Sabato 22 novembre 2025, ore 18:49

Mostre

I ceramisti di Yaozhou

di ELISA LATELLA

Si intitola “Vivaci trasparenze”. Una sorta di ossimoro è il titolo scelto per la mostra delle ceramiche di Yaozhou dalla Collezione Shang Shan Tang, a cura di Sabrina Rastelli, allestita dal 7 settembre al 23 ottobre al Maov, Museo d’Arte Orientale di Venezia e organizzata dalla Fondazione Università Ca’ Foscari insieme al museo.

Si tratta delle manifatture della fornace di Yaozhou, a circa 100 km a nord di Xi’an, nella Cina settentrionale (dove si trova il notissimo esercito di terracotta del Primo Imperatore).

Le 96 opere in esposizione provengono da una collezione privata straniera, la Shang Shan Tang, letteralmente “Sala del sommo bene”, e vengono esposte nella sala destinata nel 1928 a ospitare le porcellane cinesi della collezione di Enrico di Borbone.

E’ possibile ammirare incisioni di peonie (metafora della sensualità femminile), crisantemi (simbolo dell’autunno e della saggezza), loti (introdotti con il buddhismo), bambini che giocano (augurio di progenie e discendenza), anatre mandarine in uno stagno (emblema di fedeltà coniugale), mini sculture di tartarughe sul fondo di piccole tazze per dare l’impressione che stiano nuotando nel liquore che vi si verserà, animali mitologici.

La mostra è organizzata per temi, a partire da quello tecnologico sugli esperimenti condotti nel tempo dai ceramisti di Yaozhou.

Il Dipartimento di Studi sull’Asia e Africa Mediterranea dell’ateneo ha dedicato particolare attenzione questa antica fornace, attiva tra l’VIII e il XIII secolo, che rivoluzionò la produzione di ceramiche del genere celadon.

D’altronde la Cina è stata il primo paese ad inventare la porcellana tra la fine del VI e l’inizio del VII secolo (mentre in Europa ci sono riusciti mille anni dopo gli alchimisti alla corte di Augusto il Forte (1670-1733) a Meissen), e ancora prima, nel XIII secolo a.C., in Cina erano stati realizzati oggetti rivestiti con uno strato di invetriatura verde sfumato, noti in Occidente con il nome di celadon e in Cina come qingci (gres con invetriatura verde-azzurra). Le tonalità verdi-azzurre evocano la giada, il materiale simbolo della Cina.

La storia della fornace di Yaozhou è suggestiva: un piccolo opificio nel X secolo già specializzato nella produzione di celadon di alta qualità, attraverso innovazioni tecnologiche utili per risolvere difetti e inconvenienti.

Nel XIII secolo le manifatture di Yaozhou andarono in disuso. Grazie a diverse campagne archeologiche soprattutto negli anni ‘90 del secolo scorso, oggi raccontano un passato remoto, nello spazio e nel tempo, affascinante nel significato.

( 7 settembre 2022 )

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