In Molise gli ospedali devono chiedere aiuto ai militari. Nello specifico, medici militari specialisti in ausiliaria saranno necessari per fronteggiare l’emergenza dovuta alla carenza di personale sanitario. Il commissario alla Sanità, Angelo Giustini, ha detto che il ricorso ai militari è l’ultima spiaggia prima di procedere alla chiusura, già da domani, dei reparti di ortopedia e traumatologia dei nosocomi di Isernia e Termoli (Campobasso). I medici militari dovrebbero essere impiegati per almeno 5 mesi, secondo il commissario, termine necessario “affinché il ‘Decreto Calabria’ possa essere definitivamente approvato, così nel contempo si espleteranno i concorsi”. Il ministero della Sanità ha individuato un elenco di 105 camici bianchi che operano nella sanità militare e che possono essere selezionati per essere impiegati nella sanità civile.
Il Molise è una delle regioni italiane il cui il servizio sanitario è commissariato a causa della pesante situazione debitoria. C’è un piano di rientro che prevede la restituzione di 22 milioni di euro. Ma la carenza di medici non riguarda solo la regione, è un’emergenza nazionale. Un’emergenza aggravata dall’entrata in vigore di “quota 100”. Per tamponare il vuoto di organico, la Regione Toscana ha deciso di mettere in servizio medici neolaureati privi di specializzazione. Il Veneto ha reagito sul fronte delle uscite, cercando di trattenere nei reparti professionisti che ormai hanno maturato l’età della pensione. Il tutto, in attesa di soluzioni politiche strutturali, che non possono tardare. In Italia nei prossimi 5 anni verranno a mancare 45mila medici per via dei pensionamenti; 80mila nelle proiezioni a 10 anni. Ma le uscite stimate per effetto dei pensionamenti non saranno bilanciate dalle nuove assunzioni.