"Una palpabile esitazione" di fronte alla scelta di diventare genitori senza la garanzia di una rete di sicurezza in grado di ridurre le preoccupazioni legate alla dimensione familiare: è una delle principali evidenze per un giovane italiano su tre emerse dalla ricerca “Per una Primavera demografica” realizzata dalla Fondazione Magna Carta con l'obiettivo di indagare le cause della denatalità e alla cui presentazione, avvenuta a Roma, hanno preso parte la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità Eugenia Roccella, la sottosegretaria all’Economia e alle Finanze Lucia Albano, e il commissario straordinario Sisma 2016 Guido Castelli.
Lo studio, che ha riguardato un campione composto da 1072 persone suddiviso tra giovani (17-28 anni) e adulti over 29, più i rappresentanti di alcune categorie specifiche (400 insegnanti, 60 operatori sanitari e 70 psicologi), è stato sviluppato in due sezioni: la prima ha indagato le ragioni per cui non si fanno più figli, mentre la seconda ha approfondito le buone pratiche di welfare aziendale per favorire la maternità, la paternità, la conciliazione e il benessere delle lavoratrici e dei lavoratori, realizzato con la collaborazione di JOINTLY, Engineering, WellMakers by BNP-Paribas e Prysmian Group, e di altre sei aziende che operano nei settori della distribuzione alimentare, della cosmesi e dell'abbigliamento.
Tra le cause per le quali non si fanno più figli, emerse dalla ricerca, il desiderio dei giovani di rimandare questa scelta ad un'età più avanzata, soprattutto per via delle preoccupazioni economiche: i figli “costano”, fattore al quale gli adulti attribuiscono una valutazione più alta (9 su 10) rispetto ai giovani (6 su 10). A quest’apprensione se ne aggiunge un’altra, ossia quella legata alle limitazioni date dalla carriera e dal tempo da dedicare alla nascita di un figlio. In più, per ciò che riguarda le donne, viene considerata anche la paura della gravidanza (e le eventuali problematiche ad essa correlate) in misura maggiore nelle donne adulte rispetto alle più giovani, con una valutazione di 7,5 su 10. Anche il fattore legato ai “convincimenti personali” presenta una valutazione piuttosto alta (8 su 10) per entrambe le fasce d'età: un dato che evidenzia i cambiamenti intervenuti nei giovani per quanto concerne l'attitudine a diventare genitori. Se un tempo, infatti, questo desiderio incarnava una sorta di speranza e di ottimismo verso il futuro, oggi la genitorialità è subordinata al timore di ciò che succederà dopo. Una serie di interrogativi che la ricerca “Per una Primavera demografica” ha cercato di studiare per realizzare “un'indagine quantitativa e qualitativa sulle cause profonde del calo delle nascite in Italia, evidenziando in particolar modo come, alle ragioni economiche e lavorative che ostacolano la scelta di mettere al mondo dei figli, si affiancano paure, resistenze e nuove fragilità”, come dichiarato da Gaetano Quagliariello, Presidente della Fondazione Magna Carta. “Per rispondere a questa sfida - ha aggiunto - si vuole offrire un nuovo modello di partenariato tra pubblico e privato in cui le istituzioni possano supportare le aziende impegnate in percorsi utili a favorire la natalità e la genitorialità.” Da ciò una serie di proposte della Fondazione, ispirate alle buone pratiche aziendali individuate nella ricerca: asili nido diffusi, voucher baby-sitter, meccanismi di decontribuzione al credito d'imposta per le aziende che programmano investimenti nella conciliazione. Infine, da quest’anno anche l’istituzione di un Osservatorio sulla crisi demografica che avvierà indagini attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti protagonisti di questa tematica.
Anna Taverniti