Domenica 13 luglio 2025, ore 9:08

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Un patto sociale nel nome di Tarantelli

Sono passati trentasei anni dal barbaro assassinio di Ezio Tarantelli, l'ispiratore dello storico accordo di San Valentino del febbraio 1984 tra il Governo Craxi, la Cisl e la Uil sul raffreddamento del punto di scala mobile. Tarantelli era un economista di grande profilo, allievo di Federico Caffè e di Franco Modigliani. Dopo aver diretto per alcuni anni il servizio studi della Banca d'Italia, si era dedicato alla carriera universitaria presso la Facoltà di Economia e Commercio de 'La Sapienza' di Roma.

Il 27 marzo 1985, al termine di una lezione, due brigatisti gli spararono con una mitraglietta proprio nel parcheggio dell'ateneo. L'assassinio fu rivendicato dalle Brigate Rosse con un documento di settanta pagine lasciato sulla sua auto, nel quale Tarantelli venne attaccato per il suo ruolo di consulente della CISL in quell'accordo innovativo tra Governo e sindacati che si proponeva di frenare l'aumento dell'inflazione. Tarantelli aveva difeso con coraggio le sue idee sulla necessità di restituire al sindacato spazi di 'agibilità negoziale' sottratti alle dinamiche automatiche del costo del lavoro. Sosteneva che bisognava puntare sulla contrattazione e su una maggiore autonomia e responsabilità delle parti sociali nelle scelte di politica economica 'per evitare che altri decidano per i lavoratori'. Questo era il suo modello 'riformista' che trovò una efficace applicazione anche nel decennio successivo nei grandi accordi di “concerta zione” tra Governo e sindacati sulla politica dei redditi che ci salvarono dalla bancarotta, tenendoci agganciati all’Europa monetaria. Ecco perché l’esi genza di dialogo sociale e la grande lezione di Tarantelli (che dirigeva uno dei Centri di ricerca della Cisl) rimangono più che mai attuali. Anche oggi occorre ricercare la massima condivisione e convergenza nazionale tra il Governo e le parti sociali per affrontare la difficile fase di emergenza sanitaria, economica ed occupazionale provocata dalla pandemia. Questa è oggi la sfida a cui nessuno può sottrarsi. Dobbiamo tutti insieme recuperare i ritardi del piano vaccinale, collaborando con le aziende alla somministrazione dei vaccini in tutti i luoghi di lavoro. Ma nello stesso tempo, dobbiamo sostenere le attività economiche, difendere tutti i posti di lavoro, ridurre le diseguaglianze sociali, unire finalmente il nostro paese. Il premier Draghi, con il suo prestigio, la sua autorevolezza e competenza è nelle condizioni di poter seguire la strada che altri storici leader europei, seppero indicare all’Europa nel secolo scorso: favorire la coesione sociale, costruire le condizioni per una economia “green”, ridisegnare il nostro sistema industriale e produttivo nel segno della democrazia economica e della partecipazione dei lavoratori. Abbiamo chiesto al Governo di prorogare quanto più possibile il blocco dei licenziamenti almeno fino a quando l’emergenza sanitaria non sarà finita. La nostra non è una stata una richiesta corporativa. Abbiamo già perso più di cinquecentomila posti di lavoro, soprattutto giovani e donne. Siamo ancora dentro la tempesta e dobbiamo uscirne con un nuovo sistema di protezioni sociali universali e con

una struttura efficiente di politiche attive per il lavoro, ciò che manca in Italia da sempre, a differenza di altri paesi come la Germania. Il Recovery Plan può indubbiamente rappresentare una formidabile occasione per modernizzare le infrastrutture materiali ed immateriali, per rafforzare la sanità ed i servizi sociali, cambiare in meglio la scuola ed il sistema formativo , l’uni versità e la ricerca, digitalizzare il territorio e la pubblica amministrazione. Per questo occorre discutere con il Governo come monitorare insieme i progetti ed i tempi di realizzazione, valutare le ricadute sociali, garantire la trasparenza e la sicurezza. I posti di lavoro stabili si creano soprattutto con gli investimenti produttivi, chiamando le parti sociali a discutere delle riforme economiche (a partire dal fisco) che devono accompagnare questo necessario processo di ricostruzione del paese. E soprattutto concordare insieme gli obiettivi da raggiungere e che cosa ogni soggetto sociale può mettere in campo per favorire gli investimenti e la creazione di nuova occupazione. Questa è la vera concertazione, lavorando verso un sistema di relazioni industriali finalmente partecipativo. Ezio Tarantelli sosteneva che la democrazia rappresentativa non si esauriva nel rapporto tra istituzioni e partiti. Il ruolo delle parti sociali e' fondamentale per il governo delle società complesse. La Cisl ha sempre cercato di allargare le sue alleanze sociali in una logica di “auto governo” della società e di protagonismo associativo: meno leggi e più contrattazione, più bilateralità e welfare aziendale, maggiore valorizzazione delle relazioni sindacali. Era il “ modello” che Tarantelli sognava non solo per l’Italia ma per tutta l’Europa. Ecco perché costruire nelle prossime settimane un grande “patto sociale” e' il modo migliore per onorare la memoria ed il sacrificio di un grande intellettuale che ha pagato con la propria vita per aver indicato al paese un percorso riformatore alternativo al conflitto.

 Luigi Sbarra

Segretario Generale Cisl

( 27 marzo 2021 )

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