Sabato 27 luglio 2024, ore 5:01

Attualità

Sanità Lazio: tagli e criticità anche in vista del Giubileo

Il Lazio ha registrato, nel 2022, la spesa sanitaria pro-capite più bassa d’Italia, fino a mille euro in meno delle Regioni con più budget. I tempi d’attesa lunghi sono la criticità più importante rilevata dagli utenti. Altro elemento evidente è il passaggio sempre più frequente dalla sanità pubblica alla sanità privata. Circa l’80% delle persone (come riportato nella ricerca: "La sanità del Lazio oltre l’emergenza. Al centro le persone ed il lavoro" realizzata dalla Cisl Lazio), dichiara di essersi dovuta rivolgere, negli ultimi anni, alla sanità privata, così come il 59% dei lavoratori del Servizio sanitario regionale ha dichiarato di aver dovuto inviare un paziente nel privato. I tempi di attesa lunghi e la migliore qualità della sanità privata sono segnalati tra le ragioni principali di queste scelte. Ora, alla luce degli ultimi interventi del governo sulla sanità pubblica, si pone anche la questione aggiuntiva di fornire adeguata assistenza a cittadini e turisti nell’imminente Giubileo. Su questi temi Conquiste ha interpellato la dottoressa Lucilla Boschero, segretaria generale Cisl Medici Lazio.

Segretaria, la sanità è in stato di perenne emergenza. Si parla di milioni di italiani indebitati per curarsi. Ci può fare un quadro della situazione nel Lazio? E' cambiato qualcosa dopo le proteste degli ultimi mesi?
Anche nel Lazio purtroppo la spesa out of pocket (cioè, quella sostenuta direttamente dai singoli cittadini) è molto importante. Addirittura, si stima che sia all’incirca del 30%. In realtà solo chi ha un reddito alto può usufruire del privato. Le fasce più deboli, in particolare gli anziani e i disabili, sono spesso costrette a rinunciare alle cure per indigenza economica. Un capitolo a parte è quello della prevenzione, sia delle neoplasie che delle malattie croniche, attualmente in una fase di stallo, in quanto, nonostante le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sugli stili di vita corretti e sull’invecchiamento attivo, non si riesce a dare le risposte adeguate alle cittadine e ai cittadini. Le proteste in piazza non sortiscono, a mio parere, grandi effetti. Gli scioperi dei medici hanno sempre dei numeri esigui nelle adesioni poiché, vista la scarsità del personale dirigente nelle strutture sanitarie e vista l’etica, peraltro ben dimostrata nel periodo della pandemia, di chi ha scelto di svolgere la nostra professione, il paziente è sempre al primo posto anche al di sopra della giusta rivendicazione dei nostri diritti. La Cisl Medici preferisce seguire la via della contrattazione. Soltanto sedendosi ai tavoli delle trattative si possono raggiungere risultati concreti.

La questione delle liste d'attesa a che punto è?
Nella Regione Lazio si registra un impegno, ma ancora allo stato embrionale, per diminuire i tempi di attesa delle prestazioni sanitarie. Tutte le visite e gli esami diagnostici erogati dal SSN (anche nelle strutture del privato-convenzionato) devono essere prenotate tramite il CUP regionale. Certamente il numero delle persone in attesa è purtroppo ancora molto alto.

La Regione come si comporta?
I rapporti della Regione con le organizzazioni sono buoni. Il tavolo di confronto ha una cadenza mensile. Abbiamo apprezzato la capacità di ascolto e l’attitudine al problem solving.

Come si prefigura la situazione in vista del Giubileo, anche in merito alla carenza di personale? Si sta già lavorando molto per il Giubileo del 2025. Si sta cercando di rinforzare gli ospedali delle provincie, anche con l’aumento dei posti letto e del personale, in modo da decongestionare le strutture sanitarie romane. Rimane sempre molto critica la carenza del personale nei servizi di emergenza-urgenza e di altre branche come la pediatria, l’anestesia e rianimazione, la ginecologia, l’ortopedia e la chirurgia. I turni massacranti che non lasciano spazio alla vita privata, la violenza dei terzi e il rischio di incappare in un procedimento penale (in Europa soltanto l’Italia e la Polonia hanno la penalizzazione dell’atto medico) hanno fatto perdere appeal a questa professione. Molti medici preferiscono trasferirsi all’estero dove vengono pagati di più e riescono a lavorare con maggiore serenità. Il problema si protrarrà nel tempo poiché molti dei posti nelle scuole di specializzazione in queste discipline non sono stati ricoperti e non è detto che i pochi studenti attualmente iscritti, una volta concluso il loro percorso di studi, rimangano in Italia.

A livello centrale cosa dovrebbe fare il governo?
Dovrebbero essere riviste le leggi degli anni Novanta del secolo scorso. Dopo circa 30 anni il Paese è totalmente cambiato. C’è bisogno di procedure più snelle per i concorsi nel SSN; c’è anche il problema che nella stessa struttura coesistono medici con contratti diversi: dipendenti, convenzionati e ultimamente i cosiddetti “gettonisti” con contratti atipici. Tali “gettonisti” percepiscono redditi molto più alti di colleghi che operano da anni nel SSN, il che crea profonde disparità.

Cosa pensa dei tagli alle prestazioni sanitarie anche se l'applicazione del nuovo tariffario è stata rinviata al 2025?
Fino ad oggi i tagli alla sanità sono stati fatti a mio avviso, erroneamente in modo indiscriminato, creando disparità fra regioni del nord e del sud e soprattutto tra ospedali delle grandi città e ospedali di provincia. In particolare, nel Lazio, Roma ha sempre fagocitato gran parte delle risorse impedendo una congrua crescita degli ospedali degli altri capoluoghi laziali. È necessario invertire questo trend e investire sulla prevenzione per avere nei prossimi decenni un risparmio tangibile. La spesa sanitaria potrà scendere solo se adesso ci occupiamo della popolazione. L’età media sta salendo e quindi non potremo permetterci di gestire tanti anziani con comorbilità. La sfida per il futuro deve essere quella di arrivare alla vecchiaia in attività e in buona salute. Una problematica importante è quella delle malattie mentali, delle quali si parla pochissimo. I pazienti con disturbi psichici, che spesso sono associati a dipendenze, gravano totalmente sulle famiglie senza trovare risposte adeguate nel SSN. C’è bisogno di maggiore consapevolezza e di apposita normativa per i pazienti e per i caregiver.

Cecilia Augella

( 11 aprile 2024 )

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