La sua attività, la sua vita, il suo coraggio, raccontato dietro ad una macchina da presa. E’di tre gorni fa la presentazione in anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia di “Cover-Up”, il documentario su Seymour Hersh e la sua carriera nel giornalismo investigativo, diretto dai registi Laura Poitras e Mark Obenhaus. Seguiranno proiezioni in autunno al Toronto Film Festival e al New York Film Festival. Il film arriverà nelle sale statunitensi durante l’inverno, speriamo presto in Italia. Di Seymour Hersch abbiamo scritto spesso, attingendo al suo lavoro giornalistico, citando le sue fonti, seguendolo nelle fasi incredibili di una giornalismo investigativo ancora capace di denuncia. Dei registi sapevamo meno, ma non ci meravigliamo che il lavoro di un professionista sia raccontato da Laura Poitras, regista e giornalista vincitrice di premi Oscar e Pulitzer. Il suo ultimo film, “All the Beauty and the Bloodshed”, ha vinto il Leone d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia. Il suo film candidato all’Oscar, “My Country, My Country”, il primo della sua trilogia post 11 settembre, documentava l’occupazione statunitense dell’Iraq. Il suo reportage giornalistico che denunciava la sorveglianza di massa globale della Nsa ha ricevuto il Premio Pulitzer e il suo film “Citizenfour” ha vinto un Oscar, oltre ai premi Bafta, Dga ed Emmy. E’ autrice anche di lavori cruciali come “Citizenfour” sulla fuga dagli Usa di Edward Snowden e “Tutta la bellezza e il dolore” sulla vita dell’artista Nan Goldin e la caduta della famiglia Sackler, la dinastia farmaceutica, grandemente responsabile delle moltissime vittime dell’epidemia di oppioidi. Mark Obenhaus è regista, produttore e sceneggiatore di documentari. I suoi lavori hanno ricevuto cinque National Emmy, il British Press Guild Documentary Award, l’Alfred I DuPont-Columbia University Award, l’Edward R. Murrow Award e numerosi altri riconoscimenti. Tra i suoi film per Frontline della Pbs figura “Buying the Bomb”, mentre tra i suoi film per la Abc figura “Dangerous World: The Kennedy Years”. Seymour Hersh sul suo blog a breve con un resoconto da Washington, lo attendiamo con gratitudine per averci ricordato che questo mestiere è ancora capace di raccontare fatti inediti e rivelare documenti scottanti, lontani da veline di palazzo e propaganda. Il giornalista americano, premio Pulitzer per le sue inchieste, è noto per aver rivelato il massacro di My Lai in Vietnam e per aver denunciato negli anni Cinquanta l’uso delle armi chimiche da parte dell’esercito americano. Cover-Up è un thriller politico che ne ripercorre l’esplosiva carriera contro la violenza istituzionale, dato che rivela una sistematica impunità nelle forze armate e nelle agenzie di intelligence statunitensi. Fondato sull’accesso esclusivo agli appunti di Hersh e intrecciando documenti e filmati d’archivio, Cover-Up cattura la forza e i meccanismi del giornalismo investigativo. Un thriller politico sulla figura tra le più influenti e controverse del giornalismo investigativo, oggetto di critiche, in particolare negli ultimi anni, per aver utilizzato anche fonti anonime e per le sue teorie spesso non confermate, che hanno messo in discussione la sua credibilità. Ma lui non ha mai tradito le sue convinzioni, mettendole in dubbio se necessario ma mai smettendo di cercare la verità. Il suo metodo, basato su una rete impenetrabile di fonti anonime ai più alti livelli del governo e dell’intelligence, è diventato leggendario quanto le sue storie. Hersh non ha mai smesso di essere una spina nel fianco dell’establishment. Dalle rivelazioni sulle torture nel carcere di Abu Ghraib in Iraq fino alle recenti e controverse inchieste sul sabotaggio del gasdotto Nord Stream, ha continuato a sfidare le narrazioni ufficiali, spesso attirandosi critiche feroci. Lavorando come un “lupo solitario”, Hersch è autore di un’inchiesta che indica il presidente Joe Biden come responsabile che ha ordinato la misteriosa distruzione del Nord Stream 2, il nuovo gasdotto da 11 miliardi di dollari che avrebbe dovuto raddoppiare il volume di gas naturale trasportato dalla Russia alla Germania. La storia ha avuto risonanza in Germania e nell’Europa occidentale, ma è stata oggetto di un quasi silenzio mediatico negli Stati Uniti. “Dopo una visita del cancelliere tedesco Olaf Scholz a Washington, le agenzie di intelligence statunitensi e tedesche hanno tentato di aggravare il silenzio fornendo al New York Times e al settimanale tedesco Die Zeit false storie di copertura per contrastare la notizia secondo cui Biden e agenti statunitensi sarebbero stati responsabili della distruzione dei gasdotti. Gli addetti stampa della Casa Bianca e della Central Intelligence Agency - denuncia Hersch - hanno costantemente negato che l’America fosse responsabile dell’esplosione degli oleodotti. Biden avrebbe dovuto fare ciò che qualsiasi leader serio avrebbe fatto: incaricare formalmente la comunità dell’intelligence americana di condurre un’indagine approfondita, con tutte le sue risorse, e scoprire chi ha commesso il crimine nel Mar Baltico. Secondo una fonte interna alla comunità dell’intelligence, l’ex presidente non l’ha fatto, né lo farà. Perché no? Perché conosce la risposta”. Hersch cita poi il racconto di Sarah Miller, esperta di energia e redattrice di Energy Intelligence: “La distruzione dei gasdotti Nord Stream a settembre ha portato a un’ulteriore impennata dei prezzi del gas naturale, che erano già sei o più volte superiori ai livelli pre-crisi. Il Nord Stream è saltato in aria a fine settembre. Le importazioni tedesche di gas hanno raggiunto il picco un mese dopo, a ottobre, a 10 volte i livelli pre-crisi. I prezzi dell’elettricità in tutta Europa sono aumentati e i governi hanno speso nel primo inverno oltre 800 miliardi di euro, secondo alcune stime, per proteggere famiglie e imprese dall’impatto”. In compenso, i produttori tedeschi e di altri paesi europei hanno chiuso le loro attività a più alto consumo energetico. Dopo l’incontro tra l’allora presidente Biden e l’allora cancelliere tedesco Olaf Scholz a Washington, qualcuno con accesso all’intelligence diplomatica riferì ad Hersch che in quell’occasione si era discusso della denuncia dell’oleodotto e, di conseguenza, ad alcuni elementi della Central Intelligence Agency è stato chiesto di preparare una storia di copertura in collaborazione con l’intelligence tedesca, che avrebbe fornito alla stampa americana e tedesca una versione alternativa della distruzione del Nord Stream 2. Secondo le parole della comunità dell’intelligence, l’agenzia avrebbe dovuto “dare una scossa al sistema” nel tentativo di smentire l’affermazione secondo cui Biden avesse ordinato la distruzione degli oleodotti.
Raffaella Vitulano