Ma le caratteristiche non si fermavano qui. Il quotidiano non usciva tutti i giorni della settimana, ma soltanto da martedì a domenica. Nessuna edizione il lunedì per un certo snobismo nei confronti dello sport, giudicato un argomento poco degno di un quotidiano che trattava solo grandi temi. Una decisione sbagliata che Scalfari, direttore e fondatore del giornale, ebbe il coraggio di rinnegar. Nel 1979 “Repubblica” uscì anche il lunedì, occupandosi di sport. E non solo: per farlo assunse il giornalista sportivo più famoso: Gianni Brera. Incominciò allora il periodo d’oro del giornale che in breve scalò la classifica delle vendite, arrivando a una tiratura giornaliera di 700 mila copie.
Nel corso di 45 anni “Repubblica” ha avuto cinque direttori. Il primo, Eugenio Scalfari, rimase in sella per vent’anni, fino all’aprile del 1996 quando lasciò il posto a Ezio Mauro che lo diresse a sua volta per vent’anni per poi passare il testimone a Mario Calabresi che assunse la carica nel 2016. La sua direzione però durò poco. Nel 2019 venne sostituito da Carlo Verdelli. Breve anche quest’ultima direzione: il 20 aprile del 2020 il suo posto venne preso da Maurizio Molinari, già direttore della “Stampa”, per volere della famiglia Agnelli, da poco diventata proprietaria di “Repubblica”.
È cambiato qualcosa? Cambierà qualcosa nella linea editoriale di questo giornale di area socialista riformista nato 45 anni fa? C’è chi lo teme e chi lo spera. Di certo alcune firme hanno lasciato la testata, approdando in altri lidi, ma sono rimasti tantissimi fuoriclasse del giornalismo e in loro bisogna avere fiducia.
Lello Gurrado