Sabato 22 marzo 2025, ore 23:28

Idee

Attualità del Barocco

di MAURIZIO CAPUANO

Il Barocco abbraccia convenzionalmente il Seicento e la prima metà del Settecento. L’espres sione deriverebbe dallo spagnolo “barrueco”, termine usato per riferirsi alle perle irregolari di poco valore, ed era usata in senso dispregiativo già nel Settecento in riferimento ad architetture considerate ai tempi troppo stravaganti. Giova aggiungere che in italiano il termine “baròco” era stato ancora prima un artificio mnemonico della sillogistica scolastica, usato per ricordare la seconda figura che, tagliando corto, è una struttura che dà conclusioni, appunto, stravaganti e bizzarre.

Il punto della questione è a ogni modo il medesimo: ciò che è barocco pare strano, colmo di orpelli, fine a sé stesso e tortuoso. L’accezione storica del termine in italiano non è andata persa e permane tuttora, ma il movimento storico, culturale ed artistico definito Barocco è stato rivalutato da molto tempo. È tuttavia innegabile che certi tratti stigmatizzati da alcuni dei contemporanei fossero presenti e caratteristici, in aperto contrasto coi valori estetici rinascimentali.

Malgrado sia sorto in Italia e in particolare a Roma, il Barocco attecchì in tutta Europa, coinvolse ogni ambito artistico e dunque non fu solo legato alla Controriforma. Figlia di un’epoca di sconvolgimenti, segnata da gravi epidemie di peste, guerre sanguinose, scompensi climatici e carestie, ma anche da una perdita di punti di riferimento per le traversie spirituali, questa nuova estetica è emersa senz’altro in reazione all’angoscia. Sintomo più evidente della diffusa ansietà seicentesca fu l’horror vacui, una fobia cui il Barocco fornisce un solidissimo rimedio.

Contemplare una delle chiese del periodo è sufficiente per rendersene conto: è arduo trovare un sol punto vuoto, una porzione di cupola che non sia decorata da uno stucco, il segmento di una colonna che non rechi un ghirigoro o altro. Il medesimo discorso si applica pure alla musica: il basso continuo fornisce una solida base a pressoché ogni composizione e riempie a prescindere ogni vuoto, il contrappunto rende matematica la verticalità, così il solista è del tutto libero di abbandonarsi al virtuosismo senza tema di perdersi nell’infinito. La musica barocca addita sì l’abisso, sa che c’è anche troppo bene, ma non si avventura senza rete. Ecco che l’horror vacui lascia traccia di sé anche sul pentagramma. Non stupisce che uomini della generazione precedente trovassero inutilmente prolisso il nuovo stile, financo sovrabbondante e bizzarro. Che dire della pittura, poi? A che pro moltiplicare i punti di fuga? Perché tanti soggetti in pose forzate e poco plastiche? Il primato dell’immaginario anticipa persino aspetti del Romanticismo, ha i caratteri di una fuga dal vero, seppur da un altro lato è proprio il vero ciò che viene ricercato. Caravaggio e i suoi soggetti reali fanno scandalo, ma la letteratura canta lo stesso liberamente il grottesco, il deforme e il male, esorcizzandolo. Solo l’estetica pura è sovrana, tratti di penna sono tracciati su pagine senza rilegatura, feroci pennellate sono inflitte a tele stese su di un nulla che si è reso ormai tragicamente manifesto, pur senza ancora lacerarle.

D’altra parte, quest’epoca è pure quella del progresso: la filosofia muta pelle, la ragione diventa centrale, si appoggia all’esperienza. Il Seicento è il secolo di René Descartes, di John Locke e di Isaac Newton, getta le basi all’Illuminismo. Il grande avversario è però lo scetticismo, la maschera neppure troppo celata dell’angoscia intellettuale, e non si smette di temere la stregoneria. Per questo ci vorrà molto più tempo, quanto ne servirà per decretare la morte di Dio.

Il Barocco verrà tuttavia irrimediabilmente illuminato, le corti saranno decapitate dalla borghesia, la musica non avrà più bisogno del contrappunto o del basso continuo e il flusso della storia proseguirà fino ai giorni nostri, recando con sé le potenzialità di una sua rinascita, come rimedio all’angoscia e all’horror vacui. Ecco che negli ultimi anni ci pare tornato in grande spolvero, seppur in altra forma. Il vuoto spaziale che atterriva i nostri antenati non è punto metafora che si presti agli scopi dell’inconscio collettivo, anzi noi postmoderni tendiamo spesso agli spazi vuoti, al minimalismo, al grigiore di arredamenti omogenei con linee semplici e pulite, prevedibili e razionali. L’horror vacui non coinvolge più il piano spaziale, d’altra parte nulla torna uguale a se stesso, bensì quello temporale. Mal sopportiamo la noia, non la concepiamo, e soffriamo ogni pausa che non possa essere riempita.

Viviamo in un’epoca di cieco laicismo belligerante, cui fanno però il paio un moralismo esasperato e un attivismo perlopiù senza costrutto. La tecnologia progredisce a ritmi forsennati e siamo circondati di ammennicoli, tutti con la medesima funzione: liberare tempo da riempire al più presto. Siamo affetti da una bulimia di contenuti tanto grave da passare inosservata, la si scambia per normalità.

Reagiamo ancora a quella stessa angoscia che forse ci è connaturata, lo facciamo di nuovo lottando contro un horror vacui che ha mutato di campo ma non di struttura.

Forse allora frequentare l’estetica barocca può aiutarci ad alleggerire la pressione e ad evitare che un intellettualismo esasperato ci illuda di poter bordare il reale, mentre ci conduce a una carneficina. È già successo nel 1789: la stravaganza era già un ricordo e il mondo interamente illuminato splendeva di trionfale sventura, pronto alla tragedia.

( 17 febbraio 2025 )

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