Mercoledì 24 aprile 2024, ore 15:02

Intervista

Autonomia differenziata: “opportunità per tutte le Regioni”

Con la firma del Presidente del Consiglio è stato ufficialmente istituito il Comitato per l'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni, preliminari per l’approvazione dell’autonomia differenziata, che supporterà il lavoro della cabina di regia. Il Comitato, costituito da 61 esperti (tra i quali Giuliano Amato) è presieduto dal professor Sabino Cassese, ex giudice della Corte Costituzionale. Le opposizioni hanno criticato la scelta del Governo, parlando di Camere ”esautorate”. Ma Cassese assicura: ”Il Parlamento resterà il dominus della decisione, tutti gli altri organi sono strumentali rispetto al Parlamento”.


Professor Cassese, quali sono i rischi e quali le opportunità dell’autonomia differenziata?
Le opportunità sono due. In primo luogo, la possibilità che alcune Regioni affrettino il passo, dando il buon esempio. In secondo luogo, la possibilità che le Regioni che restano dietro seguano il buon esempio. Ma non si può dimenticare anche il vantaggio che venga finalmente data attuazione alla norma costituzionale che prevede la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni, in modo da garantire uno stesso grado di erogazione dei servizi nelle diverse regioni.

Cosa risponde invece a chi sostiene che la Costituzione non si può toccare?
La Costituzione merita il nostro patriottismo costituzionale. Ma questo non può essere acritico. Innanzitutto, gli stessi costituenti riconobbero che nella Costituzione mancasse un meccanismo di stabilizzazione dei governi. In secondo luogo, la Costituzione ha avuto una attuazione lentissima: basta ricordare che le Regioni sono state introdotte di fatto 22 anni dopo l’entrata in vigore della Carta costituzionale. Infine, vi sono ancora molti articoli della Costituzione non solo inattuati, ma anche dimenticati. Penso a quello sui consigli di gestione, a quello sulle comunità di lavoratori e di utenti, a quello sull’uguaglianza in senso sostanziale, a quello sul dovere di lavorare, a quello sulla registrazione dei sindacati. Ma ve ne sono anche molti altri.

Siamo ancora nella prima fase di una legislatura che molti definiscono costituente. Qual è il metodo migliore per riforme davvero condivise?
La strada maestra è quella indicata dalla stessa Costituzione, la procedura di revisione costituzionale che ben conosciamo, anche a causa dei tentativi falliti del 2006 e del 2016. Ma non è da escludere l’altra possibilità, quella di un’assemblea costituente che ponga mano alla sola seconda parte della Costituzione, purché l’assemblea venga eletta sulla base di una legge costituzionale e quindi con tutte le garanzie che la stessa Costituzione prevede.

Nel corso degli ultimi anni si registra un costante declino della partecipazione elettorale. Le riforme possono essere un antidoto o al contrario l'astensionismo può impattare sul cammino delle riforme?
L’astensionismo diminuirà soltanto quando riusciremo ad avere nuovamente dei veri propri partiti. Nella prima fase della storia repubblicana essi avevano iscritti che ammontavano a circa l’8% della popolazione. Ora siamo scesi a meno del 2% della popolazione. Quindi, i partiti, più che organizzazioni sociali, sono ormai organi dello Stato. Le loro radici sociali sono limitatissime. Sono una ristretta oligarchia. Inoltre, l’offerta politica è praticamente nulla, perché ridotta a slogan. Ciò che colpisce è il forte divario tra partecipazione politica attiva, che è bassissima, e partecipazione politica passiva, che è molto alta.

Nelle settimane scorse la ministra per le Riforme Casellati ha svolto una sorta di consultazioni con tutte le forze politiche sulle ipotesi di nuove forme di Governo. Tra presidenzialismo o semipresidenzialismo alla francese, sembra rafforzarsi l'ipotesi premierato. Quale è la strada più percorribile? E quale legge elettorale si addice maggiormente alla realtà italiana?
Bisogna valutare qual è la forma più efficace per dare continuità all’azione di governo e anche qual è la forma che può raccogliere maggiori consensi. In questo momento è quella del premierato: la scelta parlamentare del Presidente del consiglio, una sua durata in carica garantita costituzionalmente, la nomina dei Ministri da parte del presidente, la possibilità di interrompere l’azione di Governo solo grazie ad una mozione di sfiducia costruttiva. In quanto alla legge elettorale, penso che la soluzione migliore sia quella del ritorno alla legge Mattarella del 1994.

Professor Cassese, ci saranno effetti economici sulle nostre tasche se non si metterà mano a quelle riforme spesso descritte come lontane dagli interessi concreti degli italiani?
Se riusciremo un bel giorno ad avere un Governo più stabile, un’amministrazione più efficiente, e un corpo giudiziario più produttivo e meno invasivo, gli effetti economici ci saranno e saranno positivi. L’Italia guadagnerà molti punti nelle classifiche mondiali.

Nel sommario delle riforme istituzionali necessarie al Paese, a suo giudizio potrebbe essere inserito anche il tema della partecipazione dei lavoratori? E nel caso c'è un modello che ritiene più adatto alla realtà italiana?
La norma sui consigli di gestione è nella Costituzione. Il progetto di legge fu preparato dal mio maestro Massimo Severo Giannini e firmato dal ministro socialista Morandi. Tutto sarebbe pronto per realizzare la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese.

Giampiero Guadagni

( 31 marzo 2023 )

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