Nessuna riforma delle pensioni in vista, almeno sulla base di quanto contenuto nel Def approvato dal governo. Secondo quanto prospettato, infatti, non ci sarebbero le condizioni per una riforma tanto inseguita in questi anni e annunciata, peraltro, fino a poche settimane fa dalla stessa ministra del Lavoro, Calderone, che comunque ha precisato che “gli interventi sulle pensioni dovevano essere contemperati con le disponibilità di bilancio”, nella speranza comunque di aprire subito dopo l’estate ad un primo approccio della riforma delle pensioni, che invece vedrà la luce in tempi più lunghi.
Se già con la legge di Bilancio l’esecutivo aveva deciso che per far fronte all’inflazione il valore delle pensioni sarebbe aumentato dal 2023 in poi, ma con percentuali diverse a seconda dell’importo, ora con i numeri dolorosi del Def non sarà possibile mettere mano al comparto previdenza. L’unica speranza è augurarsi che le casse dello Stato possano riprendersi, cosa da verificare a fine settembre quando si dovrà varare la Nadef, il documento che aggiorna il Def, ma al momento le previsioni non certo rosee allarmano i sindacati. “Dalle notizie che ci giungono ci pare un impianto insufficiente ad affrontare le tante sfide e dossier ancora aperti: ha dichiarato Luigi Sbarra, segretario generale Cisl. “L’unica nota positiva - secondo Sbarra - è invece un investimento di tre miliardi per ridurre il cuneo fiscale.” Sul piano previdenziale la Cisl ha sottolineato la fondamentale necessità di riformare la legge Fornero e di negoziare misure di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro. Per questo, per la Confederazione di via Po è urgente ed indispensabile riattivare il tavolo di confronto fermo dal 13 febbraio. “Bisogna intervenire subito sulla previdenza: i lavoratori e i pensionati non possono più aspettare. Flessibilità, opzione donna, giovani, sostegno a chi svolge il lavoro gravoso, previdenza complementare e tutela del potere di acquisto delle pensioni sono le priorità della Cisl.”
Critico anche Landini, leader Cgil: "Sicuramente quei 3 mld di cui parla il governo vanno nella direzione che stiamo chiedendo da tempo ma già il taglio di 2 punti del cuneo contributivo varato da Draghi costava 4,5 mld. Per noi serve un taglio di 5 punti per ottenere un aumento di 100 euro medi in busta paga.”
Giudizio negativo anche dal segretario generale della Uil, Bombardieri, per il mancato intervento sul fisco, sulla detassazione degli aumenti contrattuali e sul capitolo pensioni. “Appena saranno resi disponibili leggeremo i testi del Def - ha detto - ma al momento restano confermate tutte le ragioni della nostra mobilitazione.”
Mobilitazione che vedrà uniti i tre sindacati in una campagna di assemblee nei luoghi di lavoro e nei territori e in tre manifestazioni: a Bologna il 6 maggio, a Milano il 13 e il 20 a Napoli, al fine di sostenere le richieste unitarie avanzate nei confronti del governo per un cambiamento delle politiche industriali, economiche, sociali e occupazionali. In particolare, sul fronte previdenziale le tre Confederazioni chiedono di riformare il sistema per renderlo socialmente sostenibile, e approfondire la separazione tra previdenza e assistenza. Su quest’ultimo punto si concentrerà anche l’attenzione delle categorie dei pensionati.
Tra queste, la Fnp Cisl che proprio ieri ha eletto all’unanimità Emilio Didonè come nuovo segretario generale, e che proseguirà nel sostegno di tutte le iniziative Cisl: dalla richiesta di riforma della previdenza, alle tre mobilitazioni nazionali unitarie di maggio, alla raccolta firme per una proposta di legge di iniziativa popolare sul coinvolgimento dei lavoratori alla gestione delle imprese.
Anna Taverniti