Venerdì 11 luglio 2025, ore 22:53

Pmi

Transizione digitale ed ecommerce

Rappresentano lo scheletro dell’economia del Belpaese, costituiscono un modello che ci copiano all’estero e custodiscono un know-how di eccellenza industriale e di competenze che rendono il made in Italy difficile da copiare in modo efficace anche dai cinesi. Sono le Pmi, le piccole e medie imprese, un universo di 220 mila imprenditori che lottano con i limiti delle dimensioni sui mercati internazionali e con le sfide della trasformazione tecnologica e dell’innovazione di prodotto. Nello specifico, ci riferiamo a quelle imprese con un numero di addetti compreso tra 10 e 249 e con meno di 50 milioni di euro di fatturato: un pilastro del tessuto imprenditoriale italiano che incarna il 41% del fatturato nazionale, il 38% del valore aggiunto e il 33% degli occupati. Tutto questo adesso è soggetto a una grande trasformazione per le conseguenze della pandemia e della rivoluzione digitale dei processi. Secondo una ricerca dell'Osservatorio Innovazione Digitale nelle Pmi, proprio il digitale ha rappresentato ”un'ancora di salvezza per molte imprese, rendendo più evidenti ritardi e opportunità già presenti prima dell'avvento del Covid-19, e spingendo forzatamente le Pmi verso le tecnologie digitali”. La crisi ha rappresentato per le Pmi una spinta obbligata verso il digitale per trovare una nuova organizzazione del lavoro, innovazione di prodotto e recupero della flessione dei fatturati. "Nella sua drammaticità, la pandemia ha costretto le Pmi a riflettere sulla loro visione di futuro, portandole sempre più ad abbracciare il digitale come strumento di sviluppo”, spiega Andrea Rangone, responsabile scientifico degli Osservatori Digital Innovation. Rispetto al campione considerato, le Pmi più mature digitalmente mostrano una più elevata resilienza e produttività: risultano avere in media prestazioni economiche migliori rispetto alle altre in termini di utile netto (più 28%), margine di profitto (più 18%), valore aggiunto (più 11%), oltre ad avere riscontrato minori rallentamenti operativi quando si è verificata l'emergenza sanitaria. Anche il ricorso alla leva dell’ecommerce e a quella del lavoro da remoto costituiscono due ”patate bollenti” per le Pmi e le scelte strategiche sul futuro. Sul fronte del commercio elettronico, le Pmi, in ritardo rispetto alle grandi imprese e alle controparti europee, sono cresciute di oltre il 50% rispetto al periodo pre-Covid: ”tale aumento è imputabile prevalentemente ad una maggiore presenza su piattaforme ecommerce di terze parti, cui le Pmi si sono rivolte per riuscire a raggiungere nuove fette di clienti durante i periodi di chiusura forzata dei canali fisici”. Per 4 Pmi su 10, l'ecommerce sarà una priorità di investimento per il 2021. Sul fronte del lavoro da remoto, inoltre, la rotazione dei turni dei dipendenti per le esigenze di distanziamento sociale è aumentata: ”9 Pmi su 10 gestiscono in maniera elettronica almeno una parte dei propri documenti aziendali e si è registrato un forte aumento dei servizi in Cloud, fruiti dal 69% delle piccole e medie imprese, dovuto a un maggiore utilizzo dei servizi software di base, e in minor parte a investimenti infrastrutturali in Cloud”.

An. Ben. 

( 26 maggio 2021 )

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