Giovedì 25 aprile 2024, ore 23:39

Dibattito

Costituzione parte seconda. Come e perché si può riformare

Un’Assemblea costituente per riscrivere la seconda parte della Costituzione e il modello di architettura istituzionale. È la proposta lanciata dalla Fondazione Luigi Einaudi in occasione di un confronto con la ministra per le Riforme istituzionali Casellati e con il professore e costituzionalista Sabino Cassese. L’obiettivo è quello di ”far fronte alle repentine sfide poste da una realtà politica, sociale, economica, culturale in accelerazione”. Spiega il segretario generale della Fondazione, Andrea Cangini: ”Sono passati esattamente quarant’anni da quando, con la Commissione Bozzi, il Parlamento provò per la prima volta a mettere mano a una riforma organica dello Stato. Il tentativo fallì, così come fallirono gli innumerevoli tentativi successivi. Abbiamo visto costituire ad hoc commissioni bicamerali e monocamerali, abbiamo assistito a tentativi ex articolo 138: è stato vano”. La Fondazione Einaudi ritiene che ”procedere per temi sia un errore. Serve una riforma di sistema, sottratta alle insidie delle dinamiche politiche contingenti, filtrata dalla competenza e largamente condivisa”. Per Cangini ”c’è solo un modo per conseguire lo scopo: eleggere con metodo proporzionale una snella Assemblea per la riforma della Costituzione composta da cento esperti indicati dai partiti, che passino al vaglio dei cittadini-elettori”.
L’idea piace a Cassese che definisce l’Assemblea ”lo strumento principe per una riforma della Costituzione. Meno convinta Casellati, che precisa: ”Non ho pregiudizi su alcun metodo per arrivare a una riforma costituzionale. Ma le Bicamerali non hanno portato a buoni risultati, hanno coinvolto tanti aspetti del Costituzione e quando abbiamo sottoposto ai cittadini una parte della Carta non li abbiamo coinvolti mai, troppo complicato il complesso degli articoli”. Per Casellati ”la strada da seguire è l’articolo 138 della Costituzione, appellandosi prima alla politica. Non è accettabile che i governi abbiano avuto una durata media di 14 mesi. L’elezione diretta, la scelta dei cittadini di una forma di governo può forse riavvicinarli alla politica”. Nel programma del centrodestra c’è il presidenzialismo, peraltro interpretabile in vari modi. Chiarisce al riguardo Casellati: ”Qualunque legge riuscissimo a fare ci sarà una norma transitoria, perché sarebbe una sgrammaticatura istituzionale pensare che l’approvazione di una legge possa portare a un’elezione immediatamente diretta”. Insomma, una nuova legge che dovesse prevedere l’elezione diretta del presidente della Repubblica ”entrerebbe in vigore nel 2029, dopo la fine del mandato del presidente Mattarella”. Per il Ministro con l’elezione diretta del Presidente della Repubblica non ci sarebbe un problema rispetto alla sua ”terzietà”. Perché ”è chiaro che un’elezione diretta del presidente della Repubblica avrebbe una connotazione politica, ma anche oggi quando lo elegge il Parlamento ci sono degli schieramenti, quindi anche il Parlamento dà una connotazione politica e la scelta è sempre quella di un Presidente che ha una sua collocazione politica. Ma il Capo dello Stato è il garante, secondo la Costituzione, dell'unità del Paese, quindi si deve spogliare del suo vestito politico”.
Da parte sua Cassese, che collaborerà da tecnico con il Governo, ragiona sul rafforzamento del parlamentarismo e sottolinea: ”Il problema del presidente del Consiglio italiano non è problema di poteri, ma di durata. Perché il presidente del Consiglio italiano, se ha una maggioranza parlamentare sicura, e un governo che non ha fratture al proprio interno, è più potente del presidente Usa”. Al contrario ”è la sua scarsa durata che finisce per invalidare la forza dei suoi poteri. Occorre stabilire in Costituzione che il Presidente del Consiglio deve durare per un certo tempo, così come scritto per il Parlamento e come scritto per il Presidente della Repubblica, e che non si può sostituire il presidente del Consiglio se non con una procedura rafforzata come la sfiducia costruttiva”. 
Infine, il tema caldo dell’autonomia differenziata. Per Casellati ”questo è un buon disegno di legge e per quanto riguarda i Dpcm che stabiliscono i Lep la polemica è pretestuosa: sono sempre stati definiti con i Dpcm”. Sulla stessa lunghezza d’onda Cassese: ”Il disegno di legge del Governo è equilibrato, evita il trasferimento a pacchetto delle 20 competenze".

Giampiero Guadagni

( 10 marzo 2023 )

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