Martedì 22 ottobre 2024, ore 5:03

Libri

Cercare la vita in maniera vorace

di LUIGINA DINNELLA

"Nell’infelicità c’è la felicità di vivere; chi soffre ha energia vitale. Diffido di chi teme il dolore, di chi lo rimuove, di chi non ne parla. La morte è uno straordinario motore creativo”. Ricapitola così la sua esistenza, Andrea Di Consoli, nell’ultimo libro, “Dimenticami dopodomani”, un titolo teneramente suggestivo, nel quale sembra quasi fare i “conti”, giunto alla mezza età, con l’amore, la famiglia, la vita, e soprattutto con le persone, anche quelle che non ci sono più ma che tornano come immagini, in questo libro di poesia, più simile a un flusso di racconti viscerali, confidenziali, brevi, diretti, commoventi e dolcissimi. Andrea sembra aver colto quanto sia urgente dire ciò che si sente; ha capito che la vita può essere brevissima e non ha davvero senso perdere tempo, perché non ne abbiamo molto per dire le cose. Ed è quello che fa in questo libro, nel quale scorre tutta la sua vita vissuta fino ad ora; i volti, le facce, i fantasmi degli anni passati, gli oggetti, le atmosfere, i ricordi diventano gli strumenti che utilizza per “un corpo a corpo” con il senso della vita. È variegata l’umanità raccontata da Di Consoli, tanti i personaggi che fanno da sfondo a questi suoi racconti poetici, molti incontrati di notte, perché la notte è piena di quella vita che Andrea sente più vicina a lui. C’è la strada, i quartieri romani, l’amata contrada lucana di Fratta e poi c’è lui, Andrea, che per trovare pace, a volte, ha bisogno di raggiungere luoghi anonimi, come un letto di un motel sull’auto strada dove passare la notte, per esempio, da solo. In questo flusso di racconti/ricordi, sembra chiedersi qual sia il senso di tutta questa sua vita, e la sua risposta è: “Il tremore che sento mi dice che tutto è stato ed è disperatamente meraviglioso e fragile”; proprio come lui, che non ha mai smesso di cercare il calore degli altri pur sentendosi spesso, anche in mezzo agli altri, tremendamente solo. In passato, Di Consoli, ho scritto tanti libri venerando il sangue, le origini, le radici, adesso si avverte il bisogno di tagliare, di togliere, di rimuovere anche tutte quelle ossessioni da cui è necessario rifuggire per ricominciare, a cominciare dalle case per esempio, che conservano il passato.

Non nega le radici, l’appar tenenza, alla Lucania per esempio, ai suoi genitori e alla sua storia di origine, ma si avverte che si sta “liberando” , che ha bisogno di smaterializzare, anche se il sud, quale luogo fisico e condizione esistenziale, c’è, rimane, ma in una nuova luce; quel tormentato sud che gli scorre nelle vene continua a esserci ma è meno immobilizzante. È un libro duro, a tratti, ma dolcissimo, poetico e commovente, ed è difficile non riconoscersi, per chi ha una certa sensibilità, in questa disperazione vitalissima, vera definizione, a mio avviso, della natura umana di Andrea Di Consoli. C’è spazio per la nostalgia, e per quella felicità che forse ci è sfuggita di mano, quella che non abbiamo capito di avere sotto gli occhi, individuata in quell’Italia operaia degli anni Sessanta, forse l’ultima occasione in cui c’era la possibilità di sognare. Avevamo molto, ma non lo sapevamo. Ed anche la povertà con la sua retorica, è noiosa, dice Di Consoli, “si possono fare tante cose anche da poveri; la cultura è una straordinaria consolazione e non costa niente”. Anche in questa occasione, in questo ultimo faticoso libro, Di Consoli si rivela un uomo “senza pudore”, che avendone tantissimo, invece, non ha paura di raccontare le proprie fragilità e debolezze. È questa la sua forza, quella di aver compreso che nel dolore ci si rompe, ci si frantuma, se ne può uscire a pezzi, ma nel dolore è anche la molla per ricomporli quei pezzi e rinsaldarli più forti di prima. Lo sconforto, quando unisce, quando diventa fratellanza, consola, conforta, cura. Mettersi a nudo è un atto di amore per se stessi e per gli altri.

Andrea Di Consoli della sua malinconia ne fa una strada da percorrere, e chi è sulla “sua stessa lunghezza d’onda”, si mette volentieri in cammino con lui, apprezzandone la compagnia. L’insieme delle riflessioni fiume di Andrea Di Consoli sono diventate per noi “ultra sensibili” una sorta di bollettino da consultare; il suo libro è uno di quelli da tenere sul comodino, da riprendere quando se ne sente il bisogno, quando siamo spaesati e impauriti; lì, fra quelle intense pagine, di certo, troveremo una frase, un pensiero che ci aiuterà a capirci, a trovare un punto al quale aggrapparci, perché in questa vita, reggersi è fondamentale, e ne vale ancora la pena. È una sorta di diario, molto intimo, molto personale, ma le sue riflessioni diventano universali, proprio perché sono temi che toccano l’anima e riguardano la vita di tutti noi. Gioie e dolori, pensieri semplici e profondi, insomma frammenti di vita vissuta, metabolizzati da una mente e da un cuore ad alta densità emotiva.

Di Consoli è uno dei grandi autori italiani di oggi, per sensibilità e spessore narrativo, e i suoi “peregrinamenti” messi insieme, apparentemente spezzettati, in realtà a leggerli dall’i nizio alla fine ci fanno percorrere una strada che man mano dà risposte, coccola quel bisogno di certezze, rimette ordine nei pensieri e nelle emozioni, facilita una saldatura fra passato e futuro. Sono pagine nelle quali il disordine interiore, in qualche maniera, ritrova un suo ordine, una sua possibile forma, proprio perché quei pensieri condivisi e condivisibili diventano una traiettoria verso la purezza quasi infantile. Questo libro, in qualche modo, crea un ponte tra lui e i suoi lettori. È il suo modo di condividere il suo “essere” trasformandolo in un atto di fraternità, di confronto, di condivisione delle medesime angosce.

Leggerlo ti fa sentire meno solo, anzi questo libro diventa una sorta di riparo, un luogo di ritrovo fra esseri umani veri, dignitosamente fragili ma vitali, come vitali sanno essere tutte le persone dall’epider mide sottile. Questo libro è un’immersione poetica che ti trasporta, con forza, nelle pieghe dell’emotività della vita e ti insegna che c’è vita solo dove c’è calore, che il silenzio è gelo, ed è lì che la vita perde di senso. Che ti insegna che agli altri non bisogna mai rinunciare, perché pur con i loro tradimenti e loro miserie sono capaci di miracoli improvvisi.

Questo libro è un grido e una carezza insieme. Andrea Di Consoli, poi, vale davvero la pena leggerlo per custodirne i pensieri.

( 11 giugno 2024 )

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