Mercoledì 4 giugno 2025, ore 8:58

Londra 

Ue e Regno Unito si riavvicinano: al via il primo reset post Brexit 

"Negli ultimi 5 anni, il bilancio Ue ha ripetutamente superato le sue possibilità, e dobbiamo renderci conto oggi di aver raggiunto i limiti del possibile". Così la presidente della Commissione von der Leyen alla Annual Eu Budget Conference di Bruxelles. "Il bilancio attuale è stato progettato per un mondo che non esiste più. Pensate al 2020 e a oggi". Cita "tensioni geopolitiche", la "riscrittura delle regole commerciali" e i "cambiamenti climatici". E “la nuova normalità è tutt'altro che normale”.

Per il prossimo bilancio: flessibilità, azione rapida, più semplicità. Interventi dove necessario, bilanciare sul lungo termine. In pratica: "Servono nuove risorse proprie". Dichiarazioni che arrivano dopo il riavvicinamento tra Ue e Regno Unito. In ogni caso, dal divorzio della Brexit non si torna indietro, ma per Londra e Bruxelles è tempo di riavvicinarsi, e non solo a parole. È il senso del messaggio che Keir Starmer, Antonio Costa e Ursula von der Leyen hanno cercato di articolare sotto le volte della Lancaster House, annunciando un pacchetto d'intese per dar vita a una nuova Partnership Strategica Gb-Ue (dalla difesa, ai commerci, alla mobilità giovanile).

Con il Regno e l'Unione in veste di "partner, amici e alleati", ma "indipendenti e sovrani", hanno sottolineato entrambi: escludendo dunque - almeno in un qualsiasi futuro prevedibile - la retromarcia dal divorzio suggellato dal voto popolare del 2016 (a dispetto dei rimpianti della cosiddetta "Bregret"). O anche solo rispetto all'uscita dell'isola dal mercato unico, dall'unione doganale e soprattutto dal circuito della libertà di movimento delle persone: incompatibile con la linea dura sull'immigrazione fatta propria dal Labour in salsa moderata di sir Keir.

Scelta non casuale, tenuto conto dell'importanza accreditata dal "nuovo partenariato" al "patto su difesa e sicurezza" sottoscritto fra i documenti: accordo quadro che - sull'onda dell'asse già emerso di fronte alla guerra fra Russia e Ucraina, del progetto di una "coalizione di volenterosi" a guida anglo-francese chiamata a garantire la sicurezza postbellica di Kiev e dei tentativi di riassestare il legame transatlantico con gli Usa di Donald Trump - mira a spianare la strada ad appalti militari comuni e all'ingresso di Londra nel Safe, il fondo da 150 miliardi di euro per il riarmo Ue.

Per il resto il deal prevede un parziale alleggerimento dei vincoli commerciali nell'agroalimentare (con la ripresa delle esportazioni di hamburger, salsicce e altri prodotti dal Regno al continente) in cambio di un riallineamento britannico a parte delle regole veterinarie e fitosanitarie europee. Poi un'intesa su cooperazione energetica e quote delle emissioni a beneficio delle bollette; un'estensione di 12 anni dell'accordo sulle limitazioni di pesca (gradita alla Francia); e l'impegno a definire uno schema di visti facilitati per gli under 30, seppure con tetti e dettagli ancora tutti da elaborare, e la riadesione del Regno al programma di scambi di studenti Erasmus+, in cambio di concessioni ai viaggiatori d'oltre Manica sull'uso degli e-gate aeroportuali riservati ai cittadini Ue ai controlli passaporti.

Pacchetto soggetto a ulteriori negoziati tecnici sui dossier chiave degli appalti bellici, come sulla mobilità giovanile o sulle barriere nei commerci. Un accordo "win win", insomma, che dovrebbe portare solo vantaggi reciproci; e che però suscita reazioni contrastanti sull'isola. Dove il governo locale scozzese denuncia "cedimenti" sulla pesca; e la leader dell'opposizione Tory, Kemi Badenoch, accusa il premier laburista di voler "riportare indietro il Paese", "svendere i nostri pescatori", sottomettere il Regno a norme europee e costringere i contribuenti a versare "centinaia di milioni" nel bilancio di Bruxelles.

Rodolfo Ricci

( 20 maggio 2025 )

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