Giovedì 18 settembre 2025, ore 2:52

Francia

Lecornu, il nuovo primo ministro è già considerato un “clone di Macron”

Tocca all’ultimo giapponese nella foresta. Si perché il fedelissimo Sebastien Lecornu, nominato martedì sera in tutta fretta premier ministre, è l'unico del cerchio magico sopravvissuto nei due mandati di Emmanuel Macron. Per le Monde è talmente “cauto e discreto” da essere considerato un “enigma”. A 39 anni, ricorda le Figaro, ha attraversato indenne tutte le 7 crisi politiche della macronie, al punto da esserne diventato un elemento chiave. Un “soldatino”, secondo Liberation, che come tale non ha potuto sottrarsi alla chiamata. Presente in tutti i governi dal 2017, è stato titolare del ministero delle forze armate dal 2022. Un record di longevità e di “resilienza” macronista. Prima segretario di Stato per la transizione ecologica, poi ministro degli enti locali e dei territori d'oltremare, l'ex presidente del consiglio dipartimentale dell'Eure è considerato inoltre uno degli ingranaggi più importanti della campagna presidenziale del 2022. La nomina a Matignon di un’ex ministro delle forze armate, rilevano alcuni osservatori, è un messaggio “molto forte” inviato a livello europeo sulla determinazione della Francia a tenere conto delle nuove sfide militari, strategiche ed economiche. Ma sulla politica interna, si sostiene, la svolta “a destra” è legittimamente vista da molti come una provocazione. Lo è, per esempio, per La France insoumise, che ha già depositato una mozione di sfiducia. E per i socialisti, che fino a martedì sera spingevano per la nomina del loro segretario, Olivier Faure, a Matignon. Se il partito decidesse ora di sostenere un governo guidato da chi viene già considerato un “clone di Macron”, potrebbe avere ripercussioni forti e creare malumori interni. Per evitare grane, allora, il PS ha preso posizione ufficiale in un comunicato che sembra chiudere ogni possibilità di collaborazione. Macron, si legge nella nota, “sta persistendo su un cammino che ha portato al fallimento e al disordine, e che sta esacerbando la crisi, la sfiducia e l’instabilità”. Il rischio è “una legittima rabbia sociale e di un blocco istituzionale nel Paese”. Senza “giustizia sociale, fiscale ed ecologica, senza misure per migliorare il potere d’acquisto”, sostiene il PS, “le stesse cause produrranno gli stessi effetti”. Dagli ambienti costituzionalisti si rimprovera al presidente della Repubblica una scelta “di comodo”. Nominando un fedelissimo, si osserva, Macron dimostra di non sapere o volere uscire dalla zona di conforto. La scelta di designare un premier “non presidenziabile”, per non far arrabbiare i partiti, non è sufficiente. Il problema resta la stabilità. Che passa per 4 priorità: formare un governo, presentare le linee politiche generali, approvare la manovra 2026, evitare la sfiducia. 
Pi.Ar. 

( 10 settembre 2025 )

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