Negli ultimi mesi, a ridosso del Micam, il Salone internazionale della calzatura, si sono moltiplicati gli appelli del mondo imprenditoriale e delle associazioni datoriali sullo stato di crisi del comparto moda, con particolare preoccupazione per il settore calzaturiero. Le richieste avanzate - incentivi fiscali, riduzione del costo del lavoro, estensione della Zes - evidenziano una fase che, per la Femca Cisl Marche, non può essere affrontata solo con misure emergenziali. “Affrontare la situazione solo con strumenti emergenziali - avverte Francesco Interlenghi, segretario generale aggiunto Femca Cisl Marche - significa ignorare le vere criticità strutturali di un comparto che ha bisogno di una strategia industriale stabile e condivisa”. I numeri parlano chiaro. Nel primo semestre del 2024, l’export marchigiano delle calzature è calato del 12,4%, fermandosi a 1,3 miliardi di euro. Una flessione che pesa su ordini, fatturati e prospettive occupazionali. Le Marche contano circa 2.300 aziende calzaturiere e oltre 18.000 addetti, con il cuore produttivo concentrato nella provincia di Fermo.
Il distretto fermano-maceratese, per decenni fiore all’occhiello del “made in Italy” e modello di eccellenza artigiana, oggi si trova a un bivio. “Il sistema diffuso di piccole e micro imprese che ha garantito successo e riconoscibilità internazionale al nostro territorio non riesce più a reggere la competizione di un mercato globale sempre più integrato - spiega Francesco Interlenghi -. Oggi la sfida si gioca su innovazione tecnologica, digitalizzazione dei processi, internalizzazione, diversificazione dei mercati e dimensionamento aziendale”.
Da qui la richiesta alla Regione Marche di proseguire i lavori del Tavolo regionale della Moda e delle politiche di filiera, considerato essenziale “per costruire politiche di filiera condivise e superare logiche campanilistiche. Solo una strategia unitaria, capace di trasformare in opportunità gli investimenti già realizzati dalle grandi griffe della moda, passando da logiche di concorrenza al ribasso ad una vera catena del valore fondata su qualità, sostenibilità, diritti e rispetto del lavoro può restituire - sottolinea Interlenghi - prospettiva a un settore che rappresenta il cuore manifatturiero del territorio fermano”.
Per il sindacato, la rinascita del distretto passa anche dalla formazione. “È indispensabile rafforzare la collaborazione con il mondo scolastico, universitario, con gli Its e con gli enti formativi presenti nel territorio, così da supportare percorsi di ricerca, formazione e trasferimento tecnologico. Senza nessun investimento sulle competenze, rischiamo di perdere non solo occupazione, ma anche il patrimonio “del saper fare” che ha reso grande la nostra regione” afferma Interlenghi. La Femca Cisl sottolinea inoltre “l’urgenza di costruire una vera “filiera dei diritti”, che faccia delle Marche il distretto della legalità e della sicurezza, contrastando ogni forma di dumping contrattuale e irregolarità”.
Innovazione e crescita passano anche attraverso la cultura della salute nei luoghi di lavoro, la tutela ambientale e il protagonismo delle lavoratrici e dei lavoratori. Il rafforzamento delle Rsu, come presenza attiva e propositiva, è per la Cisl garanzia di un modello di sviluppo più partecipato e responsabile. La difficile congiuntura internazionale impone una doppia sfida: da un lato difendere i posti di lavoro, evitando chiusure e licenziamenti attraverso strumenti di sostegno e ammortizzatori sociali; dall’altro ripensare il distretto con strategie di ampio respiro, capaci di incidere sulle infrastrutture, di attrarre investimenti e di promuovere percorsi di innovazione. In questo scenario, è indispensabile rafforzare il ruolo della contrattazione collettiva e, in particolare, della contrattazione di secondo livello, così da redistribuire in modo più equo la ricchezza prodotta in un territorio che registra i salari più bassi della regione e ben al di sotto della media nazionale.
“La sfida - conclude Interlenghi - è duplice: difendere l’occupazione e allo stesso tempo ridisegnare il modello produttivo del territorio. Serve un nuovo patto tra istituzioni, imprese e lavoratori per costruire un distretto competitivo, innovativo e sostenibile, capace di generare lavoro stabile e di qualità. Siamo pronti al confronto, perché il futuro del “saper fare fermano”, riconoscibile nel mondo, dipende inevitabilmente dalle scelte che si faranno oggi”.
Cinzia Castignani

