Sabato 25 gennaio 2025, ore 7:37

Lavoro

Crisi di fascino della Marca trevigiana: i cittadini stranieri non la scelgono più

In una provincia in cui fra una decina d’anni mancheranno all’appello almeno 40 mila lavoratori, anche i cittadini stranieri cominciano a guardarsi attorno e scegliere come luogo di residenza zone meno costose e dove è più facile trovare una casa per vivere. È quanto emerge dal 19esimo Rapporto sulla presenza e sulla distribuzione degli immigrati nella provincia di Treviso, realizzato da Caritas, Migrantes, Anolf, Cisl Belluno Treviso e cooperative La Esse e Una Casa per l’Uomo. Una ricerca che mina alla base il mito del ricco e attrattivo Nord Est, che comincia a vacillare sotto il peso dell’inflazione, della carenza di alloggi e del lavoro che di certo non manca, ma che spesso è povero. 
Il report evidenzia una flessione del 3% rispetto al biennio precedente del numero di stranieri residenti nella Marca trevigiana: 89.366 al 1° gennaio 2024 (10% della popolazione della provincia). I minori rappresentano un quinto dei residenti stranieri, ma i nuovi nati figli di entrambi genitori non italiani sono in calo: -12% rispetto a 4 anni fa.
La diminuzione delle presenze, secondo le associazioni promotrici dello studio, si colloca in un contesto di graduale perdita di attrattività della provincia di Treviso per i migranti stabili: l’area, che ha vissuto un boom di immigrazione negli anni Novanta, ormai da diversi anni non si colloca più ai vertici regionali né per numero complessivo di residenti stranieri, né per la loro incidenza sul totale della popolazione.
Nel raffronto con i dati regionali, la Marca trevigiana si colloca al terzo posto nella graduatoria delle province per numero di residenti stranieri, dopo Verona e Padova. Vicenza e Treviso, storiche province di immigrazione, mostrano dunque in questi anni un progressivo rallentamento dei ritmi di crescita. Quanto a incidenza sul totale della popolazione, nel 2008 quella rilevata a Treviso (9,9%) era la più alta della regione, raggiungendo il picco nel biennio 2013/2014 (11,3%). Nel 2023 è al 10,2%, collocandosi al quarto posto della graduatoria regionale.
Per quanto riguarda l’occupazione, il numero di lavoratori stranieri nel 2023 risulta pari a 53.548, il 13,5% del totale. Nel 2023 la domanda di lavoro ha presentato un andamento inferiore rispetto alle buone performance osservate nel biennio precedente (assunzioni totali -7%; italiani -8%; stranieri -4%). Questo rallentamento è dipeso da un lato dalle ripercussioni di un contesto economico ancora incerto, e dall’altro da significative criticità nel reclutamento di manodopera, influenzate negativamente dalla difficoltà di incontro tra domanda e offerta e dal calo demografico, che sta ridimensionando il bacino dei lavoratori disponibili.
Per il segretario generale della Cisl Belluno Treviso Francesco Orrù “è necessaria una politica di accoglienza e integrazione per affrontare l’emergenza demografica e garantire il futuro del territorio. Abbiamo un disperato bisogno di lavoratori migranti, perché tutte le analisi demografiche confermano che nei prossimi dieci anni in provincia mancheranno almeno 40 mila lavoratori. E il rischio non riguarda solo il mercato del lavoro, ma è lo stato sociale stesso ad essere messo in discussione. Senza un intervento efficace, andremo verso l’involuzione sociale e la perdita di competitività. I posti di lavoro ci sono, ma i lavoratori scelgono di non venire qui perché il sistema non è più in grado di offrire servizi adeguati a chi vuole costruirsi una vita. Mancano asili nido, trasporti efficienti, soluzioni abitative accessibili. Come Cisl, crediamo che nei prossimi anni avremo due compiti fondamentali: da un lato, attrarre nuovi lavoratori per sostenere lo sviluppo del territorio; dall’altro, garantire loro i servizi necessari per una vita dignitosa. Questo obiettivo non può prescindere da una vera politica di accoglienza e integrazione. Servono interventi concreti e una nuova visione basata su un umanesimo sociale, che metta al centro le persone, le loro esigenze e il futuro delle comunità. Solo così potremo affrontare questa sfida e garantire un futuro sostenibile per il nostro territorio”.
Federica Baretti
 

( 9 gennaio 2025 )

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