Domenica 5 maggio 2024, ore 3:55

Sviluppo sostenibile 

Ambiente in Costituzione, la tutela va tradotta in buone pratiche 

Per accelerare la transizione verso lo sviluppo sostenibile occorre dare effettiva attuazione alla modifica della Costituzione approvata lo scorso anno che inserisce, tra i compiti della Repubblica, la tutela dell'ambiente anche nell'interesse delle future generazioni e il principio in base al quale l'attività economica privata non può svolgersi danneggiando l'ambiente e la salute. È la richiesta dell'Asvis, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, che ha promosso l’incontro ”Costituzione, ambiente e future generazioni: un anno dopo, a che punto siamo?”. Un'occasione per riflettere sulla importante riforma, in vigore dal 22 febbraio 2022, che inserisce tra i compiti della Repubblica (articolo 9) la tutela dell'ambiente anche nell'interesse delle future generazioni e il principio in base al quale l'attività economica privata non può svolgersi danneggiando l'ambiente e la salute (articolo 41).
Nel suo messaggio il Capo dello Stato Mattarella ha parlato di ”sfide che si rinnovano nella storia dell'umanità e che hanno visto le Nazioni Unite, con l'Agenda 2030, indicare con puntualità gli obiettivi possibili e necessari in questo arco di tempo. L'Unione Europea e la Repubblica non possono evadere un impegno in questa direzione”. Da parte sua la ministra per le Riforme istituzionali Casellati ha osservato che ”l’introduzione della tutela dell’ambiente in Costituzione è una delle più importanti riforme costituzionali approvate dal Parlamento e riflette non soltanto la crescente consapevolezza e sensibilità della pubblica opinione e delle forze politiche sui temi ambientali, ma anche l'evolversi dell'orientamento stesso della giurisprudenza costituzionale in materia”.
Per Asvis ”spetta ora a Governo e Parlamento dotarsi di strumenti adeguati per garantire la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile, in particolare introducendo criteri per valutare la costituzionalità delle nuove leggi, misurandone gli effetti sui 17 Obiettivi dell'Agenda 2030, in un'ottica di giustizia intergenerazionale e definire la sostenibilità ambientale e sociale degli investimenti pubblici. Va inoltre recepita al più presto la direttiva europea sulla rendicontazione dell'impatto sociale e ambientale dell'attività delle imprese”. Sono passati sette anni dalla firma dell'Agenda 2030, ha ricordato il presidente dell’Asvis Stefanini, e ne mancano altrettanti per arrivare al 2030, data entro cui l'Italia si è impegnata insieme ai 193 Stati membri dell'Onu, a cambiare in profondità l'attuale insostenibile modello di sviluppo. Lo scorso anno, con l'unanimità del Parlamento, per la prima volta nella storia della Repubblica sono stati modificati i principi fondamentali della Costituzione nella direzione indicata dall'Asvis fin dal 2016.
Nel suo intervento, il direttore scientifico dell’Asvis Giovannini ha illustrato le proposte dell’Alleanza per dare attuazione ai nuovi principi costituzionali. In particolare: modificare i criteri in base ai quali il Parlamento valuta la costituzionalità delle nuove leggi; emanare una direttiva del Presidente del Consiglio che preveda l'inserimento nelle relazioni illustrative delle proposte di legge di una valutazione sull'impatto atteso sui 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile; modificare i criteri con cui il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile valuta le proposte per i nuovi investimenti pubblici in base all'impatto sui 17 Obiettivi dell'Agenda 2030, completando il processo avviato nella scorsa legislatura; adottare in tempi brevi la nuova Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile predisposta dal ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica; recepire al più presto la direttiva europea sulla rendicontazione non finanziaria delle imprese, così da migliorare la valutazione d'impatto economico, sociale e ambientale dell'attività svolta e accelerare l'adozione di comportamenti più sostenibili. Nelle conclusioni dell'incontro, Stefanini ha ricordato che ”la coerenza delle politiche dipende dalla costruzione di un sistema multilivello di strategie e di agende nazionali e territoriali per lo sviluppo sostenibile, centrato sull'approccio dell'Agenda 2030”.
Intanto su quali sono le infrastrutture necessarie è ancora scontro. Il rapporto ”Pendolaria 2023” di Legambiente sottolinea che nel Mezzogiorno circolano meno treni, più vecchi - con un'età media di 18,5 anni, in calo rispetto a 19,2 del 2020 ma più elevata degli 11,9 di quelli del nord - e su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate. In Sicilia, le corse dei treni regionali sono ogni giorno 506 contro le 2.173 della Lombardia, dove la popolazione è pari al doppio dei siciliani. Per Legambiente la ”cura del ferro” deve essere una priorità per il governo Meloni, prevedendo 2 miliardi di euro all’anno fino al 2030, recuperabili dal bilancio dello Stato specialmente all’interno del vasto elenco di sussidi alle fonti fossili. Dal 2010 al 2020 ”sono stati fatti più investimenti sulle infrastrutture per il trasporto su gomma che su ferro" dice Legambiente che richiama i dati del Conto nazionale trasporti secondo cui sono stati realizzati 310 km di autostrade, più migliaia di chilometri di strade nazionali, a fronte di 91 chilometri di metropolitane e 63 km di tranvie. Eppure "l'Italia ha bisogno di aumentare sensibilmente i passeggeri in metro e in treno, se vuole migliorare anche la qualità dell'aria e ridurre le emissioni di Co2 come previsto dall'Accordo di Parigi”.
”Bisogna smetterla di rincorrere inutili opere come il Ponte sullo Stretto di Messina”, dice il presidente di Legambiente Stefano Ciafani con un messaggio diretto al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Salvini, che da parte sua insiste: ”Sul Ponte entro marzo ci sarà un intervento del Consiglio dei ministri”. L’obiettivo è far sì che la posa della prima pietra avvenga entro la fine del 2024. Salvino sostiene: ”Il Ponte costa di più non farlo che farlo, all’Italia e alla Sicilia”. E a proposito di emissioni ”esiste uno studio che stima che 140 mila tonnellate co2 verrebbero risparmiate dall’eliminazione dei traghetti e dalla creazione di un collegamento stabile e veloce. Ma il Ponte ha bisogno dell'alta velocità Messina-Palermo e Salerno Reggio Calabria”.
L’istituzione di un ”Tavolo Ponte” è sollecitata dalla Cisl di Messina attraverso il segretario generale Antonino Alibrandi che già nelle scorse settimane aveva chiesto a più riprese la necessità di avviare sin da subito la programmazione della formazione delle maestranze e delle professionalità necessarie alla realizzazione del Ponte sullo Stretto. Per Alibrandi ”serve un confronto serio con l'istituzione di un tavolo che possa dare il via a quei processi di sinergia e coesione per formare quelle condizioni fondamentali a formare operai e manodopera per il Ponte sullo Stretto la cui realizzazione potrebbe partire nel giro di qualche mese”. Leggendo i dati sull'impatto occupazionale, aggiunge Alibrandi, ”siamo convinti che è sempre più necessario creare una sinergia attiva per evitare di ritrovarci con la realizzazione di un’infrastruttura importantissima e strategica ma senza un impatto importante, negli anni, in termini di occupazione e sociale per il territorio. Non servono solo operai, serve tutto un sistema che va costruito e organizzato affinché possano esserci tutti quei servizi che necessitano in parallelo con la realizzazione dell'opera”. Per questo la Cisl chiede la realizzazione di un Tavolo che metta insieme Istituzioni, parti datoriali e sociali del territorio. "È una grande opportunità che Messina non può perdere - conclude Alibrandi - né in termini occupazionali che strategici. Su una grande opera come il Ponte sullo Stretto non si possono avere ideali politici o personalistici, bisogna guardare al valore aggiunto che l'infrastruttura può dare e avere la capacità di stare insieme perché con il Ponte si devono avviare tutti quei processi di infrastrutturazione dei quali ha bisogno del territorio”.
Giampiero Guadagni

( 23 febbraio 2023 )

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