Venerdì 11 luglio 2025, ore 21:25

Territori

Soluzioni adatte alle imprese locali per diffondere una cultura partecipativa

Segretario, con l’approvazione definitiva al Senato, la legge di iniziativa popolare sulla partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese è realtà. Come giudica questo risultato?
Si tratta di un traguardo storico: finalmente si dà concreta attuazione all’articolo 46 della Costituzione. La Cisl ha sostenuto con determinazione questa proposta, che rappresenta un modello innovativo di relazioni industriali fondato su corresponsabilità, trasparenza e valorizzazione del contributo dei lavoratori. È una legge in grado di migliorare la qualità della vita lavorativa e di rafforzare la competitività delle imprese. Va sottolineato che, proprio nel periodo in cui si stavano raccogliendo le firme, il nostro territorio è stato duramente colpito dall’alluvione, rendendo la mobilitazione ancora più complessa. Nonostante ciò, c’è stato un risultato significativo che dimostra quanto questa battaglia fosse sentita e condivisa. È un segnale forte del desiderio dei lavoratori di essere protagonisti nelle decisioni aziendali, anche in un momento di grande emergenza e difficoltà.

Come può essere attuata concretamente questa legge nelle aziende del territorio?
Attraverso la contrattazione. La legge prevede strumenti come la partecipazione gestionale, finanziaria e consultiva. Le imprese, insieme ai sindacati e ai lavoratori, possono costruire modelli di governance condivisa, adattati alle specificità locali. Questo significa coinvolgere davvero i lavoratori nelle scelte strategiche, con benefici per la produttività, il benessere organizzativo e il clima aziendale.

In Romagna ci sono già esempi di partecipazione virtuosa?
La Romagna si caratterizza per un tessuto produttivo prevalentemente composto da piccole e piccolissime imprese, oltre che da numerose attività stagionali legate al turismo e al settore agroalimentare. In questo contesto, attuare pienamente la legge sulla partecipazione sarà un percorso stimolante che rappresenta certamente una grande opportunità per migliorare qualitativamente la contrattazione locale. La cultura imprenditoriale dominante tende spesso a una gestione molto individualistica. Per rendere concreto questo cambiamento, è essenziale puntare su strumenti semplici, accessibili e immediatamente applicabili. Soluzioni chiare, di facile attuazione e adattabili alle dimensioni delle imprese locali possono costituire il punto di partenza per diffondere una cultura partecipativa. A questi strumenti devono affiancarsi una contrattazione decentrata efficace e un accompagnamento costante alle realtà aziendali, in modo da garantire continuità e sostenibilità al processo. Alcune esperienze positive già attive sul territorio dimostrano che il coinvolgimento dei lavoratori è possibile e produce risultati concreti. Ora è fondamentale valorizzare, sostenere e diffondere questi modelli, rendendoli accessibili a un numero sempre maggiore di imprese.

Passiamo al mercato del lavoro: qual è oggi la situazione occupazionale in Romagna?
Le province romagnole registrano tassi di occupazione superiori alla media nazionale. A Ravenna il tasso di occupazione è del 70,6%, con una disoccupazione al 4,5%. Forlì-Cesena si attesta al 67,4% di occupati e un tasso di disoccupazione del 3,9%, mentre Rimini registra un’occupazione del 67,4% con una disoccupazione al 5,6%.
Il mercato del lavoro è fortemente trainato sia dal settore turistico che da quello agroalimentare, due pilastri fondamentali per l’economia locale. Tuttavia, entrambi i settori sono caratterizzati da una forte stagionalità, che contribuisce a rendere il lavoro meno stabile e più precario nel corso dell’anno. Crescono così la precarietà, i contratti a termine e il part-time involontario. Solo una minima parte dei nuovi contratti è a tempo indeterminato, ben al di sotto della media nazionale.

Il precariato è quindi una criticità centrale?
Assolutamente sì. È trasversale: colpisce giovani, donne, lavoratori, immigrati. Si traduce in incertezza, difficoltà a progettare il futuro, salari bassi e scarso accesso al welfare. Serve un impegno comune per promuovere la stabilità lavorativa, attraverso politiche attive, incentivi all’assunzione stabile, formazione continua e maggiore responsabilità sociale da parte delle imprese.

Quali sono le principali richieste della Cisl Romagna alla politica locale?
La Cisl Romagna chiede investimenti mirati nelle infrastrutture, fondamentali per sostenere uno sviluppo economico equilibrato e duraturo. È indispensabile promuovere politiche abitative accessibili e rafforzare i servizi che favoriscano la conciliazione tra vita privata e lavoro. Inoltre, sono necessari incentivi concreti per favorire l’occupazione di donne e giovani. Chiediamo anche una strategia dedicata allo sviluppo delle aree interne, spesso trascurate ma ricche di potenzialità, e il potenziamento della contrattazione territoriale. Quest’ultima dovrebbe integrare temi fondamentali come salario, welfare, mobilità e qualità della vita, per migliorare complessivamente le condizioni di lavoro e di vita nel nostro territorio.

E per quanto riguarda lo sviluppo del territorio?
La Romagna ha grandi potenzialità: un’economia diversificata, filiere produttive forti, qualità della vita elevata. Ma servono scelte strategiche condivise. Una politica industriale che accompagni la transizione ecologica e digitale, che valorizzi la manifattura, il turismo sostenibile, l’agroalimentare e i servizi. Occorre creare le condizioni per attrarre investimenti, trattenere i giovani, sostenere l’innovazione.

La sicurezza sul lavoro è da sempre una vostra priorità. Quali azioni concrete propone?
La sicurezza sul lavoro non è solo una priorità, è un’emergenza. I dati lo confermano: nei primi 10 mesi del 2024, in Emilia-Romagna si è registrato un aumento del 7,8% degli infortuni mortali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E le province romagnole mostrano segnali ancora più preoccupanti. A Ravenna, gli infortuni denunciati sono aumentati del 4,5%, con 8 vittime sul lavoro. A Rimini c’è stato un incremento sia degli infortuni (+3,4%) sia dei decessi, passati da 7 a 8. Forlì-Cesena ha visto una lieve flessione delle denunce, ma resta elevato il numero degli incidenti mortali, seppure in calo dai 13 del 2023 ai 6 del 2024. Numeri che parlano chiaro: non si può abbassare la guardia. Servono azioni forti e coordinate. Innanzitutto, più formazione, soprattutto nei settori ad alto rischio come edilizia, agricoltura, logistica. Poi maggiori controlli, più ispettori, e sanzioni reali per chi non rispetta le norme. È fondamentale che la cultura della prevenzione entri stabilmente nelle imprese, non come obbligo ma come investimento. Serve anche una strategia di partecipazione: i lavoratori devono essere protagonisti della sicurezza, attraverso rappresentanze attive e contrattazione aziendale che includa misure concrete per la prevenzione. La tecnologia può aiutare, ma da sola non basta: servono volontà, responsabilità e una rete istituzionale che funzioni.

Qual è oggi lo stato della contrattazione territoriale in Romagna?
La contrattazione territoriale è diffusa, ma deve crescere e strutturarsi meglio. È uno strumento fondamentale per governare le transizioni e per migliorare le condizioni di vita e di lavoro nei territori. Serve un maggiore coinvolgimento degli enti locali, delle imprese e delle rappresentanze sociali per costruire accordi integrati che riguardino non solo il lavoro, ma anche sanità, trasporti, casa e servizi.

Guardando al futuro, qual è la sfida più urgente per il lavoro in Romagna?
Garantire un lavoro dignitoso, stabile, ben retribuito e sicuro. Le sfide ambientali, demografiche e tecnologiche ci impongono di innovare, ma l’innovazione non può escludere la persona. La partecipazione, che oggi è legge, rappresenta una grande opportunità: se sapremo attuarla, potremo costruire un modello economico più giusto e sostenibile, fondato sul protagonismo delle lavoratrici e dei lavoratori.

Sara Martano

( 10 luglio 2025 )

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