Martedì 27 maggio 2025, ore 21:53

Industria

Ex Ilva: salvare l’azienda e tutelare tutti i lavoratori

Gravissima l’indisponibilità di Mittal che conferma la volontà di chiudere la storia della siderurgia nel nostro Paese. Così i i segretari generali di Fim Cisl Roberto Benaglia, Fiom Cgil Michele De Palma e Uilm Uil Rocco Palombella a margine del confronto tra Governo e azienda in attesa dell’incontro di giovedì pomeriggio. “L’esito dell’incontro a Palazzo Chigi tra la delegazione del Governo e i vertici di Invitalia e ArcelorMittal - ribadiscono i sindacati - conferma quello che Fim Fiom Uilm hanno denunciato e per cui hanno mobilitato le lavoratrici e i lavoratori: la necessità di un controllo pubblico e la mancanza di volontà del socio privato di voler investire risorse sul futuro dell’ex Ilva”.

Da parte sua il Governo assicura che farà di tutto per salvare e rilanciare la siderurgia italiana, anche e soprattutto quella rappresentata dall’ex Ilva di Taranto che un tempo era il più grande sito siderurgico europeo. “Il Governo è in campo con la ferma intenzione di rilanciare la siderurgia italiana - ribadisce il ministro per le Imprese e il made in Italy Adolfo Urso interpellato anche oggi a Firenze all’inaugurazione di Pitti Uomo -. È in campo qui in Toscana, dove a breve annunceremo ulteriori investimenti nel sito siderurgico di Piombino; è in campo a Terni, dove entro poche settimane concluderemo l’accordo di programma per il rilancio di quel sito siderurgico; è in campo con le acciaierie del nord che hanno aperto recentemente i nuovi stabilimenti produttivi green, anche con la partecipazione ovviamente delle risorse pubbliche; è in campo con Acciaierie d’Italia, cioè con l’ex Ilva, perché riprenderemo in mano la situazione dopo i disastri che sono stati realizzati dai governi precedenti, per fare di quel sito il più grande sito siderurgico green d’Europa. Noi siamo convinti di riuscirci”.

Resta però ancora incerto il futuro per i 20mila lavoratori dell’azienda, mentre il Governo ha stabilito nella legge di Bilancio, per le imprese di interesse strategico nazionale che hanno in corso piani di riorganizzazione aziendale con almeno mille lavoratori dipendenti, un ulteriore periodo di cassa integrazione salariale straordinaria fino al 31 dicembre 2024. La norma dovrebbe riguardare anche i dipendenti di Acciaierie d’Italia. Al momento sono in cassa integrazione 3mila lavoratori di cui circa 2.500 a Taranto, dove prosegue il presidio degli autotrasportatori davanti alla portineria C dello stabilimento che chiedono il pagamento di fatture scadute denunciando ritardi inaccettabili. Anche il presidente di Confindustria Taranto, Salvatore Toma, esprime forti timori sugli scenari che potrebbero aprirsi a breve per le sorti dello stabilimento: “In primis - afferma - il ricorso all’amministrazione straordinaria già subita pesantemente nove anni fa, che oggi si vorrebbe scongiurare”.

Insomma la situazione si fa sempre più drammatica e peggiora di giorno in giorno per questo serve una soluzione urgente. “Nell’incontro di giovedì - concludono Fim, Fiom, Uilm - ci aspettiamo dal Governo una soluzione che metta in sicurezza tutti i lavoratori, compreso quelli dell’indotto, e garantisca il controllo pubblico, la salvaguardia occupazionale, la salute e la sicurezza, il risanamento ambientale e il rilancio industriale”. La priorità rimane in tutti i casi la continuità produttiva dello stabilimento e la salvaguardia dei dipendenti diretti e e dell’indotto.
Sara Martano

( 9 gennaio 2024 )

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