Presidio ad oltranza davanti alla stazione ferroviaria di Cornigliano con vista acciaierie dopo assemblea e corteo, fiato sospeso e sguardo a Roma dove venerdì prossimo ci sarà un incontro con il ministro Urso per trovare uno spiraglio di luce su quello che Christian Venzano, segretario generale Fim Cisl Liguria “il momento più a rischio mai vissuto dalla siderurgia del Paese”. E’ questa la fotografia del dramma epocale della profonda crisi dell’acciaio in Italia e che a Genova tocca il cuore di tutti, vedendo lo stabilimento negli anni d’oro da 12mila occupati ed ora a 1.200, a rischio chiusura. Con conseguente peso umano e sociale spaventoso. “Si deve tornare al piano industriale precedente - invoca Venzano - perché l’idea del ciclo corto mette in grosse difficoltà tutto il gruppo più grande d’Europa. Vuol dire vendere il materiale nero, cioè grezzo e non lavorarlo negli stabilimenti che verrebbero tagliati fuori. E’ assurdo che si blocchi la zincatura. Inoltre non producendo c’è anche il problema dei macchinari che quando ripartono rischiano di funzionare male o non funzionare”. Su Genova 200 degli addetti sono impegnati in lavori socialmente utili con il Comune, gli altri mille sono nello stabilimento ma il rischio di perdita del lavoro riguarda, alla fine, tutti. E Venzano indica come unica via d’uscita che “il governo si prenda la responsabilità in attesa di compratori che devono però essere industriali del settore, perché se si tratta di Fondi non ci vanno bene, sono investitori e non industriali”. E sottolinea che il ciclo corto “non piace ai sindacati perché mette a rischio tutti i siti”, ribadendo come occorra tornare al piano industriale che, afferma il leader Cisl dei metalmeccanici in Liguria, “parla di rilancio con investimenti verso la decarbonizzazionee sugli impianti in attesa che si facciano avanti dei compratori. Non vogliamo fermare l’impianto; si deve mandare più materiale possibile agli stabilimenti del Nord da lavorare”. Fa eco e rafforza il concetto del no al ciclo corto Nicola Appice, coordinatore rsu Fim Cisl per Cornigliano: “Significherebbe la chiusura degli stabilimenti del Nord. Hanno detto che faranno andare solo il ciclo latta, quindi la banda zincata, ovvero due terzi della produzione di Genova verrà fermata. In questo modo solo un quarto dello stabilimento sarà in marcia ed è solo l’inizio. Se non viene ritirato il piano corto sarà un massacro”. Parole, quelle dei due cislini, cariche di ansia che manifestano la situazione di angoscia della stessa industria genovese oltre che di migliaia di famiglie. Intanto il governatore ligure Marco Bucci dice che “se siamo riusciti a ottenere perlomeno la latta, adesso stiamo lavorando per la zincatura, quindi andremo avanti anche per questo. C’è da negoziare e andremo avanti a negoziare, ma siamo in attesa del compratore finale e faremo tutto il possibile affinché questo possa avvenire entro il 28 febbraio”. Da Palazzo Tursi la sindaca Silvia Salis si dice “preoccupata perché non c’è un progetto su come mantenere insieme tutti i siti, su come fare gli investimenti, non c’è chiarezza sugli investitori e soprattutto la cosa più importante e che spaventa di più le lavoratrici e i lavoratori è che lo Stato non si è impegnato in caso di mancata assegnazione”. E conclude: “Da sindaca di Genova voglio che questa cosa vada in porto. Continuerò a incontrare il ministro e a chiedergli: aspettiamo febbraio e capiamo quali sono gli investimenti e se non ci sono cosa facciamo?”
Dino Frambati

