d’autore. Da Bessler a Penone, da De Pisis a Cage”, curata dalla Fondazione Cosso e da Roberto Galimberti e con la consulenza iconografica di Enrica Melossi, invitando ad una riflessione sul tempo, sullo studio, sulla conoscenza e sulla possibilità di immaginare un futuro nuovo in rapporto al paesaggio, al giardino e all’ambiente.

La mostra si concentra sul valore effimero e nello stesso tempo duraturo degli elementi che vengono raccolti all’interno di un “erba rio” e rappresentati attraverso le opere d’arte: se la natura legata al ciclo della vita è infatti destinata ad una breve durata, l’arte la rende eterna nella sua raffigurazione. Pittura, scultura, musica, linguaggi artistici diversi, dialogano attraverso un confronto di grande valore visivo, con il mondo degli “erbari storici” dove la bellezza estetica si trova unita ad una conoscenza scientifica e reale di piante e fiori. Una pluralità di mondi dietro i quali si nascondono anche molte storie, storie d’amore e di guerra, storie di ricerche e passioni, storie di vite dedicate alla ricerca scientifica e artistica. Ogni documento presente in mostra porta con sé la storia di uomini che in modi diversi hanno voluto che la loro passione per la natura rimanesse per sempre nella memoria dei posteri.

Gli erbari storici di Carlo Allioni, Basilius Besler, Carlo Lupo, Pierre Edouard Rostan, Camillo Sbarbaro, Ada e Alfonso Sella diventano un controcanto alle opere di Vincenzo Agnetti, Björn Braun, Chiara Camoni, Adelaide Cioni, Betty Danon, Filippo De Pisis, Piero Gilardi, Giorgio Griffa, Wolfgang Laib, Ugo La Pietra, Christiane Löhr, Mario Merz, Helen Mirra, Richard Nonas, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Robin Rhode, Thomas Schütte, Alessandra Spranzi e Michele Zaza, mettendo in dialogo, da un lato, il mondo della ricerca e della raccolta ordinata e metodologicamente minuziosa rappresentata dagli erbari e, dall’altro, l’arte che con la creatività e la fantasia dell’artista trasferisce in opere visive e materiche la bellezza dell’effimera natura.

La mostra si apre con un’interes sante opera di Helen Mirra, in cui “la tela sembra nascondere e svelare insieme l’antefatto di una narrazione, anticipando, nella trama, i segni che, come reperti, sono registrazione e memoria”, per proseguire poi con “Le Trentatré erbe” di Giuseppe Penone risultato di un frottage in cui il legame uomo-natura si fa più stretto attraverso i calchi delle erbe ottenuti dall’azione delle mani dell’artista.

Il percorso continua come un'esplorazione ininterrotta tra natura, scienza, arte e memoria. Si parte dalle 14 tavole del ciclo 'Da un erbario raccolto nel 1979 in Woga-Woga, Australia' di Mario Merz, in cui l'artista utilizza la sequenza di Fibonacci per esplorare le proporzioni delle foglie di un erbario, dando vita a un dialogo tra poesia e numeri. Il cammino prosegue con l'opera di Ugo La Pietra, che riflette sulla ricerca di tracce impossibili da raccogliere, mentre Richard Nonas, influenzato dall'antropologia, rielabora lo spazio di un giardino simbolico.

Camillo Sbarbaro, lichenologo e poeta, trova nei licheni un parallelismo con la frammentarietà della poesia. Altre opere, come quelle di Chiara Camoni, Alessandra Spranzi e Giorgio Griffa, esplorano la transitorietà del tempo e la trasformazione della materia. Il percorso si conclude con riferimenti storici e botanici, come l’Hortus Heystettensis di Basilius Besler e il lavoro di artisti come Wolfgang Laib, Michele Zaza, Adelaide Cioni e Giulio Paolini, che interrogano la natura, la memoria e la loro percezione, alternando ricerca estetica e scientifica Tutto è accompagnato dall'installazione sonora, a cura del progetto “Avant-dernière pensée”, che presenta una rilettura del brano “In a Landscape”, che John Cage compone nel 1948, in cui una lenta sequenza di note omoritmiche al pianoforte, separate tra loro dallo stesso intervallo, tracciano un paesaggio sonoro che è un omaggio alla musique d’ameublement (musica d’arredo) di Erik Satie.

Nell'installazione, due pianoforti eseguono la partitura simultaneamente e, nella libertà dell'andamento che il brano prevede, sottolineano l'impossibile coincidenza tra le interpretazioni. Il sistema di diffusione del suono progettato per le sale espositive costruisce lo spazio, ne muta i confini percettivi e sottolinea lo iato che intercorre tra il pensiero dell'esecuzione e il suo farsi suono, come se la ricerca dell'idea musicale che si compie nell'azione del suonare, dovesse essere trovata 'nello stesso modo in cui si trovano i funghi selvatici nella foresta, semplicemente guardando', o ascoltando. L’opera di Cage nasce infatti dai suoi studi sui funghi, basti ricordare la sua partecipazione al quiz Lascia o Raddoppia il 26 febbraio 1959, dove si era presentato come esperto di funghi, lui che in seguito, nel settembre dello stesso anno, avrebbe tenuto il corso Mushroom Identification alla New School for Social Research di New York e che nel 1962 sarebbe stato tra i fondatori della New York Mycological Society.

La mostra è affiancata da una numerosa serie di eventi rivolti ad adulti e bambini tesi a coinvolgere attivamente il pubblico in percorsi e laboratori diversificati, il cui programma e visibile nel sito stesso web: www.fondazionecosso.com .

Un mostra dunque che diviene un’occasione per entrare a contatto con un luogo magico e affascinante in cui ancora una volta la natura incontra l’arte, l’uomo e la storia, permettendo ai visitatori di godere oltre che delle bellezze naturalistiche anche della bellezza che le diverse forme artistiche, in dialogo tra di loro, ci regalano.

 

( 1 aprile 2025 )

Libri

Scrittore per bisogno

Il libro raccoglie cinquanta elzeviri che Tommaso Landolfi scrisse per il Corriere della sera. Elzeviri, ma sarebbe meglio definirli piccoli racconti

  • Email Icon
  • Facebook Icon
  • Twitter Icon
  • Pinterest Icon
Commenta Icona

Magazine

Via Po Cultura

SOLO PER GLI ABBONATI

Dorothea Lange e il dolore degli ultimi nella mostra fotografica allestita presso il Museo Diocesano di Milano

  • Email Icon
  • Facebook Icon
  • Twitter Icon
  • Pinterest Icon
Commenta Icona

Libri

Il Novecento di Carla Badiali

Nata a Novedrate nel 1907 e scomparsa a Como nel 1992, nel corso della sua vita ha alternato l’attività artistica, con quella imprenditoriale nel campo del design di stoffe e tessuti

  • Email Icon
  • Facebook Icon
  • Twitter Icon
  • Pinterest Icon
Commenta Icona

FOTO GALLERY

Immagine Foto Gallery

© 2001 - 2025 Conquiste del Lavoro - Tutti i diritti riservati - Via Po, 22 - 00198 Roma - C.F. 05558260583 - P.IVA 01413871003

E-mail: conquiste@cqdl.it - E-mail PEC: conquistedellavorosrl@postecert.it