Per Codeluppi, quella che oggi chiamiamo “pop culture” non è altro che l’evoluzione di quella che un tempo si definiva cultura di massa: «La chiamiamo “pop” perché è popular, ovvero consumata da un pubblico vasto e trasversale», ci spiega. È un insieme di prodotti – serie, film, canzoni, libri, videogiochi – che attraversano i confini nazionali e si diffondono grazie ai meccanismi industriali nati nell’Ottocento. Nonostante i progressi della globalizzazione, l’egemonia culturale resta saldamente americana. «Gli Stati Uniti assorbono pochissimi prodotti culturali esteri, mentre l’Europa continua a nutrirsi in larga parte di contenuti provenienti da oltreoceano», osserva Codeluppi. «Per questo la cultura pop può essere considerata, in fondo, americana: con i suoi modelli culturali, i suoi valori e persino i suoi consumi. Il successo planetario delle sneakers o dell’abbigliamento casual lo dimostrano».

