Martedì 14 maggio 2024, ore 4:31

Mostre

Capolavori italiani nella Parigi della Belle Époque

di ELIANA SORMANI

Il Castello di Novara dal 4 novembre al 7 aprile 2024 fa rivivere nelle sue sale la Parigi della Belle Époque attraverso le opere di quei pittori italiani che proprio nella capitale francese avevano deciso, per periodi più o meno lunghi di sperimentare la loro attività artistica tra il 1870 e il 1920, adattando la loro pittura ai gusti del mercato francese. Tra di loro vi erano Boldini, De Nittis, Corcos, Mancini, Zandomeneghi e altri ancora, definiti dal giornalista Diego Martelli, in un articolo pubblicato nel 1878 sulla rivista torinese “Il Risorgimento”, “Les Italiens de Paris”.

Parigi dopo le Esposizioni Universali del 1855 e del 1867, era diventata capitale del lusso e delle mode, tanto da attirare mercanti d’arte contemporanea da tutta l’Europa (Olanda, Inghilterra, Germania), che facevano a gara per assicurarsi le opere di giovani artisti convincendoli spesso a legarsi a loro con ricchi contratti “in esclusiva”. Fin dall’inizio del XIX secolo in realtà la vita parigina aveva attirato numerosi pittori, personaggi intrepidi, che desideravano incontrare e confrontarsi con questa realtà artisticamente vivace, come Cannelli, che era arrivato nella capitale francese nel 1823 e che già nel 1827 aveva ottenuto grande successo al Salon con i suoi quadri o Giuseppe Panizzi che nella seconda metà del 1840 aveva trovato la propria strada dipingendo accanto ai pittori della Scuola di Barbison. E’ tuttavia con l’Esposi zione Universale del 1867 che Parigi afferma definitivamente il suo ruolo di capitale del progresso e della civiltà attirando oltre 15 milioni di visitatori tra cui anche numerosi pittori italiani. E’ proprio durante l’estate del 1867 che Giuseppe De Nittis, poco più che ventenne, soggiorna per due mesi in città incontrando il grande mercante d’arte Goupil, a cui venderà alcuni suoi quadretti. L’anno successivo si stabilisce definitivamente nella capitale dopo il matrimonio con la parigina Leontine, che diventa per lui “compagna, modella e moglie”. Nel Giugno del 1867 arriva a Parigi anche Giovanni Boldini per partecipare all’E sposizione Universale. Innamoratosi perdutamente del clima parigino ritorna in città 4 anni dopo, cambiando registro e adeguandosi alle richieste del collezionismo borghese, dal gusto variegato, così come aveva già fatto De Nittis.

La mostra di Novara dal titolo “Boldini, De Nittis et les Italiens de Paris” curata da Elisabetta Chiodini e organizzata da Mets Percorsi d’Arte, presenta ben 87 opere suddivise in otto sezioni, atte a rappresentare la ricchezza tematica e la duttilità stilistica di questo gruppo di artisti italiani. Come introduzione al percorso, la prima sezione “Pittori italiani alla conquista del mercato internazionale” presenta lavori che riflettono la varietà del gusto dei collezionisti internazionali dell’epoca. Sono presenti, distribuite in due sale, ben 16 opere di 11 pittori di provenienza diversa, pittori italiani che tra gli il 1860 e il 1870 lavorano per il mercato internazionale, alcuni vivendo a Parigi, come Pasini o Tofano, altri invece inviando dall’Italia le proprie opere. Amata dal pubblico internazionale era la pittura di costume, sia storico come contemporaneo, alla cui diffusione aveva contributo negli anni Sessanta l’opera del pittore catalano Mariano Fortuny, sull’onda del successo del genere ottenuta negli anni quaranta da Maissonier. Di derivazione fortunyana aprono la mostra “La vigilia della sagra” di Mosè Bianchi e “Vecchia canzone” di Boldini, entrambe opere di genere, in costume settecentesco. Interessante è anche l’o pera “Concertino all’a perto” del fiorentino Sorbi, un pittore che lavora prevalentemente per il mercato straniero con pitture ambientate anche nell’Antica Roma e nel Medioevo e che esporta i suoi quadri negli stessi anni persino in America e in Russia. Di grande successo era anche il genere orientalista di cui la mostra presenta diversi esempi, dalla “Giapponese” di Pagliano alla “Passeggiata sul Bosforo” di Tofano, esposti accanto al mondo del folclore italiano, con le suggestive opere di Micheletti, che rappresentano un mondo amato dal pubblico straniero in quanto “realtà altra” rispetto a quella parigina. La seconda sezione della mostra è dedicata a un serrato confronto tra De Nittis e Boldini, protagonisti significativi di questa stagione, umanamente molto diversi tra di loro, ma accomunati da uno straordinario talento e desiderio di fama. La sala contiene ben 21 opere dipinte tra il 1872, anno della composizione “Discesa dal vesuvio” di De Nittis e il 1885 anno in cui Boldini conclude la “Fanciulla con il gatto nero”.

