Dietro le immagini patinate si annidano abissi di barbarie che si aprono repentini e inghiottono vite innocenti.
Come quella della tredicenne narrata da Elena Salem in Storia segreta di Angelica Li.
Ricoverata con la leucemia nel reparto pediatrico di un rinomato ma non identificabile nosocomio milanese, scompare senza una ragione apparente. Sequestro? Ma il padre, Wen Li, non è così ricco da poter pagare un riscatto.
Sennonché, proprio per lo stesso motivo, non si sarebbe potuto permettere, come ha fatto, di rilevare la libreria Odissea, prestigiosa quanto impegnativa sul piano dei costi. Se lo domandano il commissario De Vicari e l’ispettrice Svevo, incaricati di indagare sulla sparizione di Angelica Li. La quale, peraltro, non possiede gli occhi a mandorla che ci si attenderebbe da una nativa dell’ex Celeste Impero.
Infatti sua madre è Natasha, una russa sfuggita alle grinfie del padre padrone e riparata dapprima a Londra, quindi in Italia. Lungo la strada ha incontrato Wen Li, anche lui transfuga, per motivi ben diversi. Figlio di uno dei coraggiosi che s’immolarono a Piazza Tienanmen, ha alle costole l’apparato totalitario del regime cinese. Di qui la sua esfiltrazione all’estero e il successivo impatto con Natasha, che ha sposato, adottandone la figlia.
Di Angelica s’interessa moltissimo Regina Coen, ricca israelita impegnata nel volontariato al suddetto ospedale, che si caratterizza sempre di più con le parvenze di una “istituzione totale”, secondo la definizione che il sociologo Erving Goffman attribuiva alle strutture coattive e spersonalizzanti della società avanzata.
A lei si aggiungono la figlia Eva e la nipote Micol, assorbite dal dilemma di lasciare o meno che la casa editrice di famiglia, dal fatturato in rosso, venga assorbita da un supergruppo mediatico americano che fa capo ad Alibaba, l’equivalente cinese di Amazon. E rispunta la Pechino connection.
Non tarda a delinearsi uno scenario aberrante che va ben oltre la prima ipotesi investigativa. Questa si orientava verso l’idea che nell’ospedale fossero sperimentati sui giovanissimi pazienti farmaci e terapie illegali. Mentre il destino di Angelica Li potrebbe volgere a qualcosa di ben peggiore.
Il commissario De Vicari e l’ispettrice Svevo martellano di interrogatori tutti i figuranti coinvolti, principali e secondari, accompagnando queste sessioni a verifiche incalzanti sulle verità che vengono taciute o centellinate. Il funzionario, in particolare, dimostra una capacità empatica non dissimile da quella di Maigret nel penetrare i recessi dei sospettati.
In una Milano del tutto scevra da indicazioni topografiche, e proprio per questo location ancora più incisiva, Elena Salem snoda con eleganza e nessuna caduta nell’efferatezza una vicenda il cui lieto fine non sembra affatto consolatorio.