Sabato 22 marzo 2025, ore 23:58

Musica

I Concerti Brandeburghesi di Bach

di MAURIZIO CAPUANO

Quando Johann Sebastian Bach compose i Concerts avec plusieurs instruments era in Sassonia, impegnato come Kapellmeister alla corte calvinista del principe Leopold di Anhalt-Köthen. Appassionato cultore della musica, il sovrano aveva radunato attorno a sé una nutrita schiera di musicisti, creando quell’ambiente stimolante che permise al compositore di approfondire nuovi generi come il concerto solistico italiano. Questi concerti sono oggi conosciuti con un altro nome: siccome sono dedicati al margravio Christian Ludwig di Brandeburgo, infatti, nel 1873 il musicologo Philipp Spitta li battezzò Brandeburghesi . È interessante notare che molto probabilmente non furono eseguiti dall’orche stra del margravio, ma da quella di Köthen, diretta da Bach sin dal 1717.

Malgrado si tratti di una raccolta piuttosto eterogenea che esplora forme e stili anche abbastanza diversi, i sei concerti formano un tutto organico o, per usare l’espressione cara ad Alberto Basso, un catalogo delle possibilità del genere concertistico.

Il Concerto n. 1 in Fa Maggiore (BWV 1046) prevede un ampio organico composto da fagotto, tre oboi, due corni, archi e basso continuo, con anche un violino piccolo. È il solo concerto di quattro movimenti e pare voler coniugare concerto grosso italiano e stile fran-cese, introducendo una musica da danza sul finale. Il primo Allegro esordisce con i corni a sostenere gli archi, gli oboi si impadroniscono poi del tema principale, salvo cedere nuovamente il passo ai corni, tosto affiancati dai violini. Nell’Adagio c’è un rimpallo tra violino, basso e oboe, poi quest’ultimo intona la cadenza che chiude infine il movimento. Il secondo Allegro è all’insegna del violino solista in rapporto all’or chestra, dopodiché il tema passa nel campo di oboi e archi. L’ul tima sezione è in stile francese e propone una serie di danze: a un Minuetto segue un Trio, poi è la volta di una Polonaise, di un Minuetto, di un altro Trio e, infine, di un ultimo Minuetto.

Il Concerto n. 2 in Fa Maggiore (BWV 1047) prevede un organico particolare: al ripieno degli archi si affiancano in concertino una tromba piccola, un flauto dolce, un oboe e un violino. Nel primo movimento, Allegro, assistiamo a una fase di interlocuzione tra questi due elementi, fino a che il ripieno soverchia il concertino che perde il dominio del tema.

Nell’Andante successivo, oboe, flauto e violino rispondono agli ordini del basso, mentre il secondo Allegro esordisce con una fuga, introducendo poi una sezione dialogica tra soli e orchestra che si chiude con la tromba che rivendica l’ultima parola.

Il Concerto n. 3 in Sol Maggiore (BWV 1048) è appannaggio degli archi, accompagnati dal basso continuo: nell’Allegro moderato iniziale il tema principale rimpalla tra le sezioni, talvolta in contrasto e talaltra in forma imitativa, mentre la critica ancora si interroga sulla geniale brevità interlocutoria dell’Adagio centrale. L’Allegro finale, invece, è una travolgente forma danzante in solido contrappunto, col tema dissodato dagli archi ed infine risolto da violoncelli e basso.

Il Concerto n. 4 in Sol Maggiore (BWV 1049) prevede un concertino di violino e flauti, in rapporto al ripieno orchestrale. Nell’Alle gro i solisti propongono il tema e l’orchestra si limita a scandirlo, con il violino che cresce vieppiù d’importanza fino ad abbandonarsi al virtuosismo. Nell’An dante abbiamo una lettura bachiana del concerto grosso in cui orchestra e solisti discutono con pacatezza per poi riappacificarsi, mentre nel Presto il violino si rende spesso protagonista, con l’orchestra a mantener salda una serena compostezza barocca.

Il Concerto n. 5 in Re Maggiore (BWV 1050) ci presenta il clavicembalo come solista, sempre nell’alveo di un concerto italiano. L'esordio del primo movimento, Allegro, è in capo agli archi, presto raggiunti da flauto e violino, dopodiché il clavicembalo chiede la parola dapprima limitandosi ad annotar la partitura, poi sganciando una cadenza che sconfina nel virtuosismo. L’Affettuoso è in capo a violino, flauto e clavicembalo, mentre l’ultimo Allegro è in forma di giga.

Il n. 6 in Si Bemolle Maggiore (BWV 1051) è un concerto per archi senza violini: prevede due viole da braccio, due viole da gamba, violone, violoncello, clavicembalo. Dunque l’atmosfera si fa raccolta, con un piglio che diremmo quasi notturno, meditativo: merito delle viole, per una volta non a ripieno bensì valorizzate nel loro potenziale espressivo e sostenute dal registro grave degli altri archi. Ciononostante, il concerto ha un esito lieto, con luminosi momenti di bravura.

I Concerti Brandeburghesi sono considerati un punto di arrivo del periodo barocco, ma fino a metà Ottocento erano rimasti chiusi in un cassetto: pur essendo stati eseguiti, infatti, solo a un secolo dalla morte del loro autore furono finalmente dati alle stampe. Nel Novecento riscossero infine il meritato successo e oggi sono eseguiti piuttosto di frequente. E ci mancherebbe altro.

( 13 febbraio 2025 )

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