Il futuro dell'ex Ilva resta incerto. Le prospettive non sono ancora chiare, i tempi sono strettissimi e sindacati e lavoratori restano all’erta. L’ultimo incontro a Palazzo Chigi non ha rasserenato gli animi. E il tempo stringe. Venerdì, infatti, si chiuderà la partita per l’acquisizione dell’azienda. I rumors danno probabile vincitore della gara il gruppo Baku Steel, i cui rappresentanti hanno fatto un giro nello stabilimento tarantino - per una visita tecnica, per vedere il funzionamento delle centrali e degli altri impianti - e sono poi volati a Roma.
Il ministero delle Imprese e commissari mantengono comunque il massimo riserbo sull’esito della gara, anche per evitare il rischio di ricorsi. Secondo alcune indiscrezioni, sembra che Baku chieda una partecipazione pubblica nell’ex Ilva.
Quello della presenza dello Stato è un tema su cui spingono da tempo i sindacati, che hanno incontrato il Governo a palazzo Chigi per parlare della condizione dei lavoratori e delle prospettive per il futuro dell'azienda. Il ministro Urso ha chiarito che “nella seconda metà di marzo, i commissari, dopo le dovute verifiche e il confronto delle offerte, chiederanno al Mimit l'autorizzazione per avviare il negoziato in esclusiva con il soggetto ritenuto migliore”. Contemporaneamente al negoziato in esclusiva sarà aperta la procedura antitrust e sarà esercitata la golden power di controllo, presidio e salvaguardia dell'azienda.
Tra le conferme arrivate dal Governo, quella relativa alla volontà di avere la “massima occupazione lavorativa possibile, sia negli impianti sia nell'indotto dell'ex Ilva e la piena decarbonizzazione della produzione”.
“A noi preoccupa - ha detto il segretario generale di Fim, Ferdinando Uliano al termine dell’incontro - che il termine fissato è il mese di giugno. Avremmo due mesi di tempo per sviluppare una trattativa e mettere in sicurezza le questioni che abbiamo posto”. Entro quel termine ci dovrà essere anche l'Autorizzazione Integrata Ambientale. Uliano ha evidenziato che, secondo quanto detto dal Governo, tutte le proposte presentate prevedono la decarbonizzazione, “quindi un processo che vede una fase di transizione con l’utilizzo degli altiforni”.
“Abbiamo giudicato positivamente l'aspetto della partecipazione pubblica - ha proseguito il sindacalista -. Ci hanno detto che faranno un emendamento su questo. Ma non ci hanno precisato come verrà fatta l'operazione perché non l’hanno ancora presa in esame. Sanno come non dev’essere fatta: come con ArcelorMittal, quando si finanziava ma non si decideva nulla. Devono essere costruiti tutti i meccanismi di garanzia rispetto alla gestione e implementazione industriale”. Il tempo, ha ribadito Uliano, è veramente risicato. “La quadratura del cerchio - ha aggiunto - è un'impresa non certamente semplice e facile”.
Tra le priorità dei sindacati, su cui trovare la quadra entro giugno, c’è la salvaguardia occupazionale. “Non un lavoratore di meno - ha detto a proposito Michele De Palma, segretario generale Fiom -. I lavoratori che hanno difeso l'azienda sono tutti quanti in questo processo di transizione verso la decarbonizzazione”.
Sul tema lavoratori è tornato anche Rocco Palombella, il segretario generale Uilm, che ha chiesto “zero esuberi” e ribadito la richiesta sindacale di “conoscere il piano industriale”.
Ilaria Storti