Venerdì 30 maggio 2025, ore 18:05

Industria

Ex Ilva: tremano anche Novi Ligure e gli altri siti piemontesi

Dal 7 maggio, quando nello stabilimento della ex Ilva di Taranto è bruciato un altoforno, poi sequestrato dalla magistratura, la cassa integrazione è raddoppiata in tutti i siti italiani del gruppo siderurgico, coinvolgendo complessivamente quasi 4 mila addetti. Il provvedimento ha coinvolto anche i 3 stabilimenti piemontesi di Acciaieria d’Italia: Novi Ligure, Racconigi e Gattinara. Nello stabilimento di Novi Ligure, nell’alessandrino, lavorano circa seicento persone, senza contare manutentori, autotrasportatori, addetti alle mense e alle pulizie. Nella fabbrica di Racconigi, nel cuneese, i lavoratori sono circa 90, mentre a Gattinara, in provincia di Vercelli, i dipendenti della Sanac, controllata dalla ex Ilva, sono un centinaio.

La nuova richiesta di cassa integrazione coinvolge per ora a rotazione 165 lavoratori dell’impianto di Novi Ligure, dove erano in cassa prima dell’incidente già 150 addetti, e 45 del sito di Racconigi (il 52% del totale), in provincia di Cuneo. Ma i numeri potrebbero ancora aumentare, secondo le organizzazioni sindacali, vista la difficile situazione che si è determinata nella fabbrica di Taranto con il sequestro dell’altoforno 1 e la conseguente riduzione della produzione di acciaio. La galassia dell’ex Ilva in Piemonte, dove l’acciaio prodotto nella città pugliese viene lavorato e trasformato, è formata da un centinaio di aziende e da circa 3 mila lavoratori, tra diretti e indiretti. 

“Siamo preoccupati soprattutto del futuro degli impianti piemontesi dell’ex Ilva, a partire dal sito di Novi Ligure che è il più grande e che occupa direttamente diverse centinaia di persone e dà lavoro a tantissime altre dell’indotto - spiegano i segretari generali di Fim Alessandria-Asti e Piemonte, Luigi Tona e Tino Camerano. Per noi diventa fondamentale comprendere come si va avanti. In questa nuova situazione che si è determinata nutriamo molti dubbi sulla tenuta dell’operazione con Baku Steel. Servono al più presto garanzie da parte del governo per la continuità della produzione e la tenuta occupazionale”.

Anche la Cisl confederale segue da vicino la vicenda, partecipando da più di un anno, insieme ai sindacati di categorie e agli altri soggetti istituzionali ed economici al tavolo regionale permanente sulla crisi della ex Ilva. “Il settore dell’acciaio - dicono i segretari generali Cisl di Alessandria-Asti e Piemonte, Marco Ciani e Luca Caretti - è strategico per l’economia piemontese dove c’è una forte presenza di industrie manifatturiere. Le priorità del nostro territorio restano quindi la continuità produttiva, le tutele per i lavoratori diretti e dell’indotto, e la sicurezza negli stabilimenti. Per questo confidiamo in un cambio di passo del governo nazionale per non disperdere il patrimonio di competenze dei lavoratori e per evitare un ulteriore brutto colpo occupazionale a una regione già fortemente provata dalla crisi”.

Intanto, dopo la decisione di rinviare al 9 giugno l’incontro nazionale tra governo, sindacati e azienda sul caso Acciaieria d’Italia, i sindacati dei metalmeccanici piemontesi hanno scritto al presidente Cirio, chiedendo di riprogrammare la riunione del tavolo regionale di crisi sull’ex Ilva già fissato per il giorno 29 maggio al Grattacielo Piemonte al quale erano invitati anche i commissari governativi e i due direttori generali di Ilva e Acciaierie d’Italia, entrambe in amministrazione straordinaria. Il tavolo permanente della Regione sulla ex Ilva riunisce, oltre al presidente e al vicepresidente della regione, che ha anche la delega sul lavoro, i sindacati, le Province e i Comuni che ospitano stabilimenti del gruppo. “Seguiamo con molta attenzione gli sviluppi della vicenda”: hanno commentato i vertici della Giunta regionale piemontese, Alberto Cirio ed Elena Chiorino. 

Rocco Zagaria 

( 27 maggio 2025 )

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