Due figure maschili si affrontano in primo piano. A sinistra un giovane dai capelli biondi, con una ghirlanda di foglie di vite in testa, che guarda il suo assalitore, di cui si vede solo il profilo.
E’ un’opera di un Tiziano giovane, che ancora doveva affermarsi ma che era già un genio: Il Bravo, che dal Kunsthistorisches Museum di Vienna torna a Venezia dopo trent’anni, per essere esposto fino al 20 gennaio alle Gallerie dell’Accademia. E’ stata la novità di fine settembre, dopo l’inaugurazione dei nuovi saloni dedicati alla pittura del Seicento e del Settecento, aperti lo scorso 31 agosto.
Il quadro, entrato nelle collezioni imperiali austriache nel 1649, era tornato a Venezia solo nel 1990, in occasione della mostra dedicata a Tiziano a Palazzo Ducale: adesso sarà esposto nel luogo in cui è nata e si è sviluppata la scuola pittorica veneta. Uno scambio temporaneo con “La Vecchia” di Giorgione, che sarà esposta all’interno della rassegna che il museo viennese dedica, dal 5 ottobre prossimo, a Tiziano (Titian’s Image of Women.
Beauty - Love – Poetry).
Il Bravo, databile intorno al 1515-1520, era stato attribuito a lungo a Giorgione, proprio per l’intreccio tra due figure, ritagliate a mezzo busto contro un fondo buio, inquadrate a distanza ravvicinata per far partecipare direttamente l’osservatore. Tiziano sviluppa in modo originale le potenzialità dinamiche e drammatiche della scena.
Il quadro è stato oggetto di varie interpretazioni: secondo molti raffigurerebbe un episodio di storia antica tratto dal Factorum et dictorum memorabilium di Valerio Massimo, basato sulla Vita di Mario di Plutarco, oppure l’aggressione e uccisione del giovane soldato Trebonio da parte del tribuno Caio Lusio. Tuttavia la scena potrebbe alludere anche alla cattura di Bacco da parte di Penteo, re di Tebe, per impedire la diffusione del culto bacchico, come raccontato nelle Baccanti di Euripide e nelle Metamorfosi di
Ovidio. «Il Bravo – osserva il direttore delle Gallerie dell’Accademia, Giulio Manieri Elia – è stato scelto poiché intesse una ricca trama di dialoghi, rimandi e confronti con le opere della collezione permanente e con il contesto artistico della città lagunare che l’ha generato.».
Come afferma Francesca Del Torre Scheuch, curatrice della pittura italiana del Rinascimento al Kunsthistorisches Museum di Vienna «La tensione è forte e percepibile nel vivace contrapposto, anche cromatico, delle due figure.
L’osservatore è coinvolto direttamente come testimone di un attacco imminente. La violenza è annunciata dal pugnale nella mano dell’aggressore».