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Processo vaticano, Becciu: non ho tentato di tacitare accusatore
"Perlasca pensava al suicidio, mio intervenuto era per salvarlo"

Città del Vaticano, 5 mag. (askanews) - Il cardinale Angelo Becciu, imputato in un processo in Vaticano per la compravendita-truffa di un palazzo a Londra, ha respinto le accuse di aver tentato di indurre il suo accusatore a dire il falso, mons. ALberto Perlasca.

"Diversi giornali", ha detto, "riferivano che mons. Perlasca stava rendendo false dichiarazioni sul mio conto" e "l'unica via che ho ritenuto in quel momento percorribile è stata quella di confidarmi con il Vescovo di Como (superiore di Perlasca, ndr.), esprimendogli tutto il mio dispiacere e il mio dolore nell'apprendere che Mons. Perlasca raccontava falsità, dicendogli che se veramente Perlasca aveva detto quanto leggevo sui giornali, sarei stato costretto, con profondo dolore, a tutelare la mia onestà, e quindi, mio malgrado, denunciarlo per calunnia. Quindi, contrariamente a quanto erroneamente ipotizzato dall'accusa, mai ho voluto indurre Mons. Perlasca a dire il falso, e nego vibratamente di aver avuto un atteggiamento perentorio con il Vescovo, al quale non ho certo attribuito un ruolo intimidatorio in pregiudizio di Mons. Perlasca".

Becciu ha raccontato dettagliatamento di quando Perlasca gli manifestò l'intenzione di suicidarsi buttandosi dalla camera su una cappella, e di essersi interessato per fermarlo.

Il cardinale ha anche raccontato dettagliatamente gli incontri con una signora, Genoveffa Ciferri Putignani, che sosteneva di essere stata nei servizi segreti italiani e di volerlo contattare per chiedergli di interessarsi ai destini di Perlasca. Il cardinale ha raccontato al Tribunale come questa signora dopo una serie di telefonate singolari, quantomeno brusche e perentorie, per perorare la causa di Perlasca, fu da lui ricevuta nel suo appartamento ma ebbe atteggiamenti molto aggressivi: "Riprese la sua filippica contro di me e ogni gesto positivo da me fatto nei confronti di Mons. Perlasca lo travisava fantasiosamente in senso negativo. Così, il sedativo dato a Perlasca la sera dell'agitazione e di minaccia di suicidio? Ero io che avevo chiamato il medico e dato ordine affinché gli desse una dose massiccia di sedativo così da eliminarlo. Il consiglio che gli avevo dato di rientrare a casa sua, a Como, e uscire da Santa Marta, ove rischiava, nella solitudine e col il suo tormento interiore, una terribile depressione, anche in ragione dei propositi suicidari intervenuti? Il mio non era altro che un tentativo per disfarmi di lui".

Secondo Becciu, c'è stata un "singolare" concaternarsi di eventi: a) 29 aprile 2020: primo interrogatorio di Mons. Perlasca al Promotore di Giustizia nel quale egli difende il proprio operato e quello della SdS; b) 30 aprile: Mons. Perlasca riceve lettera di sollevamento dall'incarico a firma del Cardinal Segretario di Stato, con congiunta richiesta di lasciare il proprio alloggio in Casa Santa Marta e restituire il proprio passaporto diplomatico; c) 3 luglio: Mons. Perlasca minaccia il suicidio in ragione delle accuse ricevute; d) 31 agosto 2020: interrogatorio di Mons. Perlasca nel quale, per la prima volta ed in maniera del tutto opposta al precedente interrogatorio del 29 aprile, comincia ad usare toni ostili nei miei confronti, producendo un bizzarro memoriale, addirittura composto da domande e risposte sulla mia persona e anche su fatti completamente estranei alle indagini in corso; d) 5 settembre: cena al ristorante Lo Scarpone; e) 10 settembre: telefonata della signora Ciferri a mio fratello: "perderà il cappello cardinalizio".

( 5 maggio 2022 )

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