Occhi puntati sulla vertenza Sider Alloys di Portovesme, lo stabilimento ex Alcoa di allumino primario con sede nel Sulcis in Sardegna.
Nell’ultimo incontro al Mimit l’azienda non ha dato alcuna certezza sulla ripresa produttiva della fabbrica nonostante la garanzia Sace ottenuta prima di Natale che dovrebbe sbloccare 17 milioni di investimenti cruciali per rimettere in marcia lo stabilimento.
Al tavolo romano al Ministero delle Imprese e del Made in Italy convocato con i sindacati e i vertici aziendali si attendeva un passo in avanti concreto per un settore considerato strategico, invece nulla. Anzi, fanno sapere le sigle sindacali, è emersa la volontà di ridurre la forza lavoro e non vi è stata alcuna schiarita sui pagamenti arretrati delle tredicesime nè sulla definizione di un cronoprogramma che faccia conoscere il piano di rilancio produttivo e occupazionale.
Per questo motivo le segreterie territoriali e nazionali di Fim, Fiom e Uilm danno un giudizio “assolutamente negativo”nei confronti della Sider Alloys.
I sindacati inoltre sollecitano una maggiore partecipazione sia di Invitalia sia dell’assessora regionale all’Industria: “Entrambi - dicono Fim, Fiom e Uilm - hanno limitato le loro presenze a blande dichiarazioni, che fanno emergere la poca attenzione istituzionale sulle problematiche esistenti”.
Durante l’incontro inoltre, aggiungono i sindacati, non è stato fornito nessun dettaglio ulteriore al progetto di revamping. Lavoratori e sindacati sono preoccupati per il loro futuro lavorativo anche perché l’azienda, al momento, non ha rinnovato i contratti a termine e sta ritardando i pagamenti alle ditte esterne con un ulteriore riflesso occupazionale negativo su queste aziende.
Da parte sua anche la Regione Sardegna, con le assessore del Lavoro, Ada Lai e dell’Industria, Anita Pili, ha manifestato l’esigenza di avere reali garanzie sul futuro della fabbrica, alla luce delle ulteriori risorse stanziate dai fondi del proprio bilancio per circa 2,5 milioni di euro. Le due esponenti della Giunta hanno ricordato che sono più di 300 i lavoratori che attendono da anni di essere reintegrati, ritenendo per questo ormai improcrastinabile che giunga la conferma della reale e concreta volontà di ripresa dell’attività di produzione dell’alluminio, con la sua attesa ricaduta occupazionale. L’assessorato del Lavoro, è stato sottolineato, sta intervenendo con una indennità a integrazione del reddito pari a 500 euro mensili a favore dei lavoratori che percepiscono la mobilità in deroga.
Le parti sono state convocate nuovamente al Ministero delle Imprese e del Made in Italy il 6 e il 19 febbraio.
Sara Martano