Il cielo è minaccioso a Catania. La città si è risvegliata con i segni del devastante nubifragio che appena 24 ore fa ha colpito la Sicilia orientale. Le strade trasformate in torrenti in piena che hanno travolto tutto. La paura è che il peggio debba ancora venire. In particolare si teme l'arrivo del "Medicane", l'uragano del Mediterraneo, previsto per domani e venerdì. Un fenomeno un tempo raro ma che a causa dei cambiamenti climatici, si sta riproponendo con maggior frequenza negli ultimi anni.
Il governatore Nello Musumeci ha avuto stamane un colloquio con il capo della Protezione civile nazionale, Fabrizio Curcio, che ha partecipato nella città etnea ad un vertice in prefettura. Musumeci ha evidenziato "la necessità di seguire a Roma procedure di emergenza per dare risposte al territorio e alle aziende così pesantemente colpiti". La Giunta, riunita a Catania in seduta straordinaria e urgente, ha deliberato, lo stato d'emergenza regionale e avanzato la richiesta al governo centrale del riconoscimento dello stato di calamità nazionale. La ricognizione dei danni - per la quale sono già stati attivati gli uffici regionali della Protezione civile, del Genio civile e degli Ispettorati agrari - sarà possibile solo dopo il cessato stato di allerta che potrebbe protrarsi fino a domenica.
"In queste ore drammatiche, costate la vita a tre persone - è intervenuto il presidente di Confindustria Catania, Antonello Biriaco - abbiamo operato in stretto collegamento con l'amministrazione cittadina, con la Prefettura di Catania, con la Protezione civile, per monitorare l'evolversi della situazione e fornire su supporto alle richieste di aiuto delle imprese associate. La zona industriale di Pantano D'Arci, già interessata da una condizione di disagio cronico, ha subito pesanti ripercussioni. I lavori di riqualificazione effettuati in questi mesi nell'area hanno scongiurato in qualche caso danni addirittura peggiori, ma la mancanza di opere di manutenzione ha determinato criticità dovute all'intasamento dei canali di gronda, allo sfaldamentodell'asfalto nelle principali arterie stradali".
"Gli ennesimi danni provocati dal maltempo nel Sud Italia, in particolare Sicilia e Calabria - scrive sulla pagina Facebook della Fai Cisl il segretario generale Onofrio Rota - ci fanno di nuovo pagare un caro prezzo in termini di vite umane e dissesto idrogeologico. Il Governo prenda atto che davanti alla crisi climatica e all’incuria servono interventi straordinari con cui accompagnare le regioni verso una gestione virtuosa dei progetti di riqualificazione del territorio”.
“L’incapacità delle nostre città di far fronte agli eventi calamitosi - afferma il sindacalista - è sempre più evidente. Già gli incendi di questa estate, che hanno devastato intere aree boschive d’Italia, hanno messo in risalto le conseguenze di politiche regionali inadeguate, ora la fragilità e la vulnerabilità mostrate dal nostro territorio ci ricordano che soltanto valorizzando il lavoro idraulico forestale e quello dei Consorzi di bonifica è possibile intervenire con la prevenzione e il contrasto del dissesto idrogeologico. Per la messa in sicurezza del territorio serve un cambio di visione che porti la forestazione a generare ricchezza, occupazione e ricadute positive sull’ambiente, il turismo, la filiera del legno, così come i Consorzi di bonifica, fondamentali per affrontare le sfide della sostenibilità e della transizione ecologica. A maggior ragione i progetti idrici presentati dalle regioni per accedere ai fondi del PNRR devono poter ricevere le giuste attenzioni da parte delle istituzioni per essere ben finanziati e realizzati con trasparenza e in tempi ragionevoli. Ci sono 5,27 miliardi da destinare all’agricoltura sostenibile e all’economia circolare, e altri 15,06 miliardi per la tutela del territorio e della risorsa idrica: è un’opportunità unica per far fronte alle emergenze e pianificare la prevenzione che nessun territorio italiano può permettersi di sprecare”.
“Positivo, da questo punto di vista - conclude Rota - che grazie all’interlocuzione con il Mipaaf la Regione Sicilia abbia recuperato 6 progetti idrici sui 31 bocciati in precedenza, con altri 2 che sembrano in via di approvazione. In Sicilia 270 comuni su 390 sono a rischio idrogeologico e in tanti comuni si registrano negli acquedotti perdite superiori al 60%, con il paradosso che in ogni estate l’agricoltura è messa a dura prova dalla siccità mentre nei mesi invernali è colpita da frane e alluvioni. E’ lo specchio del Paese. Serve davvero un coinvolgimento massimo delle parti sociali e di tutti gli stakeholders per mettere in campo scelte programmatiche lungimiranti ed evitare che ogni evento calamitoso si trasformi in tragedia”.
"Si intervenga immediatamente contro il dissesto idrogeologico". A dirlo la Cisl Sicilia per la quale non è più consentito attardarsi sul terreno della transizione ecologica e della lotta al surriscaldamento del pianeta. Semmai, "vanno recuperati i territori abbandonati e utilizzate le risorse del Pnrr per la riqualificazione dei suoli". Strade come fiumi in piena, morti, nubifragi, esondazioni di torrenti, danni ingenti. E mezza Sicilia in ginocchio. E "se per un verso - si legge in una nota della Cisl Sicilia firmata dal segretario Sebastiano Cappuccio - non è più consentito attardarsi sul terreno della transizione ecologica, per l'altro è necessario intervenire, a tutti i livelli, contro il dissesto idrogeologico che rende fragile e minaccioso il territorio siciliano". "Vanno recuperati i territori abbandonati e utilizzate le risorse del Pnrr per la riqualificazione dei suoli". Per la Cisl, il susseguirsi anomalo e impazzito delle stagioni, con la scia sempre più spesso di morti e distruzioni, è "un monito che ci auguriamo sia raccolto da chi di dovere". Perché i sintomi del malessere dell'ambiente vanno tenuti in debito conto "nel solco di quella ecologia integrale alla quale richiama tutti anche Papa Francesco".
Ce.Au.