Venerdì 26 aprile 2024, ore 13:47

Territorio

Nuovo modello di sviluppo. Sfida per chi governa le metropoli

Professoressa Lelo, lei è autrice con Salvatore Monni e Federico Tomassi del libro "Le mappe della diseguaglianza. Una geografia sociale metropolitana". Intanto: le diseguaglianze di cui parlate sono più in termini di reddito o di opportunità ?
Le mappe della disuguaglianza descrivono Roma. Roma è una città diseguale in termini di opportunità: nascere in un quartiere piuttosto che in un altro significa avere più o meno opportunità di raggiungere una condizione economica e una qualità della vita soddisfacenti. 
I dati ci dicono che i livelli di istruzione cambiano molto di quartiere in quartiere. Ad esempio, al benestante quartiere Parioli, ci sono circa 20 volte più laureati che a quartiere popolare di San Basilio. L’istruzione è direttamente legata all’occupazione e al reddito, che a sua volta è legato alla salute. Quando si forma un circolo vizioso di questo tipo sono necessari molti sforzi per poterlo rompere; non è detto che non si possa fare, ma bisogna puntare di più su alcune aree in termini di sostegno sociale e di politiche di sviluppo.
Nel confronto che avete fatto tra Roma e altre grandi realtà come Milano, Napoli e Torino, avete affrontato temi che interessano da vicino i cittadini: dai trasporti alla scuola, dal turismo all'ambiente, dalla sanità alla presenza di stranieri. Quali sono quelli che creano le maggiori diseguaglianze ?
Le disuguaglianze sono multidimensionali. Bisogna analizzare le condizioni di vita sotto diversi aspetti e cercare di capire come questi si intrecciano tra loro per avere una visuale più chiara sui fenomeni di disuguaglianza in ambito urbano. Ogni quartiere è un mondo a sé. 
Certamente l’isolamento fisico e la mancanza di servizi concorrono al deterioramento della qualità della vita è all’isolamento fisico delle persone, ma da soli non sono sufficienti per spiegare le disuguaglianze. Bisogna tenere conto della storia dei luoghi. A Roma, ad esempio, le condizioni di marginalità di molti quartieri periferici hanno origini storiche che fondano le proprie radici nei primi anni di Roma Capitale d’Italia. I poveri e gli emarginati si sono da subito riversati nelle campagne attorno alla città, senza servizi e senza opportunità. Molti quartieri di origine abusiva, successivamente affiancati da grandi complessi di case popolari, ancora oggi versano in condizioni di degrado, incuria e isolamento. 
Con le nostre mappe abbiamo però dimostrato che non tutte le periferie sono uguali, si tratta di luoghi in continua evoluzione dal punto di vista fisico e sociale. Molti quartieri periferici – seppur con i gravi problemi conosciuti, legati alla mobilità e agli servizi - rappresentano oggi aree tra le più vitali delle grandi città metropolitane italiane. 
Come si rapportano questi estesi territori urbanizzati con i cambiamenti climatici ?
La scarsa attenzione verso le tematiche ambientali nelle nostre città ha conseguenze evidenti in termini di cambiamenti climatici. La riduzione delle aree verdi causa la formazione delle isole di calore urbano, ovvero la formazione di microclimi che possono causare un sensibile aumento delle temperature (anche di 5°C) nelle aree più densamente edificate rispetto alle zone rurali limitrofe. Si tratta di un fenomeno in continuo aumento negli ultimi decenni, al quale si aggiunge nelle grandi città il problema delle emissioni di gas serra da attività antropiche, principale causa di inquinamento a livello globale. 
È possibile cambiare gli stili di vita cittadina per favorire un nuovo modello di sviluppo ?
È possibile, ma servono politiche territoriali lungimiranti. Chi governerà le grandi città metropolitane nei prossimi anni dovrà operare per ridurre le disuguaglianze tra i quartieri, favorire la diffusione dei benefici della crescita anche nelle periferie, e sostenere le opportunità di sviluppo nei territori. Servono una profonda conoscenza dei territori e un ripensamento delle politiche sociali soprattutto nelle periferie più disagiate, per aiutare le persone a crescere culturalmente, socialmente e professionalmente. 
In che modo la pandemia ha influito sulle diseguaglianze nelle grandi città ?
Il Covid-19 è stato chiamato il virus della disuguaglianza, la causa dell’ampliamento di disuguaglianze economiche, sociali, razziali e di genere preesistenti a livello globale. 
È quello che è successo e sta ancora accadendo anche a Roma e nelle principali città metropolitane italiane. Con #mapparoma abbiamo visto come, a Roma, le aree più disagiate sono state anche quelle più colpite dal virus - hanno avuto maggiore incidenza di casi – e, al contempo, le più colpite dalla crisi economica generata dal virus – il maggior numero di richieste per le misure di sostegno come il reddito di cittadinanza o il reddito di emergenza è arrivato dalle periferie più disagiate. Le conseguenze della crisi rischiano di gettare benzina sul fuoco di conflitti sociali già esistenti. 
Potrebbe essere l'emergenza ambientale il fattore unificante per ricomporre una convivenza tra città e territorio, superando lo scontro tra città e campagna ?
Sì, ma occorre affrontare i problemi anche dal punto di vista della campagna, cosa che non è stata mai fatta; le ragioni della città hanno da sempre sopraffatto quelle della campagna. 
Le questioni ambientali si affrontano su diverse scale e da diverse angolazioni. Bisognerebbe fermare il consumo del suolo e ridurre le emissioni legate al traffico veicolare promuovendo la mobilità soft e ripensando la localizzazione dei servizi di quartiere. Si tratta di obiettivi realistici, pensando anche all’opportunità offerta dal Pnrr.

Giampiero Guadagni

( 3 gennaio 2023 )

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