Uno degli obiettivi del libro era appunto di sfatare alcuni luoghi comuni sul Medioevo, tra cui quello della preminenza della foresta, vista come una minaccia per l’uomo. Si tratta di una visione molto Ottocentesca, secondo cui la civiltà deve distruggere la natura per affermarsi. L’Alto Medioevo, in particolare, offre invece un punto di vista diverso, che ci parla di convivenza fra uomo e natura. L’uomo considera la foresta una risorsa, la addomestica ma non la distrugge. L'albero “vivo” veniva utilizzato in molti modi. Le sue foglie e le sue frasche servivano per alimentare il bestiame e come lettiera per l'inverno. Molti alberi erano invece da frutto e quindi producevano cibo per il consumo umano, pensiamo ai castagni o ai peschi. Altri, come le querce e i faggi, producevano cibo per il consumo animale: il caso tipico sono le ghiande mangiate dai maiali. E poi c'erano gli alberi morti, abbattuti: il legno era un pò la plastica del Medioevo.