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Lavoro, Istat: retribuzioni marzo +0,1% su mese e +0,7% annuo
Nel primo trimestre crescita è rimasta contenuta

Roma, 28 apr. (askanews) - La crescita dei salari in Italia resta contenuta. La retribuzione oraria media nel periodo gennaio-marzo 2022 è dello 0,6% più elevata rispetto allo stesso periodo del 2021. L'indice delle retribuzioni contrattuali orarie a marzo 2022 segna un aumento dello 0,1% rispetto al mese precedente, riporta l'Istat, e dello 0,7% rispetto a marzo 2021. In particolare, l'aumento tendenziale è stato dell'1,6% per i dipendenti dell'industria, dello 0,4% per quelli dei servizi privati ed è stato nullo per i lavoratori della pubblica amministrazione.

Valori, quindi, molto più limitati del contestuale aumento dell'inflazione, che a marzo aveva segnato un più 6,5% su base annua.

I settori che presentano gli aumenti tendenziali più elevati sono quelli delle farmacie private (+3,9%), dell'edilizia (+3,3%), delle telecomunicazioni (+2,5%) e del legno, carta e stampa (+2,3%). L'incremento, prosegue l'Istat, è invece nullo per il commercio, i servizi di informazione e comunicazione, il credito e assicurazioni e la pubblica amministrazione.

Secondo l'istituto di statistica, alla fine di marzo 2022, i 39 contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica riguardano il 44,6% dei dipendenti - circa 5,5 milioni - e corrispondono al 45,7% del monte retributivo complessivo. Nel corso del primo trimestre 2022 sono stati recepiti 5 contratti: scuola privata religiosa, cemento, calce e gesso, edilizia, mobilità - attività ferroviarie e Rai. I contratti che, a fine marzo 2022, sono in attesa di rinnovo salgono a 34 e coinvolgono circa 6,8 milioni di dipendenti, il 55,4% del totale.

Il tempo medio di attesa di rinnovo per i lavoratori con contratto scaduto, tra marzo 2021 e marzo 2022, è aumentato da 22,6 a 30,8 mesi, mentre per il totale dei dipendenti diminuisce lievemente (da 17,7 a 17,0 mesi).

"Nel primo trimestre del 2022 la crescita delle retribuzioni contrattuali rimane contenuta - commenta l'Istat -. La durata dei contratti e i meccanismi di determinazione degli incrementi contrattuali seguiti finora hanno determinato un andamento retributivo che, considerata la persistenza della spinta inflazionistica, porterebbe, nel 2022, a una perdita di potere d'acquisto valutabile in quasi cinque punti percentuali. Incrementi retributivi basati sull'inflazione effettiva si segnalano solo per il settore del legno (prassi avviata nel 2016); incrementi sostenuti - decisamente più favorevoli rispetto alle previsioni dell'indicatore di inflazione (Ipca al netto beni energetici importati) - si registrano per gli edili, grazie all'accordo di rinnovo che sembra riflettere la performance particolarmente positiva mostrata da questo comparto nell'ultimo periodo".

( 28 aprile 2022 )

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