Pistoia, 28 mag. (askanews) - La memoria è una fortezza, un giardino, un luogo dove possiamo mettere al riparo i nostri ricordi. La memoria, però, ha anche in sé anche un aspetto creativo con il quale rielaboriamo le informazioni a modo del tutto nostro. Lo ha detto la critica letteraria Lina Bolzoni, ospite ai Dialoghi di Pistoia.
La memoria, in forme diverse nella storia, ha agito e agisce come uno specchio dove l'ascoltatore o il lettore si riflette nelle parole dell'altro finendo per riconoscere se stesso. Bolzoni parte dall'inizio, quando alle origini, nel mito greco, il rapporto tra memoria e poesia era molto forte. In una società orale, che non conosceva ancora la scrittura, ecco Mnemosyne, dea della memoria e madre delle Muse. Il mito della memoria e dell'oblio.
Imparare una poesia a mente, ha detto citando poi Italo Calvino, è un buon mezzo per dare della compagnia alla nostra solitudine, è un buon modo per alleviare le nostre sofferenze. La magia della poesia ricorda l'amore: è un legame a cui non si sfugge. Ma cosa resta di tutto questo nell'età della scrittura? Le citazioni e, soprattutto la biblioteca, che poi diventano la nostra biografia. Ecco che allora è possibile ripercorrere la nostra storia attraverso autori che, tra le altre cose, citano i loro predecessori, proprio come siamo abituati a fare anche noi quando pensiamo e parliamo. Immergersi e rielaborare interiormente un racconto che ci riguarda, significa scrivere la nostra storia. Ed ecco che la parola, soprattutto quella scritta, ci dà l'opportunità di accorgersi di esistere.