Roma, 17 mag. (askanews) - Con oltre un miliardo di fumatori attivi nel mondo, il fumo rappresenta un rischio elevato per patologie respiratorie come asma e BPCO: come riportato dai registri medici internazionali e secondo i dati sui ricoveri nei reparti di emergenza degli Stati Uniti, circa la metà degli adulti con asma presenta una storia pregressa o corrente di tabagismo. L'interazione tra asma e fumo di sigaretta crea un fenomeno negativo che influisce sulla diagnosi della patologia, portando a una conseguente declassificazione dei maccanismi patogeni ed a trattamenti non adeguati.
Purtroppo, i pazienti asmatici che fumano sono spesso esclusi dai maggiori trial clinici e dagli studi di settore, poichè la loro inclusione potrebbe indurre risposte imprevedibili e difformi relativamente ai risultati attesi per i farmaci oggetto di studio. I ricercatori hanno così aggiornato i dati provenienti dal loro studio, "Cigarette smoking and Asthma", circa i meccanismi che potenziano l'interazione tra fumo e asma, la gestione di pazienti con una pregressa storia di fumo e l'approvazione di nuove modalità con cui i medici possano consigliare percorsi di cessazione. Secondo studi precedenti, infatti, accendersi una sigaretta si traduce in un rischio elevato di sviluppare forme più gravi di asma, incorrendo in probabilità più alte di riacutizzazioni respiratorie, un utilizzo maggiore dei servizi di assistenza medica e, in generale, una qualità di vita più bassa. Oltre all'asma, il vizio del fumo potrebbe portare ad altre patologie respiratorie, come la BPCO, la Broncopneumopatia cronico ostruttiva, patologia caratterizzata da un danno progressivo e irreversibile a livello delle vie respiratorie. "Nei casi di fumatori affetti da asma, l'obiettivo primario è l'astinenza completa dal fumo, ma spesso si tratta di un risultato irraggiungibile. Per questi pazienti, la sostituzione delle sigarette convenzionali con quelle senza combustione si rivela spesso un buon compromesso per migliorare le loro condizioni di salute. Il Centro di Ricerca per la riduzione del danno da fumo ha sviluppato un valido algoritmo che fornisce informazioni concrete su come approcciare e trattare il fumo per sopprimere con successo il problema dell'asma bronchiale, riferendosi a linee guida specifiche basate sulle evidenze", ha spiegato il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da fumo dell'Università di Catania.
Un interessante modello predittivo sul rapporto fumo-asma ha stimato che una donna di 43 anni affetta da asma con un passato da tabagista (circa 20 sigarette al giorno per almeno 30 anni) incorre in un rischio del 42% di sviluppare la BPCO nel giro di dieci anni, percentuale che scende al 4.5% se smette di fumare a 43 anni.
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