Mercoledì 31 dicembre 2025, ore 1:37

Ucraina

È tutto a posto (tranne il Donbass)

Si lavora alla telefonata del secolo. La prima, in oltre 5 anni, tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin. Secondo Fox News, la mediazione di Donald Trump sarebbe riuscita ad avvicinare i due belligeranti al punto tale da poter pensare a un primo colloquio dall’inizio della guerra. Una telefonata Putin-Zelensky, fanno sapere le fonti al canale televisivo americano, sarebbe la più importante “vittoria diplomatica” per il presidente USA. E se addirittura, “Putin avesse partecipato alla telefonata di domenica, sarebbe stato il più grande risultato nella preparazione dei piani di pace e il primo vero passo nel processo di pace”, fa sapere ancora Fox News, citando fonti a conoscenza del contenuto dei colloqui. Vicini a un accordo, dunque? Per Trump è davvero così: “Se le cose vanno bene fra poche settimane ci potrebbe essere” un’intesa. Una telefonata, in realtà, c’è stata, quella tra lo stesso presidente americano e il Cremlino. Una “lunga” e “molto costruttiva” chiacchierata con Putin, nella quale ci si è confrontati nel dettaglio sui 20 punti del piano di pace. Per Trump sono stati fatti “molti progressi”. Peccato, però, che su “la” questione di progressi non se ne vedano. Zelensky, infatti, riconosce che il Donbass resta una “questione difficile”, su cui ci sono “posizioni diverse” con la Russia. "Non direi - ha ammesso - che su questo punto c'è accordo ma ci stiamo avvicinando. Il ricorso al voto popolare, aggiunge, “è una delle chiavi: potremmo avere un referendum per ogni genere di punto del piano, oppure possiamo non usarlo. Possiamo utilizzare anche un voto del Parlamento o un referendum, non importa. Se il piano sarà molto difficile per la nostra società, è la società che deve scegliere, perché è la sua terra”. Per Zelensky, il documento attualmente in preparazione, composto da 20 punti, è pronto al 90 per cento, ma restano 2 questioni: “Come funzionerà la centrale nucleare di Zaporizhzhia e i territori”. Il presidente ucraino ha detto che il piano di pace prevede attualmente garanzie di sicurezza degli USA per 15 anni, che passano necessariamente per la presenza di “truppe straniere in Ucraina”. Kiev vorrebbe estendere le garanzie a un periodo di “30-40-50 anni”. La possibilità di un referendum è considerata “significativa” dall’amministrazione USA. Washington apprezza la disponibilità di Zelensky anche, in caso di accordo, alle prime elezioni dal 2019, che è una richiesta chiave di Mosca, appoggiata da Trump. Aperture che Trump sembra aver apprezzato. A tal punto di non escludere di recarsi in Ucraina o di parlare direttamente al Parlamento di Kiev. La Russia sembra concordare con gli Stati Uniti sulla svolta diplomatica. Alla domanda dei giornalisti se Mosca condivida la valutazione di Trump, dopo i colloqui con Zelensky, sul fatto che i colloqui per fermare definitivamente la guerra siano alla “fase finale”, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha risposto: “Certamente”. Peskov, però, ha ribadito che la vera pace passa per il completo ritiro delle forze armate ucraine oltre i confini amministrativi delle autoproclamate Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. “Si tratta di un ritiro delle forze armate ucraine - riporta la Tass - dal Donbass oltre i confini amministrativi”.
Pierpaolo Arzilla 

( 29 dicembre 2025 )

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