Domenica 28 maggio 2023, ore 21:14

Lavoro

Cultura: siglato con i sindacati rinnovo del contratto Federculture

Dopo che ieri aveva fatto indignare la notizia del reinserimento voucher per i lavoratori dello spettacolo, (che di fatto precarizza pesantemente il settore), è poi arrivata anche una notizia positiva: il rinnovo del contratto collettivo nazionale Federculture, firmato da Federculture, (Federazione che rappresenta le più importanti aziende culturali del Paese), e dalle organizzazioni sindacali Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Uil Pa e Ugl per il triennio 2019-2021. La sottoscrizione è frutto di un lavoro complesso che chiude un lungo periodo di vacanza contrattuale, prolungatosi anche a causa della pandemia, e pone le basi per una ripresa della trattativa per il successivo triennio 2022-2024. L'accordo raggiunto, grazie alla collaborazione e con la soddisfazione di tutte le parti coinvolte, apre una nuova stagione per il riconoscimento della particolarità del lavoro nella cultura e recepisce le trasformazioni avvenute nel mondo del lavoro negli ultimi anni. Il contratto Federculture così rinnovato si configura come contratto equilibrato che valorizza le professionalità della cultura e tiene conto delle esigenze rese palesi nel periodo dell'emergenza sanitaria. Nel dettaglio per quanto riguarda la parte economica l'accordo ha confermato quanto già previsto nella pre-intesa siglata a novembre ossia un aumento della base tabellare delle retribuzioni di 3,5 punti percentuali, con il conferimento di una "una tantum" a compensazione del periodo di vacanza contrattuale 2019-2021. Si aggiunge a questo l'introduzione di una polizza sanitaria a carico del datore di lavoro fin qui non prevista, che costituirà un importante strumento di welfare per tutti i lavoratori. Il presidente di Federculture, Andrea Cancellato, sottolinea l'importanza del raggiungimento "di questo traguardo, che conferma la centralità di uno strumento quale il contratto". Nel documento - spiega Cancellato - si coniugano le aspettative convergenti delle aziende rappresentate dalla Federazione e dei lavoratori dipendenti, nel riconoscimento del giusto trattamento per una categoria che svolge un lavoro delicato e di primario interesse sociale". Intanto nella legge di Bilancio 2023 - fanno notare i sindacati - la grande assente è proprio la cultura, in particolare lo spettacolo che dal 1985 è soggetto a una decrescita progressiva dei finanziamenti del Fus (fondo unico per lo spettacolo) - a eccezione della lieve ripresa del 2021. I finanziamenti al Fus, negli ultimi 35 anni, hanno subito una riduzione pari al 60%, precipitando dallo 0,08 all’attuale 0,02% del Pil. Per invertire la tendenza - affermano i sindacati - sarebbe necessario un innalzamento della dotazione del Fondo. Inoltre, sarebbe essenziale stanziare un investimento per le proroghe dei contratti a termine nelle Fondazioni Lirico Sinfoniche. Infine, è evidente che la tassa fino ad 85 mila euro per il lavoro autonomo non corrisponda affatto alle esigenze di un mondo del lavoro con una forte presenza di partite Iva, con redditi medi attorno ai 20 mila euro.
Ce.Au.

( 29 dicembre 2022 )

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