Opere utili per mostrare l’evolu zione della loro pittura dal momento del loro arrivo a Parigi quando De Nittis era esclusivamente un pittore di paesaggi e Boldini uno stimato ritrattista. La terza sezione è dedicata a Antonio Mancini, pittore romano originario di Narni, formatosi a Napoli a stretto contatto con la pittura dei grandi maestri del seicento napoletano, da cui aveva tratto ispirazione. Autore oggi di fama internazionale, viveva al tempo nell’indi genza tanto da non riuscire neppure a comperarsi il materiale pittorico. Nel 1871 a 19 anni inizia a lavorare per il mercato francese grazie al rapporto con Goupil, che colpito dall’opera “Il grande saltimbanco” (quadro dipinto nel 74 su una tavola di un letto) lo invita a trasferirsi a Parigi. Tra i 9 ritratti raffiguranti saltimbanchi, suonatori di ghitarre e bambini, eseguiti tra il 72 e il 79 presenti in mostra, due (Scugnizzo con chitarra, Un pranzo sulla corda) hanno come protagonista Luiginello, un ragazzino (Luigi Paolo Gianchetti) conosciuto dall’artista nei bassifondi napoletani alla fine degli anni 60 mentre è alla ricerca di modelli realistici da ritrarre, che lo raggiungerà a Parigi tra il 77 e il 78. La città e la frenesia del mondo artistico francese in realtà saranno per l’artista fatali, tanto che una volta tornato in Italia avrà ripetute crisi nervose. La quarta sezione della mostra, anch’essa di carattere monografico, è dedica a Zandomeneghi, un artista molto schivo, ma coerente e determinato. Arrivato nel 1874 a 33 anni a Parigi per “un breve soggiorno di aggiornamento”, dopo essere entrato a contatto con le avanguardie parigine, non lascerà più la città, costretto per potersi mantenere e dedicare liberamente alla ricerca artistica, a svolgere l’attività di figurinista per diversi giornali di moda fino alla fine degli anni 90. La mostra presenta, attraverso 14 opere (13 oli e 1 pastello), la sua parabola artistica parigina, a partire dal 1876 fino al 1903, quando è ormai affermato e conosciuto a livello internazionale grazie al contratto firmato nel 1884 con il mercante Durand-Ruel. La sua piena adesione all’estetica impressionista darà luogo a straordinari lavori negli anni Ottanta con soggetti tratti dalla quotidianità come “Copie al caffè” e con figure femminili colte nei momenti domestici o negli ambienti sociali come emerge dalle sue opere degli anni Novanta: “En promenade”, “Colloqui a tavolino” “Au teathre” “La tasse de the”. La quinta sezione è dedicata alla vita cittadina e raccoglie straordinarie opere dei medesimi artisti composte tra Parigi e Londra, in cui viene restituito il ritmo veloce della vita cittadina, dei giardini e dei boulevard. In questa sezione spicca il capolavoro assoluto di De Nittis “Westminster”, a sottolineare la sopravvivenza dell’anima paesaggistica del pittore, che lo porta a rappresentare la vita dal vero.

Nella cella del castello è ospitata in modo intimo la sezione “Attimi rubati. Universo privato ” con 5 nudi (3 oli e 2 pastelli) che riflettono il carattere diverso dei singoli pittori e il differente approccio di ciascuno al tema. Tra questi spiccano la bionda Berthe, compagna ufficiale di Boldini, raffigurata in deshabillè ne “La Toilette”, accanto alla sua amante, la bruna Gabrielle, avvolta tra le lenzuola in un sensuale pastello eseguito su seta, in dialogo con Leontine grande amore di De Nittis ritratta di schiena e con “Nudo coricato” di Zandomeneghi. Il per- corso prosegue nella settima sezione con un omaggio ad uno dei maggiori ritrattisti di inizio Ottocento: Vittorio Matteo Corcos. Il pittore livornese rimarrà a Parigi solo per pochi anni, tra l’80 e l’86, ma saranno anni fondamentali per la sua adesione all’arte contemporanea. Arrivato a Parigi a 21 anni si presenta senza preavviso a casa di De Nittis e lì rimane ospite partecipando alle serate mondane della famiglia De Nittis, dove ha l’occasione di incontrare Goupil, che lo lega a sè con un contratto della durata di 16 anni. La sezione comprende 5 dipinti eseguiti in Francia a iniziare da “La farfalla” del 1881 fino alla tela le “Istitutrici ai Campi Elisei” del 1892. L’ottava e ultima sezione è dedicata al ritratto mondano rappresentato attraverso 10 straordinarie opere di Boldini e Corcos, in cui emergono le differenze stilistiche tra i due pittori, così come la grande capacità di entrambi di avvicinarsi al mondo interiore dei loro personaggi restituendolo con grande efficacia al pubblico. Tra le opere, due ritratti a pastello delle sorelle Subercaseaux (presentati all’Esposizione Universale dell’89) rappresentano la chiave di svolta nella pittura boldiniana inaugurando la stagione delle sue figure intere rendendolo il ritrattista delle figure in movimento più famoso e ricercato della Parigi degli anni Ottanta. Tra tante figure femminili che sfilano nella grande sale, chiude la mostra, un inedito intenso ritratto di Lia Silvia Goldmann, espressione della versatilità di Corcos, ascrivibile al 1912-13, lasciando lo spettatore meravigliato davanti a tanto maestria e bellezza, espressione proprio della spensieratezza e vivacità della Belle Époque francese.

Boldini, De Nittis, et les Italiens de Paris, Novara-Castello Visconteo Sforzesco, 4/11/23-7/04/24

( 29 novembre 2023 )

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