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Industria

Alstom-Siemens, la locomotiva tedesca si prende i treni francesi

Bruxelles ( nostro servizio ) - L’”Airbus delle ferrovie” mette già l’ansia. Ai francesi, naturalmente. La partnership franco-tedesca tra Alstom e Siemens, che sarà guidata da quest’ultima, riapre ferite mai completamente suturate negli stabilimenti di Belfort (vicino Lione), dove restano ancora 491 dipendenti dopo la cessione della branca energetica a General Electric e il piano di salvataggio del governo del 4 ottobre 2016. E sono sudori freddi non solo tra i lavoratori, e dunque nelle centrali sindacali, ma anche tra i politici, locali e nazionali. Perché al di là dei segnali di forte impatto del core business Ue (Francia e Germania, appunto) sul mercato mondiale, e dunque del rilancio dell’industria europea in un momento di evidenti incertezze politiche nell’Unione, la cui conferma arriva guarda caso, in ultimo, dal calo dei consensi di Angela Merkel nel voto del 24 settembre, e dell’inevitabile retorica sulla ritrovata e rinnovata collaborazione franco-tedesca come elemento imprescindibile del protagonismo Ue nel proscenio economico mondiale, in Francia se la fanno sotto, al pensiero di lasciare il comando a Berlino. Perché va bene la logica di rispondere alla concorrenza cinese con la necessità di creare grandi gruppi industriali europei, rileva il presidente della regione Bourgogne-Franche-Comté, Maire-Guite Dufay. Ciò che davvero conta, però, è “ribadire la nostra unanime difesa del territorio e di Alstom e dei suoi lavoratori, per i quali continueremo a batterci tutti assieme”. Insomma, nessun problema ad ammettere che il matrimonio Alstom-Siemens rappresenta allo stesso tempo la soluzione e il problema. Sulla politica industriale, per esempio, fa notare la Cfdt, laddove ci sono produzioni identiche sia in Germania che in Francia. Il che significa, si fa notare dal sindacato riformista, che se si fabbricano doppioni è inevitabile che ci saranno molti posti di lavoro soppressi. Tradotto nel linguaggio più caro a un’organizzazione come la Cgt, significa che, con il 51 per cento del gruppo detenuto dai tedeschi, “la Francia non protegge la sua industria, al contrario Siemens tutelerà i suoi interessi industriali”.

Articolo completo di Pierpaolo Arzilla domani su conquiste Tabloid

( 27 settembre 2017 )

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