Ancora attesa per conoscere il destino dell’ex Ilva. E’ stata infatti rinviata al 15 luglio la nuova riunione che deciderà le sorti di quella che una volta era l’acciaieria più grande d’Europa. Due le ipotesi di Accordo di programma su cui si concentreranno, in questi giorni, gli approfondimenti tecnici e le valutazioni di Regione ed enti locali, con l’impegno assunto dalle parti di firmare il documento martedì. Ma c’è già un punto fermo: la decarbonizzazione dovrà essere più rapida, 12 anni sono troppi. Si scenderebbe a otto o a sette a seconda delle ipotesi. Andrebbe quindi verso un possibile rinvio la Conferenza dei servizi per l’approvazione della nuova Autorizzazione integrata ambientale.
“La prima opzione prevede di realizzare a Taranto tre forni elettrici con tre Dri (Direct reduced iron, ovvero gli impianti per realizzare il preridotto) - afferma il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso -. Per questa soluzione serve una nave rigassificatrice che fornisca il gas necessario ad alimentarli. La seconda ipotesi è che a Taranto si realizzino tre forni elettrici alimentati anche con un contratto di servizio da parte della società Dri Italia, che realizzerà però il preridotto in un’altra località del Sud di Italia dove sarà più facile il rifornimento, a miglior costo e convenienza, del gas necessario”. Urso ha precisato che in entrambi i casi sarà mantenuta la continuità produttiva e che in ambedue gli scenari, sono tre i forni elettrici per garantire 6 milioni di tonnellate di produzione. Sugli investimenti nei forni elettrici, precisa Urso “la prima scelta spetta a Taranto” ma “poi potremo valutare insieme se sarà utile e necessario creare le condizioni” perché si possa “eventualmente realizzare un forno elettrico per Genova e gli stabilimenti del Nord”. Diminuiscono quindi i tempi per la decarbonizzazione dello stabilimento, punto sul quale Regione Puglia ed enti locali hanno concentrato il proprio pressing. Da 12 a 8 anni nella prima ipotesi, da 12 a 7 nella seconda. Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha sottolineato l’aspetto ambientale spiegando che “laddove non intervenisse l’accordo rischieremmo di avere, da parte del Mase, l’autorizzazione per gli impianti così come sono adesso, senza avere la garanzia della decarbonizzazione. Rischio che vorremmo evitare”. Il sindaco di Taranto, Piero Bitetti, ha specificato che sono in corso valutazioni relative alla nave rigassificatrice, ma non in porto: “Ci sono varie proposte, senza nave o con una nave distante dall’abitato”.
Per la Fim bene gli avanzamenti che l’incontro tra il Governo e le Istituzioni Locali ha prodotto sulla realizzazione dell’accordo propedeutico all’avvio degli investimenti per il rilancio del gruppo ex Ilva. “Come organizzazioni sindacali - dichiarano il segretario generale Fim Cisl Ferdinando Uliano e il segretario nazionale Valerio D’Alò - saremo pronte a dare il nostro contributo come sempre fatto in questi lunghi anni di vertenza e nell’incontro fissato per giorno 15 luglio ribadiremo l’importanza di tenere insieme lavoro e salute non solo - ma soprattutto - a Taranto. È il momento che questo si traduca in azioni coraggiose concrete e per noi resta fondamentale che la totalità degli investimenti necessari alla decarbonizzazione del sito di Taranto, restino a Taranto. Gli impianti di DRI che serviranno ad alimentare la nuova Ilva - continuano i sindacalisti Fim - dovranno generare occupazione nel territorio dove la stessa ha già subito fortissimi ridimensionamenti e tensioni e, solo questi investimenti, potranno dare risposte ai lavoratori in attesa, al bacino dei lavoratori di Ilva in As ed al mondo degli appalti”.
Sara Martano