Dopo il 2030 e prima del 2050. Bruxelles si prepara a presentare "entro l'estate" - per i più ottimisti già nelle prossime settimane - l'attesa proposta legislativa sul target climatico intermedio al 2040, l'emendamento alla Legge Ue sul clima che confermerà l'obiettivo di ridurre del 90% le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990 ma offrirà ai governi una serie di opzioni di flessibilità per renderlo meno rigido.
Nel computo delle emissioni, Bruxelles fa leva sui meccanismi di compensazione internazionale del carbonio - ispirati all'articolo 6 dell'accordo di Parigi che permettono ai Paesi di collaborare volontariamente per raggiungere i propri obiettivi climatici - e sul riconoscimento delle rimozioni 'naturali' di CO2 ottenute grazie all'assorbimento da parte di suolo, agricoltura e foreste. Aggiustamenti che l'Esecutivo Ue ha messo a punto 'ispiratà all'accordo di coalizione tedesco tra Cdu/Csu e Spd, con cui cerca di superare le resistenze emerse nei mesi scorsi sia tra alcuni Stati membri sia all'interno dell'Eurocamera (in particolare nel Partito popolare europeo), preoccupati per un target considerato troppo ambizioso.
Un pressing - portato avanti anche dall'Italia, favorevole ad abbassare all'80% o 85% la soglia - che ha costretto il commissario al Clima, Wopke Hoekstra, a rinviare la proposta legislativa - inizialmente prevista per il primo trimestre dell'anno - e ad avviare un concitato ciclo di consultazioni prima di avanzare la proposta, che dovrà incassare il sì di Eurocamera e Stati membri. Già oggetto di critiche per gli innumerevoli passi indietro sul Green Deal, per l'esecutivo von der Leyen bis "è politicamente importante" mantenere la cifra tonda del 90%, fanno notare a Bruxelles.
Ma lo è altrettanto offrire alle capitali la sicurezza di un approccio meno rigido sul target. Nella sostanza la proposta sarà un emendamento alla legge sul clima che dal 2021 già vincola giuridicamente i Paesi Ue a ridurre del 55% delle emissioni entro il 2030 e l'azzeramento netto entro il 2050. Per l' Ue è giunto il momento di definire anche la tappa intermedia, decisiva per indirizzare le decisioni di investimento delle aziende nel prossimo decennio. Al vaglio, ancora, in che termini l'agricoltura potrà contribuire al target 2040, pur tenendo conto delle specificità del settore, sotto forte pressione a causa di tensioni geopolitiche e incertezze sul prossimo bilancio dell' Ue.
Contro l'ipotesi di accorpare i sussidi agricoli della Pac nel prossimo bilancio Ue a lungo termine, il ministro Francesco Lollobrigida ha raccolto in un documento congiunto trasmesso a Bruxelles l'adesione di 15 capitali unite dalla richiesta di mantenere una linea di bilancio dedicata alla Pac nel prossimo budget Ue 2028- 2034 (nonché preoccupate che si arrivi a una frammentazione delle politiche comunitarie). L'occasione per porre la quesitone è il Consiglio Agrifish che ha visto il governo di Roma far fronte comune con altri dieci Paesi Ue anche sulla richiesta di modifica del regolamento contro la deforestazione, la cui entrata in vigore è già stata posticipata alla fine del 2025. Sul fronte dei dazi, invece, la partita resta in salita ma ora che il canale si è ufficialmente riaperto l'imperativo è arrivare presto ad un accordo con gli Stati Uniti.
Nel day after della prima conversazione telefonica tra Ursula von der Leyen e Donald Trump, è questo il messaggio arrivato dalla gran parte delle cancellerie europee. Ed è un principio che vede la Commissione Ue pienamente in linea. Sul piano sostanziale nessuno in Europa non vuole un accordo con Washington. Dal punto di vista strategico accelerare i negoziati sulle tariffe significa anche evitare nuove imboscate da parte di un interlocutore che resta imprevedibile. La telefonata intercorsa domenica tra von der Leyen e Trump non è stata la sola per la presidente della Commissione.
Nelle stesse ore, la numero uno dell'esecutivo Ue ha sentito altri leader europei sul dossier dazi. A partire da Giorgia Meloni. La premier italiana ha infatti portato avanti i suoi sforzi diplomatici per favorire il colloquio tra von der Leyen e Trump, confermando - viene spiegato da fonti di governo - il ruolo dell'Italia come ponte tra le due sponde dell'Atlantico, grazie alle eccellenti relazioni di Meloni con entrambi i leader.
Rodolfo Ricci