Giovedì 18 aprile 2024, ore 4:59

Anniversari

Le tante vite di Giovanni Avonto

Difficile riassumere le tante vite di Giovanni Avonto ricordato, a oltre tre anni dalla sua scomparsa alcune settimane prima dello scoppio della pandemia, al Polo del 900 di Torino grazie alla Fondazione Vera Nocentini di cui fu per molti anni presidente. La mattinata di studi e ricordi è stata introdotta e coordinata da Gianfranco Zabaldano già presidente dell’Istituto culturale sulla storia del sindacato e Marcella Filippa direttrice della Fondazione Nocentini e dal presidente Enzo Papalettera. La mattina è trascorsa con lo sfondo delle foto che ritraggono Gianni Avonto nella sua intensa vita conclusasi nel 2020 nel segno di quel “Noi” come ha ricordato Catia Cottone che è stato l’orizzonte dell’impegno di un testimone così importante per i tanti mondi che ha vissuto. Oltre agli interventi da remoto di Emilio Gabaglio e Raffaele Morese il segretario della Cisl torinese Mimmo Lo Bianco ha tracciato un profilo umano e pubblico pieno di riconoscenza. Uomo coerente, visionario ma concretissimo Gianni Avonto era un ingegnere rigoroso dal grande cuore e la passione per la storia, come cemento di una memoria plurale e condivisa. E se oggi il Polo del 900 esiste è anche grazie a lui. Avonto nato nel Villanova Monferrato nel 1936, dalle profonde radici contadino, cristiano del dialogo e della ricerca si era formato nella Fuci e nell’Azione Cattolica di Carretto e Rossi, nella chiesa aperta al mondo che sbocciò nel Concilio Vaticano II. Dopo la laurea in ingegneria, Giovanni Avonto entra all’Olivetti di Ivrea e partecipa all’ultima fase dell’esperienza iniziata da Adriano Olivetti, come ha ricordato la storica Dora Marucco nella tradizione olivettiana, con il Consiglio di gestione la scelta sindacale e l’amicizia con del vescovo conciliare della città laboratorio Luigi Bettazzi. Nei primi anni Settanta inizia il suo impegno nella Fim-Cisl torinese e nazionale e nel 1973 viene chiamato da Cesare Delpiano nella segreteria della Cisl torinese. Dopo qualche anno entra nella segreteria regionale Cisl, a fianco di Mario Manfredda, per diventarne generale negli anni Ottanta. Guiderà la Cisl regionale nel periodo caldo dell’accordo di San Valentino del 1984 e del successivo referendum sulla scala mobile. In seguito diventa segretario generale Fim Piemonte, incarico che lascia nel 1996 quando va in pensione e assume la presidenza della Fondazione Vera Nocentini. Ruolo che ricoprirà fino al 2014, rimanendo fino a oggi nel Consiglio di amministrazione. Gianni Avonto è stato un uomo di dialogo, di ricerca, di azione culturale, sindacale e politica capace di divulgare e promuovere la cultura in forma popolare ma con basi accademiche rigorose. Mite e perseverante, pignolo e fermo ma sempre disponibile al confronto con i tanti mondi che nelle tante vite ha incrociato. Gli amici, i colleghi degli ambienti nei quali ha operato lo hanno ricordato in una giornata piena ricordi, aneddoti, volti e persone che lo hanno accompagnato insieme a Paola la moglie una grande donna per un grande uomo. I tanti interventi saranno arricchiti da altri che saranno contenuti negli atti della giornata. Bello il ricordo di Gianni Vizio che ha evidenziato la memoria di grandi idee e singolari aspetti del carattere di Avonto come il ritardo cronico e la guida distratta. La storica Marta Margotti ha parlato del recupero della memoria come elemento essenziale della ricerca di Avonto mentre Dora Marucco ha ribadito l’impostazione e organizzazione dell’attività della Fondazione Nocentini di Avonto unta alla passione della storia e il rigore dell’ingegnere insieme alla caparbietà e alla capacità di fare rete promuovendo un confronto con tutte le organizzazioni culturali torinesi, piemontesi e nazionali. Che nasceva da una rivista olivettiana come "Tecnica e organizzazione”. Dunque tanto sindacato, Fim, Cisl ma anche la sua storia e la valorizzazione delle ricerche come quelli del compianto Mario Dell’Acqua, e le ricerche di Stefano Musso e Aldo Carera storici dell’industria e all’interno delle istituzioni culturali sulla storia sindacale, o di Marta Margotti sul rapporto tra Chiesa e lavoro nella città. Stefano Musso ha ricostruito l’origine di questo grande progetto di memoria collettiva nato dal convegno di Villa Gualino sulla Casa degli Archivi in cui il forte radicamento nella cultura sindacale cislino e il cattolicesimo sociale, si apriva nella condivisione e nel rapporto dialogico sempre aperto nei confronti delle altre culture del movimento operaio. Aldo Carera ha riproposto il lavoro di Avonto e la sua caparbietà nel fare emergere un passaggio cruciale della storia del Novecento ovvero il mondo sindacale nel biennio 1919-1920 e il sindacalismo cattolico in Italia, la nascita della Cisl e la ricerca sulla valorizzazione di un grande protagonista dimenticato come Giovanni Battista Valente. Giovanni Avonto e la cultura storica intrisa di curiosità intellettuale e da una dimensione morale nel suo accostamento alla ricerca storica. Lealtà, amicizia e partecipazione sono stati la cifra di Avonto, secondo Tom D’Alessandri, che con Matteo D’Ambrosio e Giovanni Ferrero hanno ripercorso l’azione pubblica sindacale e culturale di Gianni, il mite che sapeva unire e voleva cercare di dare una casa alle carte e alla memoria collettiva per Torino, città laboratorio del Novecento. “La storiografia non da conto agli sforzi del cattolicesimo sociale dall’uscire dalla marginalità della storia del movimento cattolico” scriveva Avonto ed aveva ragione perché la rielaborazione della propria storia come cemento delle radici democratiche comuni e plurali sono gli anticorpi necessari per dare un futuro alla nostra democrazia. Un cristiano nel mondo come ha concluso Gaetano Quadrelli  della Pastorale del lavoro del Piemonte, da Mounier a Maritain, da Don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani.

Luca Rolandi

( 30 maggio 2023 )

